Cresciuto tra giornali e politica si afferma ora come nuovo presidente di Confindustria: Vincenzo Boccia sconfigge Vacchi per nove voti. Il 25 maggio l’elezione ufficiale dell’imprenditore salernitano
Un variegato mondo di giornalisti, politici, intellettuali, commercianti, funzionari pubblici e piccoli imprenditori, dalle idee spesso contraddittorie, hanno di certo rappresentato “il più efficace dei master” per Vincenzo Boccia, il nuovo presidente di Confindustria (figlio 52enne di Orazio Boccia), che si insedierà ufficialmente il 25 maggio.
Ex presidente di Piccola Industria, rappresenta l’esempio perfetto di una tipica azienda familiare, evolutasi all’insegna della tecnologia e di un’apertura manageriale al mondo. Laureato in Economia e Commercio all’Università di Salerno, è amministratore delegato di Arti Grafiche Boccia, l’azienda specializzata nella stampa di periodici, quotidiani, cataloghi e cartotecnica per il settore agroalimentare, fondata dal padre Orazio, l’imprenditore “visionario” che a metà degli anni ’70 coltivava con determinazione la sua ambizione di diventare lo stampatore, lì nel profondo Sud, di un giornale importante.
Con 100 voti su 192 votanti e 9 voti di scarto sul rivale bolognese Alberto Vacchi (nella foto accanto), Presidente di Unindustria Bologna, il Consiglio Generale della Confederazione degli Imprenditori Italiani ha preferito l’imprenditore salernitano alla successione di Giorgio Squinzi per i prossimi quattro anni. La scelta è già un segnale chiaro di un metodo con il quale Confindustria vuole affrontare le prossime sfide, dalla riconquista di un ruolo forte, alla definizione di nuove relazioni industriali più adatte a un mercato estremamente competitivo, fino al rinnovamento integrale dell’associazione, che Boccia non ha mai nascosto di voler affrontare con spirito di continuità da “uomo di sistema”. Se Vacchi ha sempre parlato della necessità di introdurre discontinuità nell’azione di Confindustria, Boccia si muove, per l’appunto, nella direzione opposta: “Non userò mai il termine discontinuità, lo ritengo irrispettoso per chi ci ha preceduto. La mia sarà continuità nei valori, nell’identità e cambiamento che ci è imposto dai nuovi contesti, nello stile, nel merito e nella struttura”.
Tra i sostenitori di Boccia c’è Mario Moretti Polegato, a capo della Geox, anche lui membro del Consiglio Generale di Confindustria: “Ci siamo incontrati pochi giorni fa, qui in azienda, e mi sono convinto che in questa fase storica Confindustria abbia bisogno di un profilo come quello di Vincenzo Boccia. In particolare di qualcuno che conosce bene le istanze delle piccole imprese italiane. È dalla crescita dei piccoli che il Paese può ripartire”.
Uno dei grandi traguardi sarà quello di riunire l’associazione dopo una campagna elettorale all’ultimo voto, dal momento che territori chiave come Emilia Romagna e Lombardia hanno espresso la propria predisposizione all’approccio di Vacchi. Inoltre la prima strettoia sul percorso di Boccia sarà la formazione della squadra: il comitato di presidenza conterà, infatti, solo 10 membri contro i 18 attuali.
In questi mesi Boccia ha ripetuto: “Dobbiamo fare del livello aziendale di contrattazione la sede dove realizzare lo scambio cruciale tra miglioramenti organizzativi e di produttività e incrementi salariali, con facoltà di derogare al contratto nazionale”. Secondo quanto ha dichiarato lui stesso, “Dobbiamo investire in una Confindustria che sappia evolversi rapidamente nei servizi, in particolare per le piccole e medie imprese, al fine di dotarle della cassetta degli attrezzi con cui affrontare le sfide della crescita, dall’internazionalizzazion e all’innovazione, dall’accesso al credito alla nuova finanza”.
Con una Confindustria in crisi di autorevolezza, idee e rappresentanza, con un bilancio di 500 milioni di costi sulle spalle solo per l’apparato centrale e un’influenza che è andata calando di pari passo con la capacità di offrire prospettive di crescita e di sviluppo del paese, la sfida da affrontare è senz’altro un’impresa impegnativa, anche per chi è cresciuto tra politica e giornali.
E, visioni differenti a parte, Vacchi fa i suoi auguri al vincitore e spiega: “La priorità è identificare una squadra molto forte, perché le sfide del prossimo futuro non saranno banali. Non deve esistere alcuna spaccatura”.
Silvia Giardinelli