Si intitola “I misteri di una mente” la mostra su Antonio Ligabue che il Museo storico della Fanteria di Roma ospiterà fino al 12 gennaio 2025 (Produzione Navigare Srl - Iniziativa culturale di Difesa Servizi S.p.A.). Una visione inedita dell’eclettico e discusso artista del 900 italiano con oltre 70 opere del pittore e scultore italo-svizzero scomparso nel 1965. I curatori della mostra Micol Di Veroli, Dominique Lora e Vittoria Mainoldi, hanno suddiviso le aree di interesse in 5 grandi temi: gli animali da cortile, gli animali selvaggi, i cani, gli animali da bosco e infine gli autoritratti, i fiori e le campagne. Che il rapporto di Antonio Ligabue con gli animali fosse così stretto, lo sappiamo dal suo grande amore per la Natura. Un legame immediato, costante e di prossimità verso ciò che lo circondava. Dapprima in Svizzera, a Zurigo, dove nacque nel 1899, poi a Gualtieri (nella bassa reggiana) dove fu inviato dopo l’espulsione dalla Confederazione per aver aggredito la madre adottiva. Qui vive da nomade, lavorando saltuariamente come manovale o bracciante presso le rive del Po. Ed è proprio in questo periodo nei primi anni 20 del 900 che Ligabue (nel frattempo ha cambiato cognome rispetto a quello di Laccabue del patrigno Buonfiglio) inizia a dipingere. E sceglie proprio quei soggetti a lui più vicini e familiari per capire ed interagire con gli uomini ed il mondo, che nel frattempo, lo hanno escluso ed emarginato dalla loro normalità: gli animali. Domestici, esotici, in situazioni di quiete o di tensione (agguati, aggressioni, lotte), tutti gli animali che ritrae Ligabue sono frutto della sua immaginazione e memoria visiva. I ricordi dell’infanzia, i paesaggi, gli episodi quotidiani, i film, le cartoline, i libri diventano parte del suo patrimonio iconografico. Ligabue non li ha mai visti e così come Verne e Salgari li descrivono con la sola forza della fantasia, anche il nostro Antonio li immagina, ma con una precisione anatomica impressionante. Sia dipingendoli che plasmandoli con quella terra del Po che mastica per rendere più duttile la creta.
“Questa su Antonio Ligabue è una mostra particolare” spiega una delle curatrici Dominique Lora “presenta una serie di lavori che includono grafiche, dipinti o sculture bronzee che forniscono una lettura diversa dell’artista rispetto alle rassegne viste sino ad oggi. Una spontaneità, un’idea di viaggio, un diario straordinario della vita di questo artista che si confronta continuamente con la natura per leggere sé stesso. Un ego-sistema che si legge attraverso un’eco sistema. Un viaggio all’interno dell’uomo e della natura attraverso tematiche come la vita e la morte, come la comparazione tra il mondo animale e il mondo degli esseri umani per una lettura più organica della vita e dell’esistenza umana”.
Tutte le 73 opere datate tra la fine degli anni Venti ed i primi anni Sessanta del Novecento provengono da collezioni private italiane. A 31 sculture bronzee raffiguranti una eterogenea rappresentanza di animali, tra i quali cani, caprioli, capre, cerbiatti babbuini, leoni e pantere, si affiancano 18 dipinti a olio dai colori pieni, vivaci, e dallo stile inconfondibile, tra i quali anche un celebre autoritratto del 1957, insieme a 3 disegni e 21 puntesecche.
Donal Cantonetti