Livia Marcelli, laureata in Filosofia, ha iniziato la sua carriera come collaboratrice studentesca nelle biblioteche universitarie, un’esperienza che ha consolidato la sua passione per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale. Attraverso tirocini internazionali a Parigi e Roma, e il conseguimento di tre titoli post-laurea, ha affinato le sue competenze nel campo della biblioteconomia e della gestione del patrimonio bibliografico.
Il suo percorso professionale è stato segnato da una costante ricerca di eccellenza, culminando con la vittoria di un concorso pubblico nel 2017 per il ruolo di funzionario bibliotecario presso il Ministero dei beni culturali, e successivamente con la nomina a direttrice della Biblioteca Vallicelliana. Qui, Marcelli si impegna non solo nella conservazione e catalogazione di preziosi manoscritti, libri antichi e oggetti d’arte, ma anche nella promozione di iniziative innovative come la digitalizzazione delle collezioni storiche, rendendo accessibile il patrimonio culturale della biblioteca a una platea globale di studiosi e appassionati.
Con il suo approccio dinamico e la sua visione lungimirante, Livia Marcelli rappresenta un esempio eloquente del ruolo cruciale delle biblioteche storiche nel panorama culturale contemporaneo. Abbiamo parlato con lei della figura del direttore di biblioteca e della sua formazione professionale.
Livia, quali sono le sfide e gli obiettivi da perseguire nel ruolo di direttrice di una Biblioteca storica?
Le biblioteche storiche sono disciplinate da una legge, il D.P.R. 5 luglio 1995, n. 417, che indica nel dettaglio le nostre attività. Tra queste: conservare, accrescere e valorizzare le proprie raccolte storiche e documentare il posseduto. Oltre al patrimonio bibliografico, come direttrice ho il compito di custodire oggetti di interesse artistico, storico, scientifico. La nostra sfida e al contempo obiettivo principale è garantire la tutela del patrimonio che conserviamo, ma allo stesso tempo la sua fruizione e valorizzazione. Per garantire la fruizione risulta fondamentale fornire una descrizione del patrimonio, attraverso lo strumento della catalogazione. Il patrimonio delle biblioteche storiche è quantificabile nell’ordine di centinaia di migliaia di volumi, e da simili cifre si evince il fondamentale ruolo di mediazione dei bibliotecari e dell’attività di catalogazione.
Qual è stato il suo percorso per arrivare a ricoprire oggi questo ruolo?
Sono laureata in Filosofia, e al termine del mio percorso di studi ho collaborato come studentessa nella biblioteca di Facoltà. Ero sempre stata attratta dalle biblioteche, ma questa esperienza mi ha dato conferma definitiva. Subito dopo la laurea ho vinto due bandi per tirocini in biblioteca, muovendomi tra Parigi e Roma. Parallelamente, ho conseguito tre titoli post lauream, tra cui il diploma di specializzazione della Scuola Vaticana di Biblioteconomia. Nel 2017, dopo sette anni di lavoro in biblioteche di varia tipologia, anche di istituzioni straniere, ho vinto un concorso pubblico come funzionario bibliotecario bandito dall’allora Ministero dei beni culturali e sono stata assegnata alla Biblioteca Vallicelliana. Ho infine partecipato a una selezione, dedicata ai funzionari bibliotecari nei ruoli del Ministero della Cultura, per incarico triennale di direzione della Biblioteca.
Quali sono le caratteristiche uniche della Biblioteca Vallicelliana che la distinguono dalle altrebiblioteche storiche di Roma?
Difficile elencarle, poiché sono numerose. Direi, in primis, la sua collezione di manoscritti che si distingue per antichità, rarità e pregio. Ma anche il fatto di avere sede in un complesso architettonico molto particolare, un gioiello barocco progettato da Francesco Borromini che ospita vari istituti estremamente rilevanti nel panorama culturale della città di Roma.
Quali sono le sfide principali nella gestione di una biblioteca con un patrimonio così vasto e variegato?
Occorre muoversi su più fronti e valutare le scelte ottimali per la conservazione dei diversi materiali. Conserviamo infatti manoscritti, libri antichi a stampa ma anche carte nautiche, globi e fotografie. Nel caso della Biblioteca Vallicelliana, si tratta di manufatti che si collocano in un arco temporale che va dall’ottavo al ventesimo secolo e per ogni tipologia occorrono valutazioni tecniche e specifici parametri conservativi. Dobbiamo necessariamente formarci, aggiornarci e affidarci quando necessario alla consulenza di esperti. Inoltre, anche l’edificio storico che ci ospita necessità di monitoraggio e manutenzione continua.
Come vede il ruolo delle biblioteche storiche nell’era digitale?
La Biblioteca Vallicelliana conserva materiali che sono fonti imprescindibili per diverse discipline e studi. La digitalizzazione dei fondi antichi è fondamentale sia per l’aspetto conservativo, poiché il materiale viene consultato meno o per nulla, sia per l’aspetto logistico, poiché abbiamo una rilevante percentuale di utenti remoti internazionali.
Sono in corso o in programma iniziative per digitalizzare i manoscritti e i libri antichi della Biblioteca Vallicelliana?
Sì, al momento è in corso un progetto di digitalizzazione di manoscritti e i testi a stampa antichi legati all’umanista portoghese Aquiles Estaço (1524-1581). Il suo lascito testamentario è considerato di fondamentale importanza per la nascita delle collezioni della Biblioteca Vallicelliana, e i testi più significativi legati a questo poliedrico personaggio sono stati selezionati da un Comitato scientifico in occasione del cinquecentenario della sua nascita che si celebrerà proprio quest’anno. Saranno presto rese fruibili, inoltre, digitalizzazioni legate a un progetto avviato dalla precedente Direzione, finanziato da Lazio Innova e denominato “La fabbrica della cultura”, di cui la Biblioteca Vallicelliana è capofila. Dopo aver concluso questi progetti certamente proseguiremo selezionando altri materiali.
Quali sono le sue priorità e gli obiettivi a lungo termine per la Biblioteca Vallicelliana?
Una delle priorità è certamente completare la catalogazione informatizzata dei fondi antichi, che risulta ancora lacunosa, con l’obiettivo di facilitarne la fruizione. È importante che l’attività di digitalizzazione si muova parallelamente a quella di catalogazione, che ci consente di ottenere una descrizione analitica del materiale, rendendolo più agevolmente reperibile da parte degli studiosi.
Qual è il consiglio più importante che darebbe a chi desidera intraprendere una carriera nel mondo delle biblioteche?
Come mi è stato detto quando ero una giovanissima aspirante bibliotecaria, questa è una professione per la quale bisogna “combattere”. Quindi consiglierei di non perdersi mai d’animo, anche quando sembra che il nostro ruolo e il suo impatto sociale sia trascurato, se non addirittura dimenticato. Inoltre, di affiancare sempre la teoria alla pratica e aggiornarsi costantemente. La nostra professione richiede di stare al passo con i tempi, e ogni biblioteca costituisce un mondo a sé.