Fase 2 della pandemia. Lenta, graduale, prudente, secondo le indicazioni del Governo, nel rischio di una contagiosità ridotta ma ancora temibile.
Dal 18 maggio riprendono molte attività economiche, non senza difficoltà e incertezze per un rientro alla ‘normalità’.
Nei giorni più difficili, nell’isolamento domestico, abbiamo vissuto le nostre città insieme ai protagonisti del grande schermo che le hanno rese famose.
Ora, nell’attesa della riapertura delle sale dopo l’emergenza, il settore punta su spazi all’aperto, con le misure di sicurezza sanitaria previste.
In un’insolita cornice priva di pubblico e di star, sono stati assegnati i David di Donatello 2020. I protagonisti collegati da remoto. Nello studio Rai, il maxischermo illuminato, mentre decine di sale cinematografiche accendevano le luci delle proprie insegne per una simbolica e fiduciosa speranza di riapertura.
‘Dopo la drammatica epidemia sarà necessario recuperare ispirazioni e, quindi, tornare a sognare e a far sognare. Auguro che la imminente e complessa fase di rinascita economica sia accompagnata da una nuova esplosione di creatività, di cultura, di arte e di bellezza’. ‘Il cinema – come tanti grandi maestri italiani ci hanno insegnato – è l’arte del sogno. Un sogno che si realizza ogni volta, concretamente’, ha scritto, nell’occasione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Napoli e la Campania star della serata. Ben cinque i David conferiti ad artisti campani. Alla napoletana Valeria Santella e al casertano Francesco Piccolo il premio di Miglior sceneggiatura originale, insieme a Marco Bellocchio e Ludovica Rampoldi.
Per la Migliore sceneggiatura non originale, vincitore il film ‘Martin Eden’, ambientato a Napoli, ispirato all’omonimo romanzo di Jack London. Premio ai partenopei Pietro Marcello (anche regista del film) e Maurizio Braucci.
Premio di Migliore attrice non protagonista all’attrice partenopea Valeria Golino con il film ‘5 è il numero perfetto’.
Sempre tra le nomination campane, candidati a Migliore attore protagonista (rispettivamente per ‘5 il numero perfetto’ e ‘Il sindaco del Rione Sanità’) Toni Servillo e Francesco Di Leva.
Napoli, patrimonio di bellezze naturali, artistiche e umane, fatto di creatività e di cuore.
Napoli allegria, malinconia e contraddizioni, ospitalità e accoglienza. Icona dell’amore. La cadenzata melodia delle parole, a volte raddoppiate, asseconda le emozioni, nel linguaggio universale degli affetti.
Nel 2019, primo comune del Sud Italia per presenza di turisti, all’undicesimo posto, secondo i dati Istat, con circa 3,7 milioni di visitatori pari allo 0,9% sul totale nazionale, in crescita del 13,6% rispetto al precedente anno.
‘Napul’è na carta sporca e nisciuno se ne importa. Napule è tutto nu suonno. E a’ sape tutto o’ munno. Ma nun sanno a’ verità’. La descrive così Pino Daniele. Solo chi la ama ne può capire il valore più profondo.
Napoli musa di artisti, registi, letterati, poeti, musicisti.
Leggendario il rapporto del capoluogo campano con la musica. La sirena Parthenope, creatura mitologica dell’Odissea di straordinaria bellezza e doti canore, dopo che Ulisse si era sottratto al ‘canto delle sirene’, si lasciò morire sugli scogli insieme alle sue compagne. Le correnti marine condussero il suo corpo a Megaride, attuale sede di Castel dell’Ovo, dove i pescatori le diedero sepoltura e cominciarono a venerarla come dea. La bella sirena è, ancor oggi, simbolo della ‘città partenopea’.
Napoli da sempre set a cielo aperto. Pellicole cinematografiche la rappresentano nel suo splendore e descrivono la ’napoletanità’ del popolo. Solidarietà, speranza, intuizione e capacità di adattamento.
‘La napoletanità è uno stato dell’anima, un modo di intendere la vita, di ricordare, di amare, un’attitudine allo stare al mondo in modo diverso dagli altri’. ‘La napoletanità non è un pregio e non è un difetto: è essere diversi dagli altri in tutto’, ha scritto il giornalista Valentino Di Giacomo*.*
Napoli dai ‘mille culure’, nel testo di ‘Napul’è’. Naturale scenografia l’incantevole golfo, il Vesuvio, i vicoli, i personaggi della quotidianità e gli ‘scugnizzi’. Tutto il contesto anima di per sé le pellicole con la storia, le atmosfere di costume, cultura, sogno di una città viva.
I fratelli Lumière girarono a Napoli alcune riprese, nel 1898. E la città campana è sede storica di importanti case cinematografiche italiane sin dai primi del 1900, come la Partenope Film e la Titanus.
Tantissimi i film ambientati a Napoli. Per ricordarne qualcuno:
‘Paisà’ (1943) del regista Roberto Rossellini, capolavoro del neorealismo. Candidato ai Premi Oscar 1950 per la migliore sceneggiatura originale, è tra i ‘100 film italiani da salvare’, una lista che comprende le ‘100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978’. Nell’episodio dedicato alla Napoli liberata dal nazifascismo, si riconoscono piazza del Carmine, Porta Capuana, il teatro San Carlino e le grotte di Mergellina. È la storia di un soldato americano in stato di ubriachezza derubato delle scarpe dallo scugnizzo Pasqualino. Riconosciutolo per caso per le strade distrutte dai bombardamenti, il soldato desiste dalla richiesta di restituzione dopo aver visto la miseria in cui vive l’orfanello di guerra.
Miseria e Nobiltà
‘Miseria e nobiltà’ (1954) diretto da Mario Mattoli e tratto dall’omonima opera teatrale del 1888 di Eduardo Scarpetta, il film vede protagonista Totò e altri noti attori, tra i quali Sophia Loren. ‘La vera miseria è la falsa nobiltà’ – frase pronunciata da Felice Sciosciammocca – sintetizza due mondi che si scontrano ma in fondo si mescolano e il primo riesce a capovolgere l’altro, in una società che ostenta atteggiamenti di sola facciata. In un crescendo esilarante di scene comiche e grottesche è rappresentata l’eterna metafora della condizione umana, tra l’arte dell’arrangiarsi e quella di ostentare. ‘Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento’, dice alla fine Totò.
‘L’oro di Napoli’ (1954), diretto da Vittorio De Sica, raffigura la città partenopea durante il secondo dopoguerra.
Il film è tratto dalla raccolta omonima di racconti di Giuseppe Marotta, adattati per il cinema da Cesare Zavattini. Cast di eccellenza con Totò, Eduardo De Filippo, Sophia Loren, Vittorio De Sica e Silvana Mangano.
Toccante nella sua semplicità, nell’alternanza di comicità e drammaticità, rappresenta il vissuto del mondo dei ‘bassi napoletani’, uno spaccato di vita del popolo partenopeo nella sua voglia di libertà e di riscatto.
‘Voi vedrete in questo film luoghi e gente di Napoli. Infiniti sono gli aspetti splendidi e umili, tristi e gioiosi dei vicoli partenopei. Noi ne mostriamo soltanto una piccola parte, ma troverete ugualmente tracce di quell’amore di vita, di quella pazienza e di quella continua speranza che sono l’oro di Napoli’. Così la didascalia iniziale preannunciava il senso del film.
‘Ieri, oggi, domani’ (1963), diretto da Vittorio De Sica, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero nel 1965, nell’episodio dedicato a Napoli, vede protagonisti Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Si svolge nel quartiere Forcella dove Adelina Sbaratti (Loren), venditrice abusiva di sigarette, per non essere arrestata, ricorre ad una lunga serie di maternità. Tratto dalla storia vera di Concetta Muccardi che ebbe ben diciannove gravidanze.
Ieri, oggi e domani
‘Le mani sulla città’ (1963), Leone d’oro al regista Francesco Rosi, inserito nella lista dei ‘100 film italiani da salvare’ porta in scena la corruzione e la speculazione edilizia dell’Italia degli anni sessanta. ‘I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce’, è scritto nella didascalia che accompagna la pellicola.
In ‘Operazione San Gennaro’ (1966), commedia all’italiana di Dino Risi, due gangster americani e una donna decidono di rubare il tesoro di San Gennaro e si rivolgono a Don Vincenzo o’fenomeno (Totò) detenuto a Poggioreale, che li indirizza da Dudù (Nino Manfredi). Tra scaramanzia, musica e fatalismo, c’è tutto lo spirito della napoletanità. Tra i luoghi delle riprese via Toledo, con panoramica sulla cupola della Basilica dello Spirito Santo e la Certosa di San Martino, e la Chiesa dei Girolamini.
*‘*Passione’ (2010), diretto da John Turturro, è un film documentario che racconta la Napoli dei vicoli, popolare, folcloristica e la sua storia attraverso aneddoti, interviste, frammenti d’epoca.
‘Questa città è dipinta di suoni, e la musica ne è un elemento essenziale’, ha detto il regista. E, così, accompagnano il film le intramontabili canzoni napoletane, reinterpretate da artisti contemporanei, e immagini storiche di artisti come Sergio Bruni, Fernando De Lucia e Enrico Caruso. Per citarne qualcuna, ‘Era de maggio’, ‘Malafemmena’, ‘Maruzzella’, ‘Comme facette mammeta’, ‘Passione’, ‘Tamburriata nera’, ‘Catarì’.
Le riprese cinematografiche di ‘Passione’, tra Castel Sant’Elmo, Coroglio, il piazzale dinanzi alla cappella Pappacoda, palazzo dello Spagnolo e i vicoli cittadini.
‘Song’ è Napule’ (2012), commedia poliziesca dei Manetti Bros, è la storia di Paco Stilla, diplomato in pianoforte, in Polizia grazie a una ‘raccomandazione’. Infiltrato nel gruppo di musicisti di Lollo Love che suonerà al matrimonio della figlia del noto boss Scornaienco, Paco (Pino Dinamite), dopo la riluttanza iniziale, è conquistato dalla ‘napoletanità’ di Lollo.
‘Ammore e Malavita’ (2017), commedia musical anch’essa diretta dai Manetti Bros, porta in scena, tra musica e azione, amore e pallottole, una lotta senza quartiere tra i vicoli e il golfo di Napoli. Fatima (Serena Rossi), onesta e sognatrice, finita in una pericolosa situazione, sfugge all’uccisione grazie all’amore dell’adolescenza, mai dimenticato, da parte del killer Ciro (Giampaolo Morelli).
‘Napoli velata’ (2017) di Ferzan Ozpetek, thriller psicologico tra magia e sensualità. E’ la Napoli degli eccessi e delle contraddizioni. Tra magia e superstizione, tra follia, razionalità e passione, di una vita che si svolge nei sotterranei (laboratori, gallerie) e negli splendidi palazzi.
‘La verità non va guardata in faccia nuda e cruda ma la devi sentire, intuire. Il velo non occulta, ma svela’, ha spiegato il regista sul senso del tema del velo che ricorre nel film.
Nel cast, tra gli altri, Alessandro Borghi, Giovanna Mezzogiorno, Isabella Ferrari, Anna Bonaiuto, Peppe Barra, Lina Sastri.
Nelle riprese del set, il museo archeologico nazionale di Napoli, Castel sant’Elmo, Galleria Principe, cappella Sansevero, alcune stazioni della metro di Napoli, l’ex convento vicino a via San Nicola al Nilo (oggi Santa Fede Liberata), quartiere Chiaia e Piazza del Gesù nuovo.
Tanti i riconoscimenti assegnati al film, per interpretazione, regia, scenografia, fotografia, costumi e musica.
‘Martin Eden’ (2019), diretto dal regista campano Pietro Marcello, è liberamente tratto dall’omonimo romanzo del 1909 di Jack London. Premio Volpi alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per la migliore interpretazione al protagonista Luca Marinelli, Napoli (nel racconto del libro la storia si svolge a San Francisco) accoglie il sogno di un giovane autodidatta di essere scrittore. Napoli, città dove i sogni possono diventare realtà.
A Napoli, infine, anche le suggestive riprese della fiction televisiva ‘L’amica geniale’, tratto dal romanzo scritto da Elena Ferrante, prodotta dalla Rai con Hbo, emittente televisiva statunitense. Ambientato nella Napoli degli Anni ’50 e ’60, tra i luoghi delle riprese Rione Luzzatti e la parrocchia della Sacra Famiglia, quartiere popolare alla periferia est di Napoli, Corso Umberto I e Port’Alba, Caffè Gambrinus e Via Chiaia, Piazza Municipio, Piazza Trieste e Trento, Piazza dei Martiri, Lungomare Caracciolo, Posillipo.
‘Un paradiso abitato da diavoli’, il titolo del saggio di Benedetto Croce, appassionato di Napoli. Per Stendhal ‘senza nessun paragone, la città più bella dell’universo’.
La vita ricomincia a Napoli, dopo la pandemia. Con il suo mare, il sole e il modo di vivere e di sentire dei napoletani che, in tutto il mondo, significano Italia.
Vittorio De Sica ha detto: ‘Tutta la mia attività registica la svolgerei sempre a Napoli, perché è una città che veramente mi dà impulsi umani, poetici, artistici. Napoli è la città più fotogenica, più umana, di tutte le città d’Italia e del mondo’.
Elvira Frojo