La quarta stagione della fortunata serie spagnola “La Casa di Carta” targata Netflix promette faville e colpi di scena, per una pirotecnica conclusione del colpaccio al Banco de España
Sul calendario i series addicted hanno cerchiato in rosso con particolare enfasi una data ben precisa: il 3 aprile, ovvero il “Casa de Papel Day”, il famigerato giorno in cui finalmente si scioglierà il nodo sul gigantesco cliffhanger che ha avviluppato le viscere di tutti gli spettatori, alla fine della terza stagione di questo show cult. Per chi negli ultimi anni fosse rimasto in vacanza in una giungla sperduta, non servita da nessun tipo di connessione, stiamo parlando della serie spagnola diventata fenomeno planetario e oggetto di culto, tra le più viste in lingua non inglese al mondo della piattaforma streaming Netflix, che racconta le vicende di una banda di criminali rivoluzionari e un po’ romantici, nome “geografico”, tuta rossa e maschera di Salvador Dalì d’ordinanza, guidati dall’eminenza grigia di un geniale Professore, all’assalto prima, con successo, della Fábrica Nacional de Moneda y Timbre, la zecca spagnola, e, poi, successivamente, impelagati nell’ancor più impossibile colpo al Banco de España.
Molto più di una semplice rapina la loro, una vera e propria lotta senza quartiere contro il “sistema” e l’ordine costituito, divenuta uno scontro fatale per restare in vita.
Dunque, dove eravamo rimasti?
La banda del Professore asserragliata con gli ostaggi nel Banco, la polizia in assetto da guerra intorno al palazzo, il Professore in fuga e sconvolto, convinto che la sua amata Lisbona, la commissaria divenuta sua amante e fiancheggiatrice della banda, sia stata giustiziata su indicazione della sadica ispettrice Alicia Sierra, la stessa mente perversa dietro la trappola psicologica che, attraverso il ricatto emotivo del figlio, ha esposto la battagliera Nairobi a una ferita mortale. “Che il caos abbia inizio” tuona il payoff del trailer, molto giocato su pirotecniche scene d’azione e toni quasi pulp, in linea con lo stile tarantiniano della serie, ispirata, come dichiarato dallo stesso showrunner Alex Pina, al film “Le Iene”. Sangue, armi e tradimenti: l’ex ispettrice Raquel Murillo è in realtà viva e vegeta e si trova di fronte a un bivio cruciale, con la Sierra che la ricatta, presentandole sotto il naso le foto della figlia e prospettandole una reclusione di 30 anni in caso di mancata collaborazione con gli sbirri. In più, un nemico minaccia la banda all’interno del Banco, il Professore sembra a corto di idee per risolvere la situazione e gli stessi componenti del gruppo criminale, da Tokyo a Palermo, fino alla coppia Denver e Stoccolma, sono ai ferri corti, in bilico tra emozioni e pericoli.
Intanto, prima dell’uscita della nuova stagione, in Italia è scoppiata purtroppo l’emergenza sanitaria del Coronavirus, che ha reso necessarie severe misure restrittive alla socialità, tanto da spingere numerosi utenti Netflix a chiedere di anticipare la data di trasmissione, per alleggerire l’atmosfera e intrattenere durante le giornate di quarantena. “La Casa di Carta” nasce infatti proprio come produzione di intrattenimento generalista, realizzata e trasmessa in primis su Antena 3, un canale spagnolo assimilabile al nostro Canale 5, e ideata da Pina, che è lo stesso creatore di “Los serrano”, versione iberica dei nostri Cesaroni.
Molti detrattori, nonostante il successo planetario, l’hanno tacciata di essere un prodotto di basso livello qualitativo, che pattina addirittura sul filo sottile tra fiction commerciale e soap opera. Eppure, questo enorme giocattolone ipercinetico e supercolorato, con una sceneggiatura effettivamente a volte ai limiti dell’ingenuo e dell’incredibile, è riuscita nonostante tutto a sospendere l’incredulità di un pubblico amplissimo, conquistando alla fine anche i palati più snob. Persino la vocazione “populista”, che anima il concept del progetto e i discorsi del Professore, motore primo dell’azione, è ben mixata con i colori dell’avventura e finisce per non suonare del tutto stonata e retorica, ma anzi ancor più accattivante, come ha avuto modo di spiegare lo stesso Pina, a proposito del canovaccio: rimane “la delusione. Delusione nei confronti del nostro governo, della banca centrale, con la politica sui migranti, sul commercio, sulle tematiche ambientali. Sarà colpa della crisi del 2008, ma la mancanza di speranza in molte generazioni ha reso la serie popolarissima”. E dunque, così sia, ben venga “La Casa di Carta”, poiché spesso, soprattutto nei momenti di tensione globale, come quello che stiamo vivendo, ciò di cui abbiamo più bisogno è semplicemente del buon vecchio intrattenimento, non troppo raffinato o filosofico, ma divertente, appassionante, anche a costo di essere rozzo, imperfetto. Questa quarta stagione dello show spagnolo dovrebbe essere quella conclusiva, ma chi può dirlo? In un’intervista a El Pais, l’ex ispettrice Murillo, aka Lisbona, interpretata dall’attrice Itziar Ituño, ha confidato: “Le persone vogliono che il colpo vada bene. E il mio fiuto mi dice che non finisce qui”. La partita non è chiusa, confidiamo nel prossimo piano del Professore.
Elisabetta Pasca