8 marzo. Un’occasione per festeggiare ma anche per riflettere.
È la ‘Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale’ dichiarata dall’ONU, nel 1977, per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche ma anche le discriminazioni e le violenze, fisiche e psichiche, di cui le donne sono state e sono ancora vittime in quasi tutto il mondo.
Istituita negli Stati Uniti d’America nel 1909, è ‘Festa della donna’ in alcuni paesi europei dal 1911 e, in Italia, dal 1922.
Oggi, siamo ancora lontani da un’effettiva parità di genere, soprattutto culturale, e fonti ONU invitano i Paesi ad operare affinché nel mondo si possa raggiungerla entro il 2030.
Per il Rapporto ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) i livelli di violenza sulle donne, il basso tasso d’occupazione femminile e i divari negli stipendi rispetto all’uomo rischiano di compromettere tutti gli obiettivi dell’agenda Onu per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’empowerment.
Solo 143 sono gli Stati che hanno inserito l’equità tra uomini e donne nella propria Costituzione, 52 devono ancora prevedere questa importante misura.
Ben 49 Stati non possiedono ancora una legge specifica che tuteli le donne dalla violenza domestica.
Matrimoni forzati, ‘spose bambine’, mutilazioni femminili in molti Paesi del mondo rappresentano ancora una realtà diffusa.
Le donne dedicano oltre il triplo del proprio tempo, rispetto agli uomini, ad occupazioni non retribuite. Nelle imprese, meno di un terzo dei posti di ‘middle and top management’ sono assegnati a donne.
E, secondo i dati del Rapporto CENSIS 2019: ‘In Italia le donne che lavorano sono 9.768.000 e rappresentano il 42,1% degli occupati complessivi. Con un tasso di attività femminile del 56,2% siamo all’ultimo posto tra i Paesi europei, guidati dalla Svezia, dove il tasso raggiunge l’81,2%. Le donne italiane sono molto lontane anche dal tasso di attività maschile, pari al 75,1%. E sono indietro anche nel tasso di occupazione, che nella fascia di età 15-64 anni è del 49,5% per le donne e del 67,6% per gli uomini. Nel confronto europeo riferito alla fascia d’età 20-64 anni, il tasso di occupazione femminile in Italia è del 53,1%, migliore solo di quello della Grecia.
Nell’ultimo anno – ancora il Rapporto CENSIS – il tasso di disoccupazione in Italia è pari all’11,8% per le donne e al 9,7% per gli uomini. Ma tra le giovani di 15-24 anni si arriva al 34,8%, mentre per i maschi della stessa età si ferma al 30,4%. In questo caso è abissale la distanza con l’Europa, dove il tasso medio di disoccupazione giovanile per le donne è del 14,5%. In Germania scende al 5,1%, nel Regno Unito al 10,3%, in Francia è pari al 20%. Noi siamo penultimi, seguiti solo dalla Grecia (43,9%). Le donne manager in Italia sono solo il 27% dei dirigenti: un valore molto al di sotto di quello medio europeo (33,9%)’.
Come ancora risulta dal rapporto CENSIS, ‘per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono ancora oggi due percorsi paralleli e spesso incompatibili. Per questo una donna occupata su tre (il 32,4%, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time. Nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all’8,5%. Lungi dal rappresentare una forma di emancipazione e una libera scelta, il lavoro a tempo parziale è subito per mancanza di alternative da circa 2 milioni di lavoratrici (è involontario per il 60,2% delle donne che hanno un impiego part time).’
Sono sempre in aumento le donne vittime di violenza. Come si legge nel Rapporto CENSIS, ‘nel 2018 in Italia sono stati denunciati alle Forze dell’ordine 4.887 reati di violenza sessuale, di cui circa il 90% con vittima una donna. Di questi, 397 a danno di un minore di 14 anni. Al primo posto per numero di violenze sessuali c’è Milano con 481 denunce, seguita da Roma con 411 e Torino con 215. La prima provincia per numero di violenze sessuali denunciate in rapporto alla popolazione residente è Trieste, seguita da Rimini e Bologna’.
Ma come festeggiano, quest’anno, l’8 marzo, le donne italiane?
Pochi i convegni, causa coronavirus. Tante le proposte di viaggi.
Per i dati ISTAT 2019, sono ben 1,4 milioni le italiane che viaggiano da sole e anche l’Osservatorio della piattaforma dedicata ai single in viaggio, Triptoshare, il fenomeno dei ‘solo travel’ riguarda sempre di più le donne. Solo in Italia sono cresciute del 70%.
Il viaggio come strumento di scoperta e cambiamento. Un’opportunità per riscoprire risorse interiori, in un periodo storico di profonda trasformazione che pone continui interrogativi, anche nelle relazioni. Ed alcuni tour operator organizzano, attualmente, viaggi dedicati alle donne.
Non mancano, comunque, iniziative promosse da Associazioni di donne, in tutto il Paese.
Dall’imprenditoria alla moda, all’editoria, si celebra la Giornata internazionale della donna.
Nate in diverse città come punto di riferimento culturale e sociale, ma anche come supporto antiviolenza, le Case delle Donne, nel mese di marzo, propongono incontri, mostre e rassegne a tutta la cittadinanza. Qualche esempio?
Alla Casa delle Donne di Milano, serata di poesia, il 16 marzo, dal titolo ‘Le radici tenaci – Madri e figlie nella poesia di donne’. Alla Casa internazionale delle Donne di Roma, dal 5 all’8 marzo, Feminism3, la Fiera dell’editoria delle donne, a ingresso gratuito, arricchita dalla mostra di fotografie d’archivio ‘Donne al lavoro’.
A causa dell’emergenza del coronavirus, cancellata l’iniziativa di Bollate, dove quest’anno, per la ‘festa della donna’, nelle principali piazze, erano previsti screening di prevenzione per la salute, con consigli sul corretto stile di vita.
‘Secondo i dati Airtum (associazione italiana registri tumori) diffusi dal Ministero della Salute – ha ricordato l’Assessore alle Pari opportunità – sono circa mille al giorno i nuovi casi di tumore in Italia. Di questi il 40% può essere prevenuto adottando uno stile di vita corretto e con diagnosi precoce’.
Immancabile, l’8 marzo, gradito e atteso, in fondo, da molte donne, il rametto di mimosa, da sempre fiore associato alla ‘festa della donna’ e simbolo ufficiale dopo la Seconda Guerra Mondiale, dall’8 marzo 1946.
La mimosa appartiene alla famiglia delle acacie (acacia dealbata, dal greco, ‘senza negatività, senza macchia’).
Un fiore che appare fragile ma che nasce, anche spontaneamente, in terreni difficili. E’ la sua forza.
La sua colorata e profumatissima fioritura, nei giardini e nei terreni anche incolti d’Italia, sembra annunciare l’imminenza della primavera.
Ha proprietà antisettiche e astringenti per la pelle. Gli oli essenziali di mimosa, opportunamente diluiti, possono essere impiegati a scopo terapeutico per curare stati d’ansia, stress, tensione nervosa e usati in aromaterapia per il benessere e la cura del corpo.
Per i Nativi d’America, la mimosa rappresentava forza e femminilità. Fiore, insomma, simbolo della storia delle donne. Esprime la forza e la determinazione nella conquista dei diritti civili, politici, sociali. La resilienza, la capacità di affrontare le sfide quotidiane. La sensibilità femminile ma anche l’autonomia, il coraggio e la libertà delle donne.
Accogliamo, quindi, con gioia un rametto di mimosa. Da parte dei tanti uomini che, insieme alla femminilità, apprezzano la forza delle donne e ne rispettano il valore e l’identità!
Accogliamo le occasioni d’incontro per una solidarietà tutta ‘al femminile’ ma nella consapevolezza che la nostra grande battaglia sarà abbattere pregiudizi e stereotipi culturali anche con l’aiuto dei compagni di vita e degli uomini più responsabili.
Oltre che un’occasione di festa, l’8 marzo è, dunque, un’opportunità di riflessione. Sulla condizione femminile, sulle relazioni interpersonali e sulla nostra salute. E, anche, sulla possibilità di conservare i nostri ‘tratti preziosi’ di donna. E’ la nostra vera forza.
Elvira Frojo