Il sogno di trovare forme di vita al di fuori del nostro “piccolo” Sistema Solare ossessiona il genere umano da molto tempo.
Con l’avvento poi della fantascienza a quel sogno se n’è aggiunto uno diverso, più grande e più ambizioso: la colonizzazione spaziale, ovvero trovare altri pianeti le cui condizioni permetterebbero alla nostra specie di vivere, anche se lontani anni luce dalla Terra.
Sono sogni giganteschi per il momento, ancora un’utopia forse, ma il primo passo per entrambi è lo stesso: trovare l’acqua.
Ad oggi sono stati scoperti oltre 4000 pianeti extrasolari, alcuni dei quali possiedono caratteristiche che possono essere associate alla nostra sfera blu, ma su nessuno di questi era stata confermata la presenza di acqua.
Almeno fino a qualche giorno fa.
Direttamente dalla pubblicazione del Nature Astronomy, stilata dall’University College di Londra, arriva la notizia: per la prima volta è stata scoperta la presenza di acqua nell’atmosfera di un pianeta simile alla Terra.
Del team che ha compiuto questa straordinaria rilevazione fanno parte Angelos Tsiaras, l’italiana Giovanna Tinetti e Ingo Waldmann.
Il corpo celeste in questione invece, si chiama K2-18 b. Si trova a “soli” 110 anni luce da noi, e per il momento è l’unico pianeta esterno al sistema solare compatibile con l’esistenza di forme di vita.
Orbita intorno ad una nana rossa molto attiva, più piccola e fredda del Sole, ed ha una massa otto volte superiore a quella della Terra. Viene infatti classificato come una super-Terra, cioè un pianeta con la massa compresa tra quella della Terra e quella di Nettuno.
La distanza tra K2-18 b e la sua stella, chiamata K2-18, è quella ottimale perché si possa avere l’acqua allo stato liquido, tuttavia l’intensa attività radioattiva dell’astro potrebbe rendere le condizioni di vita più complicate rispetto a quelle che si trovano qui da noi.
K2-18 b è stato scoperto nel 2015 dal telescopio Kepler della Nasa, e nel corso degli anni, grazie invece all’Hubble ne hanno ricostruito le caratteristiche. Gli algoritmi utilizzati poi per analizzare gli spettri della luce provenienti dall’atmosfera hanno poi portato alla scoperta della firma molecolare dell’acqua, insieme a quella dell’idrogeno e dell’elio.
Ovviamente lo studio su questo pianeta è ancora all’inizio, ma già questa gigantesca scoperta ci permette di sognare un po’, e aprire la porta alla speranza che un giorno l’umanità possa trovare una nuova casa nell’immensità dell’Universo.
Antea Ruggero