I diciotto anni si attendono con impazienza, come un premio a lungo agognato: avere diciott’anni significa affrancarsi dai legacci della famiglia, raggiungere una soglia che sancisce ufficialmente l’aprirsi delle possibilità del mondo adulto, abbandonando il porto sicuro dell’infanzia per lanciarsi con curiosità verso l’avventura ignota dell’essere grandi. A quell’età non puoi guardare indietro, pensi solo a costruire, viaggi con la marcia più veloce sempre inserita. Radio Deejay nasce il 1 febbraio 1982, per intuizione del demiurgo Claudio Cecchetto, proprio per parlare a questi giovani scalpitanti di vita, attraverso un linguaggio immediato e universale, quello della musica. In un appartamento al numero civico 3 di via Franchetti a Milano, la neo-nata e ambiziosa emittente irradia la sua programmazione dagli fm.99,700, la stessa frequenza dove fino a un minuto prima aveva trasmesso Radio Music. Cecchetto ha l’intelligenza necessaria per comprendere che i ragazzi hanno bisogno di affezionarsi a una radio che sappia intercettare il loro bisogno di imparare ad auto-interpretarsi, aiutandosi attraverso le canzoni, e così manda in onda il loro alfabeto privato, solo musica, e poi un nome, Dee Jay, anche se i deejay ancora non ci sono.
Fa tutto parte di una strategia ben precisa: conquistare i giovanissimi e rendere riconoscibile e inimitabile il nome e l’identità della radio. La dinamica che si innesca è simile a quella che determina la nascita di una grande amicizia: Radio Dee Jay si presenta ai suoi interlocutori, si fa conoscere, apprezzare, diventa una vera e propria amica, una compagnia irrinunciabile di tutti i giorni. Piacere, Dee Jay, un nome mai visto così su nessun vocabolario del mondo, fa effetto leggerlo all’interno di quell’ovale che ricorda un volto, con le cuffie ai lati della testa. “Sui 99,700 Radio Dee Jay, Radio Dee Jay, Radio Dee Jay” si sente cantare tra una canzone e l’altra, è il jingle di riconoscimento della radio, diventa un tormentone. Dee Jay, dove sei stata fino a questo momento, sembra di conoscerti da sempre, come se ci fossi stata in ogni momento della vita. Il colpo di fulmine tra la radio e i suoi ascoltatori è travolgente, è l’inizio di un viaggio che consente all’emittente di prendere per mano quei ragazzi degli Anni Ottanta così spensierati e allo stesso tempo irrequieti, bisognosi dunque di riconoscersi, di condividere temi e linguaggi e canali di comunicazione ben definiti, che calzino loro addosso come la felpa preferita, quella a cui sono più legati, che porta fortuna, che fa sentire al sicuro.
Dopo un paio di mesi dal battesimo, quando il rapporto con gli ascoltatori è ormai decollato, il dj evocato nel simbolo della radio comincia a parlare in onda: “Feci un colpaccio – racconta Cecchetto – intervistai niente meno che Larry Hagman, l’attore che interpretava JR, il ricco e cattivo della serie televisiva Dallas, che allora spopolava”. In pochi mesi, le voci dei dj si moltiplicano, arrivano Ronnie Hanson, che intrattiene in lingua inglese, nell’estate del 1982 fa il debutto nella nuova emittente Gerry Scotti. Nel 1984, sulla scia del canale musicale televisivo americano Mtv, nato sei mesi prima, va in onda su Italia1 per la prima volta Dee Jay Television, una rassegna di videoclip orchestrata alla perfezione da Maestro Cecchetto, che rilancia anche i protagonisti della radio stessa. Il 1984 è un anno cruciale per lo sviluppo e l’evoluzione di Dee Jay, perché il palinsesto si arricchisce di due campioni che segneranno la sua storia: i fratelli Di Molfetta, Pasquale e Sabino Alberto, meglio conosciuti come Linus e Albertino.
“Io facevo dalle 9 a mezzogiorno – ricorda Linus – poi toccava a Gerry, che restava in onda fino alle 14. Chiudeva Albertino, al microfono dalle 14 alle 17, tutto andava rigorosamente in diretta, vietato registrare!”. Dee Jay cresce in fretta, ha voglia di diventare grande, esattamente come larga parte del pubblico che l’ascolta, così nel biennio 1986/87 comincia a costituirsi la struttura del network e Dee Jay fa il grande salto, diviene radio nazionale. In quel periodo i mattatori sono personaggi del calibro di Amadeus e Jovanotti, agli albori delle loro carriere di grande successo, che li porteranno rispettivamente in televisione e nella musica. Nel 1989, dalla Sicilia, fa il suo ingresso in radio un ragazzo di nome Rosario Fiorello, che poi sarà soltanto Fiorello e, con la sua verve poliedrica, riuscirà a dominare il panorama del mondo dello spettacolo fino a oggi, innovando e divertendo.
Radio Deejay, per la sua vocazione avanguardista, si presta insomma fin da subito, più di altre emittenti, ad essere un trampolino di lancio per il piccolo schermo o per la carriera musicale: come dimenticare l’ascesa di Fabio Volo, Platinette, I Fichi d’India, Dario Bignardi, Nicola Savino? Nel corso degli anni, Radio Deejay è riuscita a creare uno stile originale, lanciando personaggi e collezionando record di ascolti, battendo spesso e volentieri i competitor: dalla partenza senza dj, la voce della musica si è arricchita di tante altre voci divenute subito familiari, da Guido Bagatta a Fabio Prezioso, da Marco Biondi a Marco Baldini e Andrea Pezzi. Per non parlare poi del Trio Medusa, di Molella e Fargetta, Victoria Cabello, Vic, Federica Panicucci e Luciana Litizzetto, Paoletta, Alessio Bertallot, Gabry Ponte e Claudio Coccoluto, Ilario e Andrea Pellizzari, La Pina, Ivan Zazzaroni. La lista è molto parziale, perché la famiglia di Deejay è un grande nucleo allargato, che resiste persino alle peggiori traversie, si restringe e si allarga ma rimane sempre compatto, pronto a rimettersi in sesto per affrontare nuove sfide. È per questo che quando, negli ultimi mesi del 1994, il gruppo artistico che ha costruito il successo della radio si sfalda, il progetto della radio non muore.
In quell’anno va in onda il divorzio fra Cecchetto e l’Editoriale L’Espresso, azionista di maggioranza: Cecchetto decide di levare le tende portandosi appresso il meglio di Radio Dee Jay, per ricostruire tutto da un’altra parte, in un’emittente già avviata e di sua proprietà, Radio Capital. Tuttavia lo seguono in pochi, lo fanno Amadeus, Luca Laurenti, Nikki e Manuela Doriani. Jovanotti e Fiorello sono con Cecchetto, ma, a causa degli impegni discografici e televisivi, non possono essere presenti abbastanza. Tutti gli altri rimangono al loro posto e le separazione lascia segni profondi, ma la radio riparte dai fratelli Di Molfetta: Albertino e Linus, oggi direttore artistico e bandiera del marchio. Linus infatti diviene nel corso del tempo il deus ex machina assoluto di un network che copre i principali media, dalla radio alla tv e al web, e lo fa mettendo in luce il suo carattere da maratoneta, che resiste e viene fuori alla distanza. Oggi la radio ha compiuto 36 anni, il doppio di quelli dei giovani che aveva conquistato al principio della sua storia. La sopravvivenza dell’emittente si è giocata tutta qui: farla ringiovanire, oppure farla crescere insieme al suo pubblico? Linus non ha avuto dubbi e ha puntato tutto sulla seconda opzione, che per fortuna sua si è rivelata un successo. Per continuare a parlare in maniera efficace con i giovani di ieri e di oggi occorre accantonare la sindrome di Peter Pan ed essere semplicemente se stessi, col proprio bagaglio da condividere, uniti sotto lo stesso cielo fatto di note e di canzoni. La radio giovane che voleva parlare ai giovani è diventata grande, senza invecchiare.