Diciamocelo pure senza problemi. Chi di noi non ha marinato la scuola almeno una volta nella vita? Probabilmente nessuno e, in ogni carriera scolastica che si rispetti, alla voce “saltare la scuola per cause di forza maggiori” compare se non altro una nota o una postilla. E chi di non si è mai svegliato ad ore improbabili al culmine di un incubo notturno a ridosso dell’interrogazione di storia, della versione di latino o, peggio ancora, del temutissimo compito di matematica? “Bigiare la scuola”, “far filotto”, “far lippe” o “far sega” che dir si voglia, è un escamotage che ha accomunato tutte le generazioni di studenti italiani i quali, nel corso del tempo hanno elaborato, quasi seguendo le leggi dell’evoluzione della specie, processi creativi ed immaginativi sempre più complessi e raffinati con lo scopo di trovare occupazioni e passatempi per colmare le ore di gap delle lezioni saltate.
È una vera e propria “arte” che ha visto alternarsi nel corso del suo sviluppo precursori, maestri, geni e talenti assoluti con le idee più estrose: dalla classica fuga in motorino, alla quasi scontata capatina in sala giochi, dalla “salutare” ed ecologica passeggiata in centro al più che discutibile bivacco al parco pubblico con tanto di sigarette “arricchite”. Studiato e programmato fin nei minini particolari, il salto della scuola è anche ricco di moltissimi piani fallimentari; episodi di piccoli drammi quotidioni che, col passare del tempo hanno fatto sorridere (eccome) gli studenti, ormai ex, che avevano cercato di metterli in atto. Come chi, decidendo di andare il più lontano possibile dall’Istituto e da occhi indiscreti si è addormentato in treno svegliandosi addirittura in un’altra regione o all’arrivo del controllore o come quelli che sono stati “tanati” proprio dalla Prof di italiano dalla quale stavano fuggendo o, peggio ancora dai genitori sul bus o in metropolitana.
Come ogni processo evolutivo, anche questo ha raggiunto un suo culmine, dando vita ad una nuova creatura allo stadio perfetto, fino a poco tempo fa inconcepibile e forse irripetibile: europeisti convinti, di larghe vedute o più semplicemente “cittadini del mondo”, cinque adolescenti viterbesi hanno pensato bene di approfittare di un biglietto aereo low cost con destinazione Parigi dove poter esercitare il loro “diritto” di marinare la scuola. Partenza all’alba e rientro nel pomeriggio, per circa dieci ore di full-immersion nella capitale francese, per la gioia almeno dell’insegnante di lingue e di storia dell’arte. L’improvvisata “visita culturale” è stata immortalata dalle immancabili fotografie di rito sugli elegantissimi Champs Elysées, dalla terrazza del Trocadero con vista Torre Eiffel, e al possente Arc De Triomphe.
“Unire l’utile al dilettevole” deve essere stata la scusa con la quale i cinque giovani avventurieri si sono giustificati al loro rientro; insomma, Parigi è pur sempre Parigi, mica la movimentata Barcellona o la più mondana Londra. Chissà come possano aver reagito alla notizia i genitori, gli insegnanti e il preside della scuola, magari con un rimprovero severo (e uno scappellotto) facendo, in questo caso cattivo viso a buon gioco. E chissà, infine, se questi originali studenti non abbiano appreso di più da una giornata, seppur uggiosa, di vita parigina che da una routinaria e noiosa lezione in classe?
di Davide Zaccaretti