Che siano privati o condivisi, gli orti metropolitani nascono dall’esigenza di risparmiare sulla spesa, guadagnando in salute. Secondo una recente indagine di coldiretti, il 37% degli italiani si dedica alla coltivazione di frutta e verdura. Dati confermati anche da Nomisma (società di ricerca e analisi sull’economia reale) che afferma che sono quasi 3 milioni gli italiani che curano il proprio orto su balconi e terrazzi. Unire il bisogno di consumare cibi genuini ed ecosostenibili risparmiando sulla spesa quotidiana (da un minimo di 15 euro mensili per le piccole coltivazioni, a una media di 90 euro al mese per le coltivazioni di modesti appezzamenti terreni) sta diventando una “moda” intelligente da osservare con molta attenzione.
Un altro esempio che sottolinea questa tendenza di orticultura urbana, è rappresentato dagli orti cittadini tradizionali, appezzamenti pubblici o privati, dati in affitto o in comodato d’uso agli abitanti. Queste realtà si stanno diffondendo in modo capillare nel nostro Paese, ne sono un esempio città come Milano, Torino, Genova, Roma, Bologna, Firenze; attivamente impegnate in progetti, come gli orti terapeutici o didattici (promossi anche da Slow Food). A riguardo, la Società Orticola di Lombardia e Italia Nostra, si sono fortemente prodigate nella realizzazione di un progetto didattico che, oltre alle scuole, coinvolge anche i cittadini per la creazione di nuovi orti metropolitani in vista di Expo 2015, dedicato proprio al tema dell’alimentazione. Un altro programma molto interessante da segnalare è il Progetto Nazionale Orti Urbani che ha l’ambizione di realizzare orti cittadini privati per gli anziani e i diversamente abili. E ancora, sulla scia degli ottimi successi ottenuti dalle grandi metropoli estere come New York, Berlino, Parigi (jardins partagés), Inghilterra (Community garden), si stanno diffondendo anche in Italia gli orti condivisi coltivati a più mani, addirittura interi quartieri ri-uniti dalla terra nella propria città. Ne sono un esempio: a Milano Cascina Cuccagna e gli Orti di via Siderno; a Cesena Orto Bello; a Torino Miraorti.
Una domanda critica però sorge spontanea: l’inquinamento urbano non rappresenta un serio pericolo per gli ortaggi coltivati in un ambiente certamente poco salubre? Per rispondere a questa obiezione da più parti sollevata, la Conal di Milano, società che si occupa di analisi e progettazione alimentare, agricola e ambientale, ha effettuato delle ricerche mirate che sembrano smentire reali pericoli per la salute. I risultati di questa analisi, infatti, dimostrano che gli agenti inquinanti riscontrati negli ortaggi cittadini sono inferiori ai parametri previsti dalla legge.
di Laura Saggio