Casale Monferrato, luogo simbolo dei danni derivanti dall’amianto, ha ospitato un incontro tra Ministri e ricercatori esperti del settore per definire i limiti e la gravità dei rischi per la salute collegati all’asbesto, in vista della Conferenza Nazionale di Novembre. Il quadro che ne emerge è davvero allarmante…
È altissimo il numero delle vittime dell’amianto. Nessun malato e nessun morto dovrebbe restare solo un numero. Purtroppo è quello che accade nel nostro paese, dove le tragedie legate a questo materiale fanno notizia, ma poi sembrano inghiottite nel silenzio e nella rassegnazione. Mentre dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva di Taranto rispondono alle accuse di disastro colposo e omissione dolosa di cautele sul luogo di lavoro, a Casale Monferrato si discute di un altro tema urgente per la salute degli italiani, con la presentazione della mappa (ancora incompleta) dell’amianto in Italia. I risultati delle ricerche fanno parte della quindicesima edizione dei Quaderni del Ministero della Salute, in cui compaiono i siti “con significativo rischio di patologie asbesto-correlate”. La lista è in una prima fase dei lavori. Tra il 22 e il 24 Novembre, nel corso della prevista Conferenza Nazionale Amianto di Venezia , verranno considerati anche i contributi delle Regioni.
I dati già emersi comunque sono sufficienti per allarmarsi. I siti di “interesse nazionale” sono 12, ma i luoghi dichiarati “pericolosi” sono 34 mila e di questi 373 rientrano nella classe 1 per il livello di pericolosità. Si stima che con i dati che verranno aggiunti dalle Regioni questa cifra salirà a 500. Prima dell’entrata in vigore della legge contro l’amianto, nel 1992, l’Italia è stata uno dei paesi a maggior consumo di amianto. Si calcola che dal dopoguerra alla legge in questione, l’Italia abbia prodotto circa 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo. La bonifica è un processo complesso. Anche se si investisse per una massiccia rimozione del materiale, ci vorrebbero molte decine di anni per vedere la luce alla fine di questo tunnel, con sempre maggiori conseguenze per la salute che si sono già tradotte in un elevato numero di morti per mesotelioma (cancro della pleura) e che continueranno ad esercitare un effetto nocivo, visto che la latenza della malattia è stimata su circa 40 anni. Un picco di questo genere di malattie è atteso dai medici tra il 2015 e il 2020. Ad oggi, sull’intero numero di comuni italiani, in 263 si è rilevata una morte per mesotelioma pleurico superiore alla media. In pericolo sono soprattutto le zone di produzione di amianto e le cave minerarie. Casale Monferrato, sede dell’Eternit, è ovviamente un sito simbolo del rischio amianto, così come Broni e Biancavilla che insieme ad altri 9 località costituiscono il gruppo dei 12 siti d’interesse nazionale. L’Eternit® è appunto il prodotto commerciale più diffuso noto come cemento-amianto perché costituito da una miscela di fibre di amianto e cemento, usato massicciamente in Italia per le ottime qualità di resistenza alla corrosione e alla temperatura. La pericolosità di manufatti e strutture in cemento-amianto deriva dalla perdita di compattezza e relativo rilascio di fibre di amianto. Quando si richiede una valutazione sullo stato dei materiali di una struttura, in caso venga rilevata la presenza di rischi per la salute, una ditta specializzata dovrà intervenire per la rimozione o, in casi meno gravi, il rivestimento/incapsulamento che blocca la dispersione di fibre. Tornando alla mappa dei rischi derivanti dall’amianto, si deve notare che è molto più estesa di quel che si pensi, andando a comprendere i cantieri navali di Genova e zone industriali come i poli calzaturieri di Bologna. Di conseguenza è il centro-nord ad essere più fortemente interessato dalle gravi problematiche relative alla contaminazione da amianto, partendo dal Piemonte, la Liguria, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia fino a comprendere l’Emilia Romagna. Si deve tener conto nell’analizzare i dati che si attendono ancora le mappature di Calabria e Sicilia.
Moltissimi ad oggi i casi di lavoratori esposti al rischio amianto per anni, già deceduti o a rischio per i prossimi anni. Tra i casi più noti proprio il processo Eternit che ha portato alla condanna a 16 anni di reclusione per gli ex manager della multinazionale e a un risarcimento totale di circa 100 milioni di euro: una vittoria che consola di certo solo in parte le circa 3 mila persone coinvolte, in parte decedute, in parte portatrici di malattie asbesto-correlate. Non stupisce quindi la paura dei bresciani per la discarica di amianto di Via Brocchi: la legge prevede che gli inerti si possano trovare a 100 metri dalle case. E se anche questa volta si prendesse un po’ troppo alla leggera un’attività che potrebbe portare danni seri alla salute di altre persone? In attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato, i cittadini si sono mobilitati da soli per verificare che nel frattempo venga rispettata la pausa nei lavori che era stata promessa dal sindaco, poi apparentemente non mantenuta.
Cosa possiamo fare oggi per riparare almeno in parte alla tragedia ambientale e umana legata all’amianto? A Casale Monferrato si intrecciano le tematiche sanitarie con quelle politiche e ambientali. Il Ministro dell’Ambiente Clini propone incentivi fiscali per le aziende che collaborino e decidano di investire sul risanamento ambientale del paese. Renato Balduzzi, Ministro della Salute, promette che la questione amianto sarà uno degli argomenti primari nel lavoro del governo. In conclusione, si deve ripartire dalle ricerche attuali sul territorio per procedere a lavori che possano migliorare la situazione, quindi è di sicura utilità una mappa del rischio, così come un dialogo tra politici e ricercatori: ma non possiamo aspettarci miracoli, il processo di bonifica è lento e costoso. Secondo dati emersi dalla manifestazione di Casale Monferrato, per liberare l’Italia dall’amianto, si dovrebbero rimuovere 380 mila tonnellate di questo materiale ogni anno, per un totale di 85 anni. E le conseguenze per la salute delle persone e dell’ambiente nel frattempo non si arresteranno.
di Flavia Aliberti