Tra tutti i possibili asset d’investimento, quello dell’arte sta mostrando negli ultimi anni ottimi risultati in termini di rapporto rischio/rendimento (naturalmente per quanto riguarda le opere storicizzate). E i numeri dell’ultima edizione della fiera di Basilea, ArtBasel (14-17 giugno), sottoscrivono quanto appena detto, così come le recenti battute all’asta da urlo. A maggio l’ultima versione in mani private del celebre “L’Urlo” di Edvard Munch, è stata battuta per l’astronomica cifra di 119,9 milioni di dollari, la più alta mai offerta per un’opera d’arte; due anni fa, il “Nu au Plateau de Sculpteur” di Pablo Picasso, raggiunse i 106,5 milioni di dollari e; solo pochi mesi prima, la scultura “L’Homme qui Marche” di Alberto Giacometti, fu venduta per 104,3 milioni di dollari.
E’ il nuovo lusso dei ricchi sempre più ricchi, che vogliono a tutti i costi costruirsi una collezione personale di arte. E’ una tendenza che ha contagiato principalmente i facoltosi d’Asia, ma che resiste, nella nicchia del lusso, anche in Europa e in Italia. Solo per fare un esempio di casa nostra, alla fine di maggio a un’asta di Christie’s, a Milano, un collezionista privato anonimo ha acquistato “Plastica”: una tela con combustione su telaio in alluminio di Alberto Burri del 1962 per 1,482 milioni di euro, stabilendo un nuovo record per l’artista in Italia.
Certamente diventare possessori di costosissime e bellissime opere d’arte moderna e contemporanea è uno dei piaceri privati più esclusivi che si possano provare, scegliere tra pittura, scultura, design è un viaggio alla scoperta delle proprie curiosità intellettuali dal grande fascino; ma è anche, o forse sopratutto, un investimento.
A conferma di ciò, sia in Italia che all’estero si sta diffondendo un fenomeno nuovo e piuttosto curioso. Chi è molto abbiente e vuole spendere in arte, ma non è abbastanza sicuro del suo gusto o pensa – in chiave di investimento – di non avere fiuto per il talento, si affida a qualche esperto del settore pagandolo profumatamente (in genere il 10% del valore dell’opera acquistata) per farsi aiutare a costruire una collezione.
Una sorta di “consulente del proprio gusto”…una nuova figura professionale! Verrebbe da pensare che possedere una collezione più che una relazione d’amore tra l’opera e il compratore, sia un volere avere per avere, per occupare un posto (in paradiso?) tra gli altri simili, ricchi più ricchi. Comunque, al di là di tutto, che la bellezza sia desiderata in base al guadagno, stona.
di Laura Saggio