A una battuta di Battista si ride tre volte: la prima, appena si ha la sensazione di averla ‘afferrata’, la seconda, per l’effetto ‘riverbero’, la terza per condividerla con il vicino di sedia.
Al Pala Iaia di Palestrina il comico sembra subito in grande forma: prende in giro i mostri sacri dello spettacolo (perché Battista è prima di tutto un dissacratore) e si dimostra un attento osservatore del mondo in cui viviamo.
Le situazioni comiche nella maggior parte dei casi scaturiscono dall’esperienza della sua vita privata (i due matrimoni, la figura della mamma, i suoi tre cani…): all’artista il merito di aver compreso che la vita quotidiana di tutti noi, altro non è che una “rappresentazione” (per dirla con le parole del sociologo Erving Goffman, ‘The Presentation of Self in Everyday Life’ risale al 1959) che sfocia in un gioco tra le parti e prevede un’assunzione di ruoli (tra uomo/donna, marito/moglie, mamma/figlio). E’ tra le sue pieghe, nei suoi cortocircuiti, che si insinua il risvolto comico e grottesco: l’artista lo coglie e ne enfatizza la vena caricaturale, mettendo in luce il lato più divertente. E’ qui che risiede la genialità del nostro: Battista trasforma la realtà riducendola in aneddoti e narrazioni, così facendo riesce a cogliere nel segno e il pubblico lo sa: è in questo preciso istante che scatta la risata.
Lo spirito d’osservazione, insieme alla partecipazione attiva, si concretizza nella parte centrale dello show, in cui il comico si sofferma su foto e ritagli comici, meticolosamente messi da parte in anni di spettacoli, scovati anche grazie all’aiuto del suo pubblico che si lascia coinvolgere, diviene parte attiva dello spettacolo (con la sorpresa della cugina del medico Lasolla, preso in giro per il suo cognome, presente in sala…).
Ma l’artista dà il meglio di sé nella seconda parte, con alcuni suoi sketch ormai divenuti celebri: dal pranzo al ristorante chic con il fratello (quando osa chiedere i tortellini con la panna…), alla ‘gita’ al supermercato del sabato pomeriggio, obbligato dalla moglie; fino al racconto esilarante, quasi commovente, del concerto di pianoforte solo, quando ripercorre le ore drammatiche passate all’ascolto delle tre…anzi quattro (bis compreso) sonate di Mozart (alias corazzata Potemky). Risate a crepapelle anche per chi già conosce le scenette: si ride sempre come se fosse la prima volta.
Battista funziona perché si mostra ‘nudo’ davanti al suo pubblico, senza artefatti né orpelli, poco personaggio, molto uomo. Questa immediatezza crea alchimie, accorcia le distanze e genera empatia e feeling con chi gli sta di fronte.
La stessa magia a cui abbiamo assistito in oltre due ore di spettacolo, due ore di risate con un momento toccante finale, quando l’artista legge una poesia scritta per la mamma scomparsa prematuramente. Insomma al Pala Iaia di Palestrina non è mancato nulla.
di Ivano Basile