Nell’ambito del programma ufficiale particolarmente interessante è stato l’appuntamento dell’Osservatorio sull’Architettura - Fondazione Targetti (diretto da Pino Brugellis) del 17 Novembre scorso.
Nella prestigiosa location del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è infatti intervenuto per tenere la sua lectio magistralis Chris Bangle, che ha da poco lasciato la direzione del centro stile BMW per trasferirsi in Italia e fondare uno studio di progettazione e consulenza nel cuore delle Langhe.
Si è trattato di un vero e proprio avvenimento, grazie alla verve del protagonista, che, in italiano alternato a espressioni e idioms che tradiscono le sue radici in quel di Ravenna (ma nell’Ohio), ha catturato la platea con la sua performance davvero istrionica.
Con linguaggio diretto e una buona dose di humor, Bangle ha esposto la sua idea del design: non forma né funzione, ma significato che dà vita al progetto.
Ha poi toccato il tema dello iato fra umanesimo e produzione dovuto al contenimento dei costi della produzione industriale con perdita di qualità e scomparsa dell’operaio artigiano capace di plasmare la materia con sapienza.
Bangle crede nella forza positiva e propositiva del cambiamento e ritiene che lo sforzo da fare sia quello di cercare di produrre ancora in occidente nella direzione di un artigianato industriale di altissima qualità che sfida i processi della globalizzazione per creare un nuovo umanesimo industriale.
A dimostrazione della sua visione di rottura, ma costruttiva, ha tratteggiato le caratteristiche innovative di uno dei suoi progetti più interessanti, il prototipo BMW GINA Light Visionary Concept Model sviluppato tra il 1999 e il 2001 e presentato nel 2008, con la carrozzeria non in tradizionale lamiera, ma realizzata con una pelle in tessuto che prende vita, cambia in relazione alle situazioni e interagisce con i passeggeri.
Un aspetto sempre presente nell’intervento è stato quello, attualissimo, della sostenibilità che guida e guiderà ancora di più nel futuro l’attività dei designers che, senza perdere di vista la competitività, dovranno tenerne conto. A questo proposito il designer americano (ma quasi italiano) ha fatto riflettere sul fatto che il maggior fattore di inquinamento dell’industria automobilistica è la verniciatura della carrozzeria che a sua volta viene realizzata con complessi e costosi stampi.
Bangle, confermando la sua weltanschauung progettuale controcorrente ha chiuso il dibattito seguente alla lectio, cui hanno preso parte Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano nonché direttore artistico di Florens 2010 e Joseph Grima, direttore di DomusWeb e già direttore designato della rivista Domus, lasciando alla platea uno spunto di riflessione: c’è stato uno scambio di ruoli fra il design e l’architettura e certi oggetti costruiti hanno più forza innovativa di molte automobili, che sono solo oggetti efficienti con un piccolo contributo artistico.
L’interesse di Chris Bangle per la contaminazione dell’industrial design da parte del mondo dell’architettura e dell’arte è del resto testimoniata dal già avvenuto confronto pubblico con alcuni dei suoi interpreti più visionari come Frank Gehry e Olafur Eliasson, autori di progetti che ripensano e riprogettano radicalmente gli spazi di vita e di relazione.
Lorenzo Secchiari