Cosa è successo in Italia negli ultimi quindici anni? E soprattutto… Cosa ci siamo lasciati sfuggire, cosa abbiamo tralasciato di ricordare di questo lungo e confuso periodo?
In questa calda estate, queste sono la domande attorno alle quali ruota lo spettacolo di Marco Travaglio “Promemoria: quindici anni di storia italiana ai confini della realtà” che si sviluppa in sette quadri narrativi, raccontati dallo stesso giornalista torinese e intervallati da musiche eseguite dal vivo da Valentino Corvino e Fabrizio Puglisi.
Quando si accendono i riflettori sul palcoscenico dell’Arena delle Grazie di Vasto (in provincia di Chieti), dove abbiamo avuto la possibilità e il piacere di assistere allo spettacolo del giornalista torinese, il clima da caldo si fa davvero rovente.
La narrazione inizia con lo scandalo di Tangentopoli, tra le ceneri della Prima Repubblica. E poi, una dopo l’altra, ci vengono riportate le vicende che abbiamo visto scorrere sotto i nostri occhi negli ultimi quindici anni di cronaca: lo scandalo delle tangenti, l’operazione “ManiPulite”, le stragi di mafia, il maxiprocesso, i rapporti non troppo chiari della politica con gli ambienti mafiosi, i costi della corruzione, l’ascesa di Berlusconi, l’evanescenza dell’opposizione, l’attacco alla Costituzione.
E siccome “la storia è maestra ma nessuno impara mai niente”, quello di Travaglio sembra voler essere un percorso in supporto alla memoria – ahinoi! – troppo corta degli italiani: un vero e proprio ProMemoria per quelli che hanno facilmente dimenticato e, soprattutto, contro quelli che hanno contribuito alla rimozione di alcune scomode verità.
Fin dai primi minuti dello spettacolo, in effetti, sembra essere molto lunga la lista delle cose cadute nel dimenticatoio comune: gli estesi elenchi degli indagati per tangenti e corruzione che, più spesso di quanto si pensi, sono stati facilmente - e oserei dire - felicemente reintegrati tra le fila degli ambienti politici e imprenditoriali del nostro paese, le vittime delle stragi di mafia, il lavoro incessante di magistrati come Falcone e Borsellino, le difficoltà processuali esistenti in Italia che difficilmente hanno permesso o permettono di portare a termine il normale iter della giustizia.
E in un paese come il nostro, incline alla dimenticanza, il lavoro di far riaffiorare il ricordo di fatti così importanti, e tuttavia, rimossi con così tanta facilità, costituisce già in sé un atto piuttosto eversivo.
Ed eversivo nei contenuti come nei toni, è il lungo excursus di Marco Travaglio.
In uno spettacolo che dura più di tre ore – e che però riesce a mantenere sempre vivo l’interesse di chi ascolta - si evidenzia, ancora una volta, la tagliente ironia del suo stile inconfondibile che, non dimentichiamocelo, si forma anche attraverso i numerosi anni di collaborazione con quel grande giornalista che è stato Indro Montanelli.
L’intensa e puntuale ricostruzione storica è alleggerita anche dai dialoghi e dai discorsi degli stessi personaggi della politica italiana dell’ultimo decennio, i quali molto spesso, riescono a far sorridere senza nessun tipo di interpretazione o aggiunta da parte di chi riporta i fatti.
Lo spettacolo che, come abbiamo detto si articola in sette “momenti” narrativi, si avvale nei momenti di pausa, del contributo musicale di Valentino Corvino e di Fabrizio Puglisi. Questi, dando vita a un dj set originalissimo, alternano e fondono la musica con le voci dei protagonisti della scena politica e sociale degli ultimi quindici anni.
La conclusione di Travaglio lascia intravedere un barlume di speranza, riposto nei movimenti che nascono dal basso e dall’operato di quelle persone che hanno sacrificato il loro lavoro, e a volte la loro vita, per migliorare le sorti di questo paese, rivendicando i propri diritti e il rispetto della legalità.
Denise Marianacci