Da mesi non si fa che parlare di lei e del suo ultimo, discussissimo, documentario Draquila – L’Italia che trema, che ha sconvolto il Festival di Cannes e convinto orde di italiani, tanto che il mese scorso al primo weekend d’uscita era già sul podio degli incassi nazionali, terzo dopo il kolossal Robin Hood e il blockbuster Iron man 2. Ma Sabina Guzzanti dice di non essere tanto interessata ai “dati volgari” di vendita, quanto al fatto che il film abbia raggiunto lo scopo prefisso: far riflettere gli italiani, insinuare il dubbio che ciò che stanno vivendo non sia poi cosi’ normale, farli discutere sul problema-Italia, un paese “depresso” dove vige “clientelismo, plagio, propaganda, corruzione” e dove “ogni nozione di diritto viene dimenticata e la popolazione, spesso priva di qualsiasi strumento fra bassa istruzione e assenza di informazione, si abitua a cose raccapriccianti. Ma abbiamo fatto male ad abituarci – continua l’autrice-regista-attrice- Io non mi abituo e non mi voglio abituare”.
Non abituarsi a scandali e corruzione, contestare, protestare e informare: il prossimo passo?
Ho varie idee in testa, prima del sisma volevo raccontare cosa ne è oggi della sinistra italiana e degli intellettuali. Magari mi ci rimetto a lavorare per il prossimo film, vorrei fare anche un bell’“Antonio Gramsci”, ma temo non sia un’idea che entusiasmi molto (ride, ndr).
Continuerà comunque a fare film?
Finché ci riesco si’, arrivata al quarto film penso che essere presenti e continuare a fare film sia importante e anche un segno di ottimismo. E poi sono davvero pochi i film che raccontano l’Italia: il nostro cinema si adatta troppo a fare racconti falsi come quelli che vediamo in tv o che vorrebbe Bondi.
Come si sente ad essere diventata, dopo i suoi sketches in tv, gli spettacoli come Vilipendio e ora i documentari, una sorta di icona del contro-potere?
Per fortuna non sono l’unica, ce ne sono altri, non e’ cosi’ tragica la situazione. Io faccio quello che posso perche’ trovo il modo di fare di chi ci governa odioso e mi viene spontaneo combatterlo piu’ che posso. Credo che il nostro Paese abbia davvero bisogno di ricominciare da zero a riflettere su cosa è giusto e cosa è sbagliato, cos’è il diritto e cosa il dovere, perché non bisogna vendere il voto, e roba simile.
Ma come siamo arrivati fino a questo punto?
Ad oggi il degrado culturale è una delle cause principali, credo che la crisi che ci attraversa abbia come preesistente quella della cultura, che per quanto ce ne sia poca e’ pero’ enormemente avversata dal governo. E’ emblematico: la battaglia per risalire da questo clima dev’essere culturale. Per aggirare la censura basta fare come me: cinema a bassissimo budget e autoprodotto.
Che effetto le ha fatto essere invitata al prestigioso Festival di Cannes?
Sono stata molto felice, e’ stato innanzi tutto il riconoscimento di un lavoro cinematografico e anche una grande protezione rispetto a quello che succede da noi, viste le rappresaglie che subiamo ogni volta che presentiamo qualcosa di articolato ed efficace. Siamo sotto un’oppressione totale, per cui se dici mezza parola fuori posto sei diffamato e poi vedi gente improbabile che fa carriere brillanti, fino a diventare ministro.
E’ vero che siete amici con Michael Moore?
Si’, faccio anche parte del suo festival, il Traverse City Film Fest, nella Board of Directors. Siamo amici perche’ quando vide Viva Zapatero gli piacque molto ed e’ un cineasta che stimo enormemente, ha fatto inchieste profondissime, pensiamo anche solo a Sicko.
Claudia Catalli