Nel 1988 si partì con 553 espositori. Oggi a riempire il Lingotto di Torino sono 1.400 stand, tutti impegnati nella celebrazione ed esaltazione del libro nelle sue diverse forme.
Anche quest’anno, per la 23esima volta, si rinnova l’appuntamento con il Salone Internazionale del Libro, la più prestigiosa manifestazione italiana nel campo dell’editoria, nonché la più importante in Europa dopo la Buchmesse di Francoforte. L’edizione del 2010 si terrà dal 13 al 17 maggio, all’interno − come ormai accade dal 1992 − di quell’imponente struttura del Lingotto che nel secondo decennio del 900 nasceva come stabilimento Fiat, per poi essere trasformato da Renzo Piano, nel 1985, in un centro per fiere, esposizioni e congressi. Un’evoluzione dovuta evidentemente agli importanti progressi che con il corso del tempo sono avvenuti all’interno della manifestazione, ormai diventata una tradizione per i professionisti del libro, ma anche e soprattutto per i semplici amanti.
La XXIII edizione vede l’inserimento di alcune novità, a partire dal nome attribuito all’evento: quest’anno, infatti − con l’acquisizione totale del marchio da parte della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura −, si ritorna al nome originario di “Salone del Libro” che ha accompagnato la manifestazione dall’anno di esordio, il 1988, fino al 1999, per essere sostituito − in concomitanza con la rilevazione da parte della Regione Piemonte e della Provincia e Città di Torino − con l’appellativo più “commerciale” di Fiera. Inoltre prende il via il Premio Internazionale Salone del Libro di Torino: un riconoscimento assegnato, da parte di una giuria competente, a personaggi di spicco della cultura estera, che eccellono nel loro settore di riferimento. Una premiazione che sarà seguita, al termine del Salone, da incontri che l’eletto terrà con i ragazzi delle scuole superiori: un’ulteriore occasione per coltivare il vitale ma a volte difficile rapporto tra i libri e i giovani.
È notoriamente il festival della cultura, quello del Lingotto, un’occasione in cui, partendo da un oggetto semplice ma prezioso come il libro, si sviscerano idee, eventi, riflessioni sul settore librario, ma che facilmente si estendono a questioni d’attualità. Quest’anno la tematica che fa da filo conduttore vuole essere la memoria, quella fortezza che custodisce un passato tramandato nel tempo e a cui è necessario ispirarsi per l’edificazione di un degno futuro. Sono custodi di memoria le incisioni su pietre, gli antichi papiri, i monumenti; le lettere, i souvenir e le fotografie. Ma anche il Dna è memoria, depositario qual è di un codice genetico che ci forma, nello stesso modo in cui lo fa un patrimonio storico. La memoria e i suoi ricordi come motivo da cui partire per poter affrontare un oggi che, nostro malgrado, sembra aver tristemente cancellato le orme del passato. Attualmente, infatti − come ha affermato, in occasione della presentazione del Salone, il Direttore Editoriale Ernesto Ferrero − “ci ritroviamo a vivere in un presente superficiale e nevrotico che sembra non aver voglia di fare i conti con il proprio passato, né tanto meno di progettare un futuro condivisibile”. Una memoria che nel presente assume quindi contorni nostalgici e su cui la letteratura si propone di riflettere.
Un compito che si assume anche per discutere delle risorse, nonché dei problemi, di un Paese come l’India, ospite di questa edizione. Dopo Israele e le polemiche annesse, il Festival del Libro guarda al subcontinente indiano e alle sue dicotomie: a quella ricchezza che lo rende la seconda potenza industriale d’Asia, ma anche a quella miseria che colpisce buona parte di una popolazione povera e malnutrita. Al Salone del Libro si parla dell’India per mezzo dei racconti che in quelle terre sono calati, e attraverso quegli autori del luogo che dipingono con le parole la difficile ma affascinante realtà che scorre nella loro patria. L’India arriva a noi tramite la penna di Anita Desai o di Anita Nair, ma anche di Vikas Swarup dal cui romanzo è nata la pellicola del pluripremiato The Millionaire, e soprattutto di Salman Rushdie, che l’India ha prima partorito e poi esiliato per dodici anni a causa di quei suoi scomodi Versetti satanici. A Torino, inoltre, la cultura indiana sarà raccontata da storici, giornalisti o economisti che osservano e accuratamente studiano le condizioni della nazione asiatica.
Tra i padiglioni del Lingotto si respira aria di cultura, di creatività, di voglia di crescere alimentati dal fermento delle idee. Qui si pratica l’arte di aprire un libro, di sfogliarne le pagine, e del lasciarsi trascinare all’interno di esse, per poi ritrovarsi ad indossare i panni di personaggi che altrimenti non saremmo mai stati e ad abitare luoghi che diversamente non avremmo mai visto.
Una tradizione, quella torinese, che continua da 23 anni, confermandosi come quella che il Nobel per la letteratura Josif Brodskij − durante la primissima cerimonia inaugurale − definì “un’idea luminosa con un buon pizzico di follia”.
Elisa Rodi
La Fiera del libro
Lingotto Fiere - Via Nizza 280, 10126, Torino
Dal 13 al 17 maggio 2010
Giovedì, Domenica e Lunedì: dalle 10 alle 22
Venerdì e Sabato: dalle 10 alle 23