Gli italiani affrontano la crisi andando a teatro. E’ quanto emerge dal rapporto di Federculture secondo cui nel 2009 gli spettatori a teatro sono aumentati del 3,9%, ai concerti del 3% e alle mostre dell’1%. In tempo di crisi l’uomo in Italia si rifugia nell’arte. E per questo è necessario investire su uno degli aspetti forti della nostra Penisola.
“La cultura può sostenere la ripresa e diventare uno dei fattori strategici per accrescere la competitività dell’intero sistema Paese”: questo è il sunto del IV rapporto annuale di Federculture, associazione nazionale di enti pubblici e privati che gestiscono attività legate alla cultura e al tempo libero.
Il 2009, definito “anno nero della crisi”, è caratterizzato da una crescita culturale che ormai continua da dieci anni e su cui si dovrebbe puntare invece di lasciare da parte questo settore. Dal 1998 al 2008 le famiglie italiane sono passate a spendere da una cifra di 48 miliardi anni ad una di 64 miliardi.
E’ soprattuto il teatro che mostra come sia forte il legame tra cultura e popolazione. C’è stata infatti una crescita del 28,7% in dieci anni in questo settore.
Altro punto forte del nostro Paese sono le città d’arte che attirano soprattutto I turisti stranieri: questa branca del turismo ha resistito bene alla crisi ed i tour operator esteri vendono bene i pacchetti che riguardano le nostre mete d’arte. Il 63% dei prodotti turistici commercializzati dal nostro Paese riguardano appunto il patrimonio artistico e culturale.
Secondo il network internazionale Future Brand, però, l’Italia sta investendo poco sul futuro che è costituito, per quanto riguarda il Bel Paese, proprio dalla cultura, Nella classifica generale delle attrattive internazionali stilata da Country Brand Index, siamo scesi al 6° posto in classifica.
C’è la necessità di riforme ed investimenti che puntino la rotta verso la cultura per rilanciare il nostro Paese che ha un’ancora di salvezza ma sembra non voglia afferarla.
Ilaria Cancelli