Come in Rap n’roll, titolo è il concept del disco: Deca dance richiama una compilation anni ’90, è un gioco di parole che cita insieme la prima decade degli anni 2000, la decadenza morale ed economica che ci circonda, la dance “house” degli anni ’90, le dieci canzoni che compongono il disco e non ultimo i 10 euro, un deca in gergo 883. Musicalmente è un lavoro più elettronico del suo precedente album e racconta meno J-Ax ma molto di più (e volentieri) il mondo che lo circonda. Le dieci tracce vengono impreziosite da quattro ospiti d’eccezione: Marracash in Come un sasso e Grido dei Gemelli Diversi in “Come Willy l’orbo”, ma quello che dà ancora maggiore lustro a questo lavoro sono la collaborazione di Pino Daniele in “Anni amari” e quella di Jovanotti in “Vecchia scuola”, due brani diventati la bandiera dell’intero lavoro. “DECA DANCE”, come spesso succede nei dischi di J-Ax, fa i conti con il successo, e ancora di più con l’idea contemporanea di successo, tema decisamente di moda. E ne offre una lettura amara e decadente, quando finisce per rappresentare l’unico porto di approdo per misurare la riuscita di una vita.
Tra te e Jovanotti in passato c’è stata molta “distanza”: ora è uno degli ospiti di questo progetto…
La presenza di Jovanotti in qualche modo rappresenta anche un po’ il manifesto del progetto: come a dire che nella vita si cresce, si può cambiare, si capiscono e si superano errori e posizioni. Tutte le collaborazioni che ci sono, non solo quella con Jovanotti, sono nate in maniera spontanea: da Pino Daniele ero andato per chiedegli di fare ANNI AMARI e lui mi ha battuto sul tempo inserendo Il sole dentro di me nel suo cd Electric Jam; al momento di incidere Anni amari eravamo già amici. Con Lorenzo ci sentiamo via e-mail da un paio di anni: mentre facevamo il pezzo per l’Abruzzo, mi ha chiesto, quando avremmo fatto un pezzo assieme: io ce l’avevo già pronto ma sinceramente non mi andava di sfruttare il suo enorme successo, però quando ho visto che da parte sua c’era questa volontà di collaborazione, siamo andati a incidere.
Qual è il vero concept del CD?
Inizialmente era un richiamo al numero dei brani, al costo, alla dance, un omaggio al decennio: poi però, leggendo i testi, mi sono accorto che in qualche modo parlano un po’ tutti della decadenza morale, ideologica, politica e culturale che viviamo quindi le due letture diventano assolutamente connesse; come per dire che, nonostante tutto quello che stiamo vivendo, ballare e quindi divertirsi è una risposta positiva perché non è vero che si stava meglio quando si stava peggio come vogliono farci credere in realtà preferisco il nostro mondo incasinato con un po’ più di libertà personali.
In politica, sembra che stia tirando un vento più conservatore e bacchettone. Tu come ti poni?
Sono un liberal, ma forse un po’ anomalo, nel senso che credo nelle libertà di tutti, ma voglio che queste libertà non intacchino quelle degli altri. Ad esempio sulle droghe leggere o sulla prostituzione io sono per delle zone gestite dallo stato dove si può avere assistenza, dove c’è igiene e al di fuori di quegli spazi per me sei fuori legge.
E come ti poni su temi più “caldi” come testamento biologico o matrimoni tra persone omosessuali?
Fortunatamente sono di un generazione a cui è stato spiegato che lo stato è laico e che deve garantire libertà e dignità a tutti i cittadini, quindi si sono assolutamente a favore e torno a ripetere che non possono essere le ideologie a governare.
Però in una recente intervista hai dichiarato di essere diventato moralista…
Quando ho rilasciato quell’intervista erano da poco uscite le foto de El Paìs ed io, che sono sempre stato considerato un immorale, un trasgressivo, mi sono trovato a scandalizzarmi nel vederle. Forse stanco di questa decadenza che ci circonda. La mia, se vuoi, è stata una provocazione.
Stefano Mastropaolo
(Nella foto il cantante J-Ax)