Costretto ad emigrare per i continui attriti con l’ambiente accademico, Eugenio realizza la sua grande intuizione in Germania. Viene poi richiamato a lavorare in Italia, al San Raffaele, dove ritrova la sua pattinatrice, Daria. Purtroppo le loro vite si complicano ed entrambi si scontrano ben presto con la realtà della malattia e con una nuova dimensione familiare.
I contenuti del film sono stati sviluppati con la collaborazione e il sostegno organizzativo di medici e ricercatori del San Raffaele come Fabio Ciceri, primario di ematologia e Chiara Bonini, Responsabile del laboratorio di Ematologia sperimentale. L’apporto degli specialisti del San Raffaele è stato fondamentale per la costruzione della ricerca messa in atto dal protagonista. Il contenuto scientifico del film si basa infatti su un lavoro che l’Istituto sta sviluppando e che consiste nel trasferimento di geni nei linfociti T attraverso dei vettori, che fungono da trasportatori del geni, e che hanno origine virale. I linfociti T sono dotatidi un recettore, una molecola - T cells receptor - diversa ed unica per ogni linfocita. Pochi rari linfociti hanno un tipo di T cell receptor che permette loro di riconoscere con elevata affinità (cioè molto efficacemente) e distruggere la leucemia. Il gene di questo T cell receptor diretto verso la leucemia potrebbe, se isolato in laboratorio, e trasferito in altri linfociti costituire una componente molto importante nel riconoscimento e nella cura delle leucemie. Si tratterebbe di sfruttare una capacità che c’è già in natura, ovvero potenziare attraverso la terapia genica i linfociti T e infonderli ad un malato in modo che riconoscano la malattia. Questa ricerca è ancora in fase sperimentale e non ancora testata su pazienti.
Il film ha voluto proiettare questo progetto in una fase futura, di sperimentazione clinica, anche per raccontare l’esperienza di collaborazione e sinergia tra chi lavora in laboratorio e chi al letto dei malati. Una collaborazione necessaria per il successo delle nuove terapie e già ampiamente sperimentata al San Raffaele nel campo della terapia genica e in tanti settori della medicina.
Il Bene Oscuro, per il suo messaggio e per i suoi contenuti scientifici è uno strumento molto importante nella divulgazione del valore della ricerca. Per il San Raffaele esso rappresenta un’i mportante iniziativa di raccolta fondi legata al progetto Challenge in Oncology . La nuova sfida dell’Istituto è infatti la realizzazione di una struttura interamente dedicata alla ricerca e cura di tutti i tumori, che si differenzia dalle istituzioni già presenti sul territorio nazionale non solo per la capacità unica di integrare didattica, clinica e ricerca ma anche per il tipo stesso di ricerca intrapresa cioè di tipo genetico molecolare e cellulare. “L’interazione multidisciplinare tra ricerca di base e clinica, diagnosi e trattamento della malattia è indispensabile per lo sviluppo di nuovi farmaci e cure per combattere la malattia” aggiunge Maurizio Savi, Direttore Operativo Ricerca San Raffaele.
Il film è diretto da Ettore Pasculli, uno dei padri italiani del cinema digitale d’autore, secondo il quale « questa opportunità si inserisce in un percorso iniziato grazie alle nuove tecnologie, su un nuovo filone di film per il sociale che può contribuire a sensibilizzare il pubblico sul tema della ricerca scientifica».
La positività dei valori legati alla professionalità e all’entusiasmo dei giovani ricercatori è il messaggio principale che il film vuole trasmettere al pubblico. “ Quella dei giovani che fanno ricerca, passando dal microscopio alla corsia degli ospedali, è una risorsa fondamentale per il futuro della nostra società, una realtà da conoscere e sostenere per evitare la fuga dei cervelli all’estero” aggiunge Daniele Rosa direttore comunicazione Gruppo Bayer in Italia.
Alessandro Petrone
(Nella foto l’attrice Laura Anzani, protagonista della pellicola)