Il film uscirà nelle sale il 13 maggio ma le polemiche sono già iniziate.
L’intero cast, a Roma per l’anteprima mondiale del colossal di Ron Howard che sarà presente in Italia in ottocento copie, risponde agli attacchi del Vaticano che aveva vietato le riprese nei luoghi sacri della capitale e l’esposizione di manifesti pubblicitari del film.
Il vescovo più anziano al mondo, monsignor Antonio Rosario Mennona, 103 a breve, ha dichiarato senza mezzi termini che il film costituisce un “potenziale attentato aslla slaute e all’equilibrio psicofisico dei minori”. Marco Fibbi, portavoce del Vicariato di Roma, ha bollato la pellicola come un insieme di “inutili stupidaggini”.
Ron Howard non presta attenzione alle critiche: “Già per il Codice da Vinci ci fu controversia – ha dichiarato il regista - così anche questa volta non abbiamo chiesto collaborazione al Vaticano. Non sono affatto meravigliato di quello che è successo, ma abbiamo saputo che lo stesso Vaticano avrebbe influenzato altri organismi perché non ci venissero dati i permessi nella città di Roma”. Howard lamenta una chiusura preventiva da parte delle alte sfere cardinalizie: “Abbiamo chiesto al clero di assistere alla proiezione del film, cosa che è stata rifiutata: non capisco proprio le critiche da parte di chi non ha neppure visto il film”.
“Spero che il film risulti bilanciato – continua l’ex Ricky Cunningham di Happy Days - non volevo certo attaccare i principi della Chiesa. Quello che trovo affascinante nelle storie di Dan Brown è che suscitano un dibattito, delle riflessioni. Credo proprio che i suoi libri portino a riflettere, anche sulla propria fede, quindi siano costruttivi”.
Non solo polemiche, c’è spazio anche per l’ironia. Howard racconta dei timori vissuti quando è tornato a Roma dopo le riprese del “Codice da Vinci”: “Mi camuffai, nascondendomi fra un gruppo di turisti. Ero molto nervoso, mi sentivo scrutato da tutti, pensavo che tutti i preti intorno a me mi guardassero male. Poi ad un certo punto ho visto due guardie svizzere che mi indicavano: mi sono detto - “E’ la fine” -. Si sono avvicinate e pensavo a qualcosa di terribile, poi sorridendo mi hanno chiesto: - Possiamo fare una foto con lei? - Allora ho tirato un sospiro di sollievo”.
Smorza i toni il protagonista Tom Hanks, di nuovo nei panni di Robert Langdon: “Io mi definisco una persona spirituale, credo che sia importante celebrare il mistero, più che una singola religione. In quanto al Vaticano, credo che non abbiano problemi a farmi entrare lì dentro, a meno che non indossi degli shorts”.
In questa nuova avventura, che al cinema è stata posticipata rispetto al Codice da Vinci mentre nei romanzi di Brown è precedente, Hanks/Langdon viene reclutato dal Vaticano in seguito alla morte del Papa, durante un conclave dal quale sono spariti quattro cardinali. Una missione ad alto rischio tra le strade ed i monumenti di Roma alla scoperta degli Illuminati, un’antica setta che si credeva scomparsa da secoli e che riaccende l’eterno dibattito sul rapporto religione-scienza.
Nel discusso ruolo del camerlengo c’è invece Ewan McGregor, chiamato a gestire la Santa Sede in attesa dell’elezione del nuovo pontefice. Nel cast c’è gloria anche per il cinema italiano con Pierfrancesco Favino che interpreta l’ispettore Olivetti. Al posto della stella femminile del “Codice da Vinci” Audrei Tautou l’attrice iraniana Aylet Zurer nella parte della dottoressa Vittoria Vetra.
Walter Astori
(Nella foto una scena del film con Tom Hanks e Pierfrancesco Favino in azione nelle strade di Roma)