Orecchie nere e tonde, gambe sottili come fuscelli che sbucano da pantaloncini corti per saltare dentro grandi scarpe. Lo sguardo vispo e curioso tipico di un topo colto e geniale nasconde l’emozione di un debutto. È il 18 Novembre 1928 quando Mickey Mouse con la sua fidanzata Minnie appare al Colony Theatre di New York in un cortometraggio dal titolo Steamboat Willie.
Da quel giorno un topo qualunque diviene il topo più conosciuto del pianeta.
Secondo la leggenda il topo Mickey Mortimer nasce dalla penna di Walt Disney in viaggio su un treno da New York a Los Angeles. Alla moglie del re dei cartoni animati il nome non piace, ragion per cui viene modificato nel più gradevole Mickey Mouse. Dopo il favoloso debutto Mickey decide di trasferirsi dalla campagna alla città: siamo nell’america degli anni Quaranta e il passaggio dalla realtà rurale a quella urbana è un leit motiv dell’epoca. Topolino incarna l’americano medio che cresce e cambia sulla scia dell’innovazione e del progresso, che sopravvive alla Grande Depressione e guarda avanti. Dal 1955 però negli Stati Uniti la gag sostituisce la storia, i giornali iniziano a pubblicare le strisce e lo storico topo è adottato dall’Italia. I connotati restano gli stessi ma l’ambientazione è inequivocabilmente italiana: niente grandi grattacieli, piuttosto piccole cittadine con centri storie e case all’italiana. Il nemico di Gambadilegno e Macchia Nera si trasferisce a Milano nella sede di via Turati, oggi centro della creatività Disney, diffondendo un’immagine del celebre topo tutta all’italiana.
Accade così che i personaggi di un fumetto con vendite che si aggirano attorno alle 220mila copie accompagnano l’evolversi della società italiana tanto che nel dopoguerra vediamo un Pippo con le suole delle scarpe bucate, dettaglio che viene abbandonato solo a partire dal boom economico degli anni Sessanta, periodo in cui topolino inizia a fare colazione con il cornetto. Sebbene compia ottanta anni è proprio il caso di dire che questo sorcio dai guantoni con le cuciture sul dorso si tiene al passo con i tempi mantenendosi eternamente aggiornato sui cambiamenti del mondo che lo circonda e che lo partorisce ogni giorno. Solo lasciandosi contaminare dalla cultura emergente sopravvive ai nuovi eroi dei cartoni animati, ai fumetti manga, ai videogames e persino al web. Insomma come tante storie ci insegnano, si sopravvive ai cambiamenti del mondo modificando se stessi ed in questa particolare metamorfosi si conservano i tratti distintivi del topo onesto, buono e meticoloso mentre si rivoluzionano gli scenari e le avventure.
Ciò che contraddistingue Mickey Mouse è la capacità di essere speciale senza essere un supereroe, di vivere situazioni straordinarie ma avere un cane in giardino, una ragazza e degli amici come il più comune degli uomini. Giunto ad ottanta anni il nostro topo non va però in pensione ma continua a cimentarsi nei lavori più disparati: aviatore, pompiere, detective, giornalista, agente segreto, esploratore, astronauta, cowboy, fantino, idraulico, acchiappafantasmi. Ci auguriamo che il versatile lavoratore, l’energico e onesto ratto, il personaggio positivo e vagamente saccente continui ancora a lungo a cullare l’infanzia dei piccoli e a divertire i grandi.
Valentina Menesatti