Cedolins, l'emozione del debutto alla scala

Cedolins, l'emozione del debutto alla scala

La carriera di Fiorenza Cedolins, a partire della fine degli anni ‘80, è stata tutta in ascesa e costellata di tanti significativi momenti come la “Tosca”, intepretata a Philadephia nel 1996 accanto al grande Luciano Pavarotti.

A pochissimi giorni dal debutto scaligero come Elisabetta di Valois nel “Don Carlo” di Verdi, che avrà luogo a Milano domenica 7 dicembre, con gran piacere intervistiamo il soprano Fiorenza Cedolins che ringraziamo per la sua amabile disponibilità.

Abituata a calcare i palcoscenici dei più importanti teatri internazionali, e a impersonare i più svariati ruoli, chiediamo a Fiorenza cosa prova, a pochi giorni di una “prima” cosi importante come quella del Teatro alla Scala, nell’affrontare il ruolo di Elisabetta e con un pubblico esigente come quello scaligero?

Mi sento veramente fortunata di potermi esprimere, attraverso il sublime capolavoro verdiano, in quello che considero uno dei luoghi sacri del culto artistico! Ho avuto la felicissima combinazione di presentarmi a questo pubblico, - giustamente tanto esigente, e guai se non fosse così perché sono veramente troppi i teatri in cui il pubblico è prevalentemente composto da turisti per caso….,- in due ruoli che sento particolarmente affini alla mia vocalità e psicologia. Naturalmente un po’ di ansia c’è sempre …ma va controllata per essere sereni e concentrati, condizione nella quale si dà il meglio.

Ultimamente ha avuto un grande consenso di pubblico e critica in alcuni ruoli pucciniani. Recentissima “La Rondine” data alla Fenice di Venezia e da cui è stato tratto un pregevole dvd per l’etichetta arthaus. Un rapporto particolarmente sentito quello con Puccini, oppure un naturale adeguamento della sua vocalità ad un repertorio che le è, d’altronde, congeniale?

“Rondine” bellissima, andata in scena a Venezia con un allestimento spettacolare! All’inizio dei miei studi, trovavo una naturale relativa facilità nel risolvere la scrittura pucciniana. Evidentemente è congeniale al mio strumento e alla mia struttura fisica. La passione per questo autore ha reso ancor più spontanea l’aderenza a questa scrittura e a questo stile. Ma la passione per le opere verdiane, nonostante le maggiori difficoltà incontrate, mi hanno spinta a lavorare tenacemente anche sulla partiture del genio di Busseto! Sono stata molto ripagata di questo sforzo, e, in effetti, l’opera che maggiormente ho eseguito in questo decennio di carriera è stata “Il Trovatore”…., anche se mi mancano solo due titoli, “Fanciulla del West” e “Edgar”, per completare l’esecuzione di tutte le eroine pucciniane!

Il suo repertorio include grandi capolavori dell’Ottocento operistico italiano. Visto le sue doti e la potenza vocale non indifferenti, non ha mai pensato a repertori straussiani o wagneriani? Ha avuto proposte in tal senso?

Ci penso spesso e le proposte ci sono state, ma ero gia occupata con altri progetti. Sono particolarmente affascinata da Richard Strauss, ma non so se, sinceramente, potrei raggiungere quei livelli interpretativi che pretendo da me stessa, perché non parlo e, soprattutto, non mi esprimo e non penso, in tedesco. Sono convinta che per una maggiore credibilità sia necessaria una profonda conoscenza della lingua, della letteratura, della cultura, insomma del pensiero da cui scaturiscono ragioni musicali e drammaturgiche. Vorrei, però, farmi almeno una volta il regalo di interpretare gli ultimi quattro lieder di Strauss!

In passato lei ha eseguito anche musica del primo barocco. Sembrebbe che il repertorio “antico” sia oggi prerogativa di cantanti agli inizi della carriera oppure di cantanti specialisti. Cosa ne pensa di questa divisione spesso un po’ forzata e della poca attenzione data al repertorio pre-romantico, fatta eccezione per pochissimi nomi?

Trovo che sia ingiusta e forse motivata più da ragioni di appartenenza a certe scuderie che da obiettive ragioni vocali… Indubbiamente la riforma della tecnica introdotta con l’invenzione del “do di petto” segna uno spartiacque esecutivo. Ma non credo sia sempre necessario attenersi a principi di filologia nelle esecuzioni! Allora come la mettiamo con gli strumenti? Il cantante con una giusta organizzazione vocale deve saper usare il falsetto come la voce piena ed eseguire tutte le dinamiche a tutte le altezze della propria tessitura. Alla fine la questione si riduce alla querelle su “vibrato” o cosidetta “voce fissa”, perché sulla questione stilistica, grandi interpreti hanno ampiamente dimostrato che si può eccellere nel barocco e nel verismo allo stesso tempo. Penso, ad esempio, a Montserrat Caballé!

Cosa pensa della scuola di canto italiana e delle istituzioni (conservatori) che la rappresentano? Secondo lei i giovani neodiplomati hanno sufficienti opportunità per farsi ‘conoscere’?

Le opportunità sono sempre state e sempre saranno insufficienti! Ci vuole una determinazione ed una forza d’animo enorme per conseguire dei risultati apprezzabili, tenendo conto che, anche dal punto di vista dell’insegnamento, facciamo parecchia acqua… Io mi considero di fatto un’autodidatta perché non avevo i mezzi per permettermi studi privati e non ho trovato conforto nelle strutture pubbliche, gli orari delle lezioni erano incompatibili con il mio lavoro di allora. Nonostante ciò, credo che che si debba fare uno sforzo affinché la conoscenza di quest’arte, vero patrimonio della cultura italiana, non si disperda. Personalmente, mi impegno per cercare di insegnare quello che ho faticosamemte capito alle future generazioni di cantanti. Tengo masterclass sia all’Istituto “Vittadini” di Pavia, la mia città di adozione, che alla Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna.

Tornando alle sue attività future… prossimi impegni particolarmente “attesi”?

Il debutto in “Maria Stuarda” di Donizetti a Venezia.

Se avesse la bacchetta magica e potesse decidere un ruolo da interpretare, un direttore ed un regista di suo gradimento, chi sceglierebbe?

In questo preciso momento l’”Adriana Lecouvreur” di Cilea, Daniel Oren e Hugo De Ana!

Non lo si dovrebbe chiedere ad un cantante… ma è soddisfatta della sua vocalità o cambierebbe qualcosa?

Naturalmente cambierei tutto! Però credo che l’artista intelligente è quello che sa sfruttare al meglio le risorse del proprio strumento.

E con questo sincero ed apprezzabile “autogiudizio”, salutiamo e ringraziamo Fiorenza Cedolins, augurandole un in bocca al lupo per il debutto scaligero.

Franco Bruni

(nella foto Fiorenza Cedolins)