Open Studio #4 Arnaldo Pomodoro. Luoghi, memorie e visioni

La Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta la nuova mostra: dal 4 ottobre 2025 al 31 maggio 2026
Open Studio #4 Arnaldo Pomodoro. Luoghi, memorie e visioni

Open Studio è il ciclo di mostre avviato dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro nel 2022, con lo scopo di offrire al pubblico approfondimenti inediti sul lavoro e sulla vita di Arnaldo Pomodoro, investigando temi o momenti meno noti della produzione dell’artista, e raccontando in modo nuovo le tappe fondamentali del suo percorso. Ciascuna mostra del ciclo è il risultato di un lungo lavoro di ricerca, che ha come scopo quello di costruire ogni volta un dialogo originale tra le opere e i materiali d’archivio, e di studiare soluzioni allestitive specifiche, adeguate al racconto e agli elementi che lo compongono, conservando al contempo intatto il fascino degli ambienti dello Studio dell’artista.

Dopo i primi tre capitoli del ciclo – dedicati rispettivamente alle sperimentazioni spazialiste degli anni Cinquanta, ai cosiddetti “anni americani” (1967-1970) e alla Sfera, l’opera più iconica dell’intera produzione dell’artista – il quarto appuntamento di Open Studio propone un percorso costruito attorno ai tre temi di “luogo”, “memoria” e “visione”, chiavi di lettura della riflessione di Pomodoro sulla natura della scultura e sul suo rapporto con lo spazio, maturata nel corso di cinque decenni di attività, dagli anni Settanta agli anni Dieci del Duemila.

All’inizio degli anni Settanta, facendo seguito a un bilancio critico e inventivo sui suoi primi quindici anni di attività, Pomodoro comincia a sperimentare una nuova dimensione della sua pratica artistica. La scultura, non più concepita come semplice “oggetto nello spazio”, diventa uno «spazio definito da una serie di sculture», «uno spazio che diventi tutto scultura», un «luogo di sculture», nel quale le memorie del passato – personale e collettivo – si intrecciano e generano visioni in continuo divenire. Pomodoro non definisce una volta per tutte questo nuovo atteggiamento nei confronti dell’operazione sculturale: il discorso si sviluppa in modo discontinuo e a tratti contraddittorio, tra continui slanci e arresti, e assumendo ogni volta forme diverse, riemergendo però puntualmente nel corso dei quattro decenni seguenti.

La mostra comincia negli spazi del Cortile e del Salone, dove sono presentate una ventina di sculture – tra le quali: gli Scettri e le Rive dei mari (1987-1988), la Rotativa di Babilonia (1991) le Aste cielari (1978-1980) e i Cippi (1983-1984) – divise in due allestimenti ispirati ai display più sperimentali delle mostre presentate da Pomodoro tra gli anni Ottanta e Novanta. Forte dell’esperienza teatrale, che nel percorso artistico di Pomodoro conosce un momento di grande slancio proprio nel corso degli anni Ottanta, l’artista studia aggregazioni o dialoghi di sculture con lo scopo di restituire la suggestione di ambienti insieme concreti e ideali – come il Mediterraneo e l’Egitto, con tutto il loro portato di materialità e storie – in un «modo unitario di visione».

La mostra prosegue nello spazio della Progettazione, dedicato a un gruppo molto particolare di opere, riunite dall’artista sotto il nome di Progetti visionari. Si tratta di «luoghi ideali» o «utopie totali», visioni sperimentali nelle quali l’interpretazione poetica di un archetipo ambientale o architetturale assume la forma di veri e propri ambienti sculturali, a volte realizzati e a volte solamente immaginati, ma sempre fortemente caricati in senso metaforico. Il percorso si snoda tra i modelli dei Progetti più rappresentativi – come il Nuovo cimitero di Urbino (1973), The Pietrarubbia Group (1975) e la Tenda fortilizio (1975-1980) – accostati a disegni, grafiche e bacheche di materiali d’archivio, utili ad approfondire e esplorare trasversalmente i temi di ricerca dell’artista. La mostra si conclude con il progetto dell’Ingresso nel labirinto (1995-2011), il più recente environnement nel quale Pomodoro riprende e rielabora nuovamente la sua ricerca attorno ai temi di luogo, memoria e visione.

Contestualmente a Open Studio #4 ripartono dal 4 ottobre anche le visite e i Laboratori nello studio Arnaldo Pomodoro.

Il Dipartimento Educativo di Fondazione Arnaldo Pomodoro nasce nel 2007 per volontà dell’artista stesso, con l’intento di favorire l’approccio alle dinamiche dell’arte contemporanea dal punto di vista della creazione, della fruizione e dell’esperienza diretta dell’opera. Aprire le porte dello Studio Arnaldo Pomodoro significa sperimentare le stesse tecniche utilizzate dall’artista nella sua pratica per trasmettere l’idea di «consapevolezza dell’essere artista» e di «bottega d’artista», intendendo mostrare come il pensiero passi attraverso l’uso delle mani.

“Ho sempre sentito la necessità di un coinvolgimento concreto dal punto di vista sociale: uscire dal proprio studio, dove si lavora e si è protetti, non è una facoltà: è un dovere. Il compito dello scultore è quello di mettersi in gioco e coinvolgersi con il tessuto urbano della città, facendo sentire l’importanza pubblica di tutta l’arte, non solo della propria” — Arnaldo Pomodoro.

L’offerta educativa prevede lo svolgimento di visite e laboratori a partire dalle tecniche artistiche e dalle riflessioni derivate dalle tematiche affrontate nelle mostre del ciclo Open Studio allestite negli spazi dello Studio del Maestro ma anche nei diversi luoghi in cui è possibile esplorare il lavoro dell’artista.