I vigneti del Lazio, un gusto monumentale

La regione della Capitale si racconta a Vinitaly.
I vigneti del Lazio, un gusto monumentale

Quasi 20 mila ettari vitati, oltre 700.000 ettolitri di produzione totale, la più gran parte fatta da vini bianchi, oltre il 70%, e circa il 26% tra rossi e rosati. Roma e provincia sul podio delle province più produttive, con l’area dei Castelli Romani tra le più vocate con tanto di Doc che la rappresenta, seguita a ruota da Latina e Viterbo. Territorio dove hanno coltivato il vino gli Etruschi, i Latini, gli antichi Romani.

Il vino della Capitale potremmo dire e allora alla Fiera più importante in assoluto sullo scenario mondiale quale è Vinitaly non si poteva che scegliere un concept all’altezza per il nuovo padiglione che rappresenta il Lazio alla 57° edizione dal 6 al 9 aprile 2025.

LAZIO MONUMENTAL TASTE. Un gusto monumentale tra storia e cultura enologica e spinte innovative alla ricerca di una nuova composizione. Una regione che ha attraversato momenti di penombra e che da qualche anno ha acceso i riflettori su una produzione di pregio in tanti territori e con tanti vitigni diversi ma che forse ha sofferto di una certa difficoltà o lentezza a fare sistema a creare una identità plurale. Eccoci allora scoprire quella che invece sarà la casa comune delle eccellenze regionali voluta da Regione Lazio e Arsial e firmata Westway Architects muovendosi tra l’ispirazione storica della citazione degli antichi acquedotti e il segno contemporaneo.

Un padiglione di circa 2500 mq articolato su due livelli e dall’impatto scenografico.

Aziende, Istituzioni e partner tra cui la Fondazione Italiana Sommelier, al primo livello, e un’area per attività come masterclass e degustazioni al secondo, oltre alla sala stampa. Protagoniste oltre 59 aziende vitivinicole e 3 consorzi di tutela: Roma DOC, Cesanese del Piglio DOCG e Frascati.

Tra le aziende presenti, a testimoniare la vivacità e la ricchezza del comparto, anche due brand specializzati nella produzione di spirits, espressione dell’arte della distillazione laziale. Osservando più da vicino il terroir e la filiera troviamo: 3 DOCG, 27 DOC, 6 IGT e 37 vitigni autoctoni, un patrimonio nel quale si riversa l’attività di una filiera che conta 18.000 ettari di superficie vitata, oltre 400 cantine attive e una produzione nella vendemmia 2024 di 730.000 ettolitri di vino (+ 64% rispetto al 2023) con una forte prevalenza di bianchi (74% del prodotto) sui rossi (26%). Al 15% invece la percentuale del biologico.

Ricco e articolato il programma della Fiera con l’obiettivo di coinvolgere operatori ma anche wine lovers. Cuore pulsante l’area ristorante “stellata”, firmata Marco Bottega (Aminta Resort – Genazzano/RM – 1 stella Michelin) che curerà i menu tematici. Ad aprire il percorso gastronomico, il 6 aprile sarà Doriano Perciballi, giovane chef dei Castelli Romani (La Locanda Dorica – Velletri/RM), con la sua lettura del territorio e il pairing curato da FIS.

Giornata che si chiude con il Pinsa Party: un evento dinamico che animerà il padiglione, la sera del 6 aprile, tra stand aperti, vini del Lazio e la vera Pinsa Roma. Per appassionati decisi ad entrare in profondità nell’universo enoico laziale FIS cura il percorso enologico composto da otto masterclass blind tasting, dove saranno rappresentate tutte le aziende presenti e tre masterclass dedicate ai tre Consorzi partecipanti.

La masterclass curata Gambero Rosso invece è dedicata ai vini “Tre Bicchieri” della regione inclusi nella collettiva; Gambero Rosso, entrato quest’anno tra le partnership del Lazio a Vinitaly, valorizzerà anche le ricette degli chef e gli abbinamenti con contenuti social “ad hoc”, garantendo anche una copertura quotidiana su “Vinitaly Daily”.

A questo punto non resta che partire, prima per Verona e al ritorno per un tour enologico del Lazio attraverso vigneti e cantine, e poi a tavola.

Laura Ruggieri