Una scoperta che, non solo mette in luce la lunga vita di un modello rarissimo, ma anche la passione e la dedizione di coloro che l’hanno posseduta e restaurata.
La 166 Inter, con numero di serie 007-S, è la quarta vettura stradale prodotta dalla Ferrari, uscita dagli stabilimenti di Maranello quando la casa automobilistica aveva appena due anni di vita. Parte di una serie limitata, con soli 37 esemplari prodotti fino al 1950, questa vettura rappresenta una pietra miliare nella storia del Cavallino Rampante.
Curiosamente, la numerazione delle prime Ferrari segue una tradizione secondo cui le vetture stradali ricevono numeri dispari e quelle da corsa numeri pari. Ad oggi, le prime due vetture con numeri di serie 001 e 003 sono andate perdute, mentre la 005 si trova esposta al Museo Ferrari di Maranello.
La 166 Inter ha mantenuto la sua importanza storica grazie alla sua partecipazione ad eventi leggendari, come la Mille Miglia del 1952, dove fu guidata dal pilota Pietro Barbetti classificandosi al 20° posto. Un risultato prestigioso che le ha assicurato un posto nell’immaginario collettivo degli appassionati di motori. Ma andiamo allora a ripercorrere il suo viaggio e la sua storia.
La 116 Inter non ha avuto vita facile. Dopo aver cambiato diversi proprietari, l’auto ha affrontato una serie di peripezie che l’hanno portata a viaggiare per il mondo, fino ad arrivare in Nuova Zelanda. Il viaggio è iniziato nel 1953, quando la vettura ha subìto un incidente mentre alla guida c’era Henry Bartecchi, capitano dell’esercito americano. Riparata nel 1954 presso la celebre Carrozzeria Touring di Milano, è stata poi spedita negli Stati Uniti all’indirizzo del nuovo proprietario, l’avvocato Bob McKinsey.
Purtroppo, il restauro si è rivelato più difficile del previsto e la Ferrari è rimasta in stato di abbandono per circa due anni. Successivamente, nel 1956, Thomas Wiggins la acquista e comincia il lungo percorso per riportarla al suo antico splendore, ma senza la carrozzeria originale. L’auto è rimasta incompleta per 15 anni, fino a quando Wiggins ha trovato una carrozzeria coupé degli Stabilimenti Farina, anche questa bisognosa di restauri. Il progetto si è fermato nuovamente per altri 23 anni, finché nel 1994 Wiggins ha deciso di abbandonare definitivamente l’impresa.
La svolta nella storia della 166 Inter è arrivata quando la vettura è stata acquistata da Amanda e suo marito Phips, una coppia di appassionati ferraristi.
Dopo il loro trasferimento in Nuova Zelanda, hanno trovato la Ferrari in vendita e, dopo sei mesi di intense trattative, sono riusciti ad ottenere tutti i pezzi necessari per il restauro. Questo lavoro di amore e dedizione si è concluso nel 1997, in occasione del cinquantesimo anniversario della Ferrari.
In quell’anno, la vettura è stata riportata in Italia per le celebrazioni ufficiali, proprio per riaffermare la sua esistenza nel catalogo mondiale. Oggi, la Ferrari 166 Inter del 1948 non è solo un raro oggetto da collezione, ma una vera e propria testimonianza vivente della storia del marchio emiliano. Da quando il restauro è stato completato, l’auto ha percorso oltre 50.000 chilometri ed è ancora regolarmente guidata.
ll ritrovamento e il restauro di questa vettura non rappresentano solo un successo meccanico, ma raccontano anche la storia di una comunità di appassionati che, con dedizione e passione, ha mantenuto viva l’eredità del Cavallino Rampante. La storia della 166 Inter dimostra come una Ferrari, anche a migliaia di chilometri dalla sua terra d’origine, possa continuare ad incarnare lo spirito di eccellenza e di avventura che ha reso il marchio della rossa famoso in tutto il mondo.
Foto dal sito ufficiale Ferrari