Circiello ha iniziato la sua carriera nel settore alberghiero, lavorando in vari hotel di lusso a Roma, tra cui l’Hotel Lord Byron, e all’estero in rinomati ristoranti come Au Crocodile a Strasburgo, un ristorante con tre stelle Michelin. Successivamente, ha combinato il suo talento culinario con un forte impegno nella divulgazione di una corretta alimentazione, diventando consulente per numerose aziende e partecipando a eventi patrocinati da istituzioni come la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Assemblea Capitolina. Circiello è intervenuto durante l’ultimo meeting organizzato da Aepi e dedicato alle eccellenze Made in Italy tenutosi a Roma. Nel suo intervento ha parlato di cibo di qualità italiano e dei prodotti enogastronomici del bel Paese. Noi l’abbiamo interpellato privatamente su alcune questioni non solo legate alle eccellenze gastronomiche Made in Italy, ma anche per esprimere un giudizio sulla candidatura della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’Unesco.
Alessandro, tu operi molto all’estero per la promozione del nostro patrimonio gastronomico. Come è visto il cibo italiano di qualità oltre confine?
All’estero il cibo italiano viene molto apprezzato. Viene apprezzato ma dopotutto è normale che sia così: perché i nostri prodotti sono genuini, buoni, saporiti, diversi da tutti gli altri, oltre a essere anche salubre, quando lavorato con gli giusti accorgimenti. Quindi mettendo insieme tutte queste cose, in primis il gusto di quel prodotto, si riesce a veicolarlo a comunicarlo al meglio. Devo dire comunque come anche in Italia sia molto apprezzato il Made in Italy. Chiaramente un prodotto d’eccellenza può avere dei costi più alti rispetto alla media, ma comunque tutto è giustificato dalla qualità, nonché dalla sua bontà. Si parla di frutta, verdura, vegetali, legumi, che testimoniano anche una grande nostra biodiversità.
È un grande momento quello attuale per la cucina italiana. Reputi che l’ultimo decennio sia stato il migliore per la nostra cucina, per come viene comunicata e percepita?
Sicuramente è un grande momento per noi. Abbiamo i migliori prodotti, il mondo ce li invidia, così come abbiamo una cucina di qualità e genuinità assolute. Quindi da questo punto di vista riusciamo a fare la differenza.
Come Federazione Italiana Cuochi siete molto attivi sulla promozione della nostra cucina all’estero. Quali sono obiettivi futuri anche in relazione alla candidatura Unesco?
In questi mesi abbiamo fatto già 6 iniziative per la promozione della candidatura Unesco. Alla fine in questa lista ci sono già cucine internazionali come quella messicana, vietnamita e francese. Tutte cucine buone, peculiari, quindi perché non può esserci anche la nostra? Quella italiana ancora manca in questa lista quindi è importante ottenere il riconoscimento anche perché in questo modo si riesce a promuovere il nostro turismo, fortemente legato all’enogastronomia e alla sana alimentazione.
Il cibo infatti riesce a rivelarsi un grande veicolo turistico. Può essere l’arma in più per l’indotto economico?
Il prodotto italiano è sicuramente un ottimo volano per il turismo enogastronomico. E come tale fa bene sia ai ristoranti sia più in generale alla nostra economia, oltre a supportare i produttori delle nostre eccellenze.