Curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, la mostra offre un viaggio esaltante nell’era del Neoclassicismo, celebrando le opere di Antonio Canova, uno dei massimi esponenti di questo movimento artistico. «L’idea di questa mostra – spiega Vittorio Sgarbi – non è tanto l’influenza dell’arte di Canova sugli artisti lucchesi, ma una consonanza in luoghi lontani e senza condizionamenti reciproci di due artisti fondamentali: Pompeo Batoni e Antonio Canova. In entrambi agisce un profondo sentimento di nostalgia. È la memoria dell’antico che si fa mito, una forte, inarrestabile tensione, che rappresenta lo spirito stesso del gusto neoclassico. Il dialogo tra le sculture di Antonio Canova e i dipinti dei pittori lucchesi indica un sentire comune. L’esperienza romana è fondamentale per Canova e procede, con analoghe esperienze ed emozioni, in parallelo con quella del lucchese Bernardino Nocchi.»
Il pezzo forte dell’esposizione sono le “12 meravigliose teste di gesso” del Canova, opere inedite che vedono la luce per la prima volta davanti al grande pubblico. Queste sculture, emerse nella Villa Canal alla Gherla, rappresentano un tesoro artistico di inestimabile valore, che riflette la maestria e l’innata capacità di Canova di catturare la grazia e la bellezza ideale. Ogni testa, con la sua unicità e finezza, testimonia la continua ricerca di Canova verso l’ideale di bellezza classica, un tema centrale del Neoclassicismo. «Queste dodici teste ideali – spiega Sgarbi – sono un segmento autonomo, staccato, dell’universo della Gypsotheca di Possagno, un satellite che si ricompone quasi a coronamento delle appena concluse celebrazioni per il secondo centenario della morte di Canova. La collezione, dopo questo primo approdo a Lucca, grazie al contributo e al progetto di Banca Ifis, potrà rappresentare Canova nel mondo».
Antonio Canova è icona universale del nuovo classicismo e, compiendo esperienze decisive, tecniche e intellettuali, è divenuto il massimo esponente di un’arte, la scultura, cui il Neoclassicismo restituisce il primato già esercitato agli albori del Rinascimento. Nel suo processo creativo un significato di tutto rilievo è dato dai modelli in gesso a dimensione reale che costituiscono il momento di passaggio tra una prima fase ideativa e la vera e propria realizzazione della scultura in marmo. Il gesso è, nell’atto del concepimento dell’artista, il momento fragile e variabile del sentire il corpo della scultura. È la fase più intima e autentica della sua creazione artistica.
In mostra numerose opere tra dipinti e le più significative sculture provenienti dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, dove si preserva l’importante testimonianza della produzione artistica del grande maestro.
Tra le eccezionalità dell’iniziativa vi è anche il restauro di una delle più iconiche sculture di Possagno, Le Grazie, oggetto di un significativo intervento sostenuto da Contemplazioni in occasione dell’esposizione.
La mostra non è solo un omaggio a Canova, ma anche un dialogo tra le sue opere e quelle di altri importanti artisti neoclassici e romantici. Tra questi, figure di spicco come Pompeo Batoni, Bernardino Nocchi, Stefano Tofanelli, Francisco Goya e Francesco Hayez. Le loro opere, confrontate con quelle di Canova, creano un affascinante viaggio attraverso differenti interpretazioni della bellezza, dell’armonia e dell’idealismo che hanno caratterizzato l’epoca.
Di Franco Ulpi