La cultura e la comunicazione come pilastri fondamentali per costruire un ponte ideale e solido tra il mondo arabo e quello occidentale: ecco l’ispirazione e il valore alla base del progetto editoriale “Arabesc”, portato avanti da Naman Tarcha, giornalista, conduttore e reporter tv di origine siriana, insieme al collega Sebastiano Depperu. Il magazine, che sfrutta una visione moderna e pop, ha il primato di essere la prima rivista digitale in lingua italiana dedicata completamente all’universo arabo. Di questo innovativo e ambizioso strumento di comunicazione e informazione e di molto altro abbiamo parlato con Naman Tarcha, italiano d’adozione e profondo e appassionato conoscitore del Medio Oriente e del mondo arabo.
Naman Tarcha, giornalista, reporter e presentatore, siriano di nascita, trova in Italia la sua patria d’adozione. Come descriverebbe la sua esperienza professionale e il suo percorso umano? Quali sono i valori fondamentali in cui si riconosce e che desidera portare avanti attraverso il suo lavoro?
Quello che sono oggi è determinato anche dai luoghi, dalle persone che ho incontrato e dalle esperienze umane e lavorative vissute. Mi considero molto fortunato, perché sono nato e cresciuto in Siria, Culla della Civiltà, educato all’accoglienza, alla diversità e alla gioia di vivere, poi ho scelto di studiare e vivere in Italia, il Paese più bello al mondo. Appartenere a due mondi non è sempre facile, perché vieni spesso guardato con sospetto, e non nascondo che non è stato facile trovare il mio spazio professionale, ma alla fine sono riuscito con un po’ di fortuna e tanto impegno a essere un mediatore tra due mondi.
Ho sempre pensato che il ruolo di un comunicatore è unire e non dividere, riavvicinare e non allontanare, e per farlo bisogna puntare alle cose positive, alle cose che ci accumunano, attraverso l’arte, la musica e la cultura, che sono linguaggi universali, forti e diretti, oltrepassano i confini e attraversano i muri e le barriere. Credo che la comunicazione e la diplomazia abbiano tante cose in comune e, in momento storico nel quale il nostro mondo sembra spaccato e frammentato, tra guerre, conflitti e catastrofi, abbiamo bisogno di più ambasciatori e meno di fomentatori di odio e divisioni. Sembra assurdo, ma arte, musica e cultura, oggi, sono le uniche cose che ci restano e ci mantengono ancora umani.
Insieme a Sebastiano Depperu avete ideato il web magazine “Arabesc”, la prima rivista online in lingua italiana dedicata al mondo arabo: come è nato e in che modo si è sviluppato questo progetto innovativo?
“Arabesc” è anche il riassunto di questo percorso. L’idea nasce anni fa, quando presentai una rubrica sulla musica araba all’interno del programma allora quotidiano del Caffè di RaiUno. Per la prima volta nella storia della tv italiana, parlando delle pop star arabe, sono andati in onda videoclip musicali arabi. Mi ricordo ancora la curiosità mista allo stupore, perfino tra gli addetti ai lavori: a un certo punto, tutti i presenti in studio, affascinati, ballavano su questi ritmi mediterranei. Tempo fa ho ideato e condotto su una emittente romana un programma radiofonico, intitolato “Sinbad Arab Rock”, dove ogni settimana presentavo e intervistavo una band rock araba, accolto con entusiasmo e curiosità dagli ascoltatori.
“Arabesc”: uno sguardo moderno e pop sul mondo arabo. La parola a Naman Tarcha, il giornalista siriano che ha lanciato il progetto insieme al collega Sebastiano Depperu
Occupandomi da sempre di mondo arabo, ho spesso notato tanta voglia di conoscere, capire e riscoprire questa realtà, con la quale l’Italia ha dei legami importanti, forti e radicati, a volte perfino sconosciuti, dai tanti imperatori romani di origine mediorientale, ai Papi siriani, ai Poeti arabo siciliani. Ma a questa esigenza, però, in un vuoto nel panorama culturale, mancava una risposta adeguata: necessitava il contenitore giusto e lo spazio adatto. Dall’amicizia alla collaborazione professionale la strada è breve: io e Sebastiano Depperu, collega e amico, che si occupa da anni di arte e spettacolo, abbiamo tante cose in comune, sarà che lui sembra siriano e io sembro sardo, ma, soprattutto, abbiamo la stessa visione sull’importanza della cultura e dello spettacolo, come strumenti di dialogo tra i popoli, e abbiamo deciso di riunire le nostre forze e realizzare questo progetto.
La copertina del numero di febbraio 2023 di “Arabesc”
Come si articola la proposta editoriale di “Arabesc” e quali sono i suoi principali punti di forza?
Il nome del web magazine, oltre a far riferimento all’antica arte di decorazione ornamentale dell’Arabesco, è un nome composto da “Arab” ed “Esc”, dove “Esc” è il tasto del pc “Esci”. Far uscire le notizie è il primo obbiettivo di “Arabesc”, uno spazio online gratuito, dedicato a tutto ciò che gira intorno al mondo arabo, notizie di musica, arte e spettacolo, dentro e fuori l’Italia, divisi in cinque categorie: News, Spettacolo, LifeStyle, e Tempo libero, con interviste esclusive, oltre alle novità multimediali e ai video musicali.
“Arabesc” è un mondo colorato, giovane, ricco ed energico. Appunto stiamo parlando letteralmente di un Mondo, composto da tanti paesi, simili e diversi tra loro, una produzione artistica e culturale in continua mutazione, un mercato musicale enorme, vasta produzione televisiva e vera industria cinematografica. Abbiamo la possibilità di accedere a un’aerea di riferimento che è un terreno fertile, ma sconosciuto, una strada interessante ma poco battuta, e offrire notizie di prima mano, senza pregiudizi, in una indipendenza e libertà assoluta, contenuti diversi e curiosi, che trovano poco spazio nel panorama mediatico italiano, convogliate in un contenitore ampio, ricco e unico.
Con “Arabesc” si è raggiunto l’obiettivo ambizioso di raccontare il mondo arabo utilizzando una chiave inedita, più pop e coinvolgente. Come è stato possibile approdare a questo importante risultato?
Il mondo arabo, purtroppo, viene spesso dipinto con un’aura romanzata e fiabesca da “Mille e una notte”, relegato nel passato tra libri di storia, siti archeologici, e luoghi esotici. “Arabesc” nasce con l’obbiettivo di presentare un’immagine alternativa del mondo arabo, nuova, attuale e reale: proponendo notizie reali e storie vere, dando spazio e voce ad artisti e prodotti culturali e popolari, privilegiando un look moderno, bella grafica, testi brevi, linguaggio visivo con immagini e colori accattivanti, in stile pop. A volte basta un titolo o un’immagine per stimolare un cambiamento nella visione, per approdare a una differente, più realistica e autentica.
Quali sono i principali pregiudizi nei confronti della cultura araba e, in particolare, quali fra questi sono “duri” a morire? Come bisogna operare per riuscire a smontare dalle fondamenta un pregiudizio ben radicato?
“Arabesc” propone un’ immagine diversa, lontana dai luoghi comuni di un mondo arabo a volte sconosciuto e spesso ignorato, e che vada oltre le etichette e gli stereotipi contraddittori, che lo disegnano come ricco ma povero culturalmente, antico ma non moderno, conservatore ma non all’avanguardia. In un momento cruciale per i rapporti tra Medio Oriente ed Europa, vogliamo colmare una reale esigenza di superare una falsa narrazione sul mondo arabo e una informazione a tratti pigra e superficiale, che lo sconfina solo nelle emergenze e lo associa esclusivamente a conflitti, guerre e terrorismo. Il primo passo per superare questi pregiudizi è avere spazio, aprire gli occhi, curiosare, vedere, ascoltare e scoprire un nuovo mondo, diverso e affascinante, e una società giovane, varia e ricca di sfumature e bellezza, complessa e non binaria, in continua mutazione e trasformazione culturale.
Quali sono state le principali difficoltà affrontate nella realizzazione di un prodotto editoriale così originale?
Parlando chiaramente, esiste a volte una sorte di egocentrismo culturale e snobismo occidentale, per il quale tutto quello che si fa e si produce da questo lato è più importante, più interessante e prezioso di quello del resto del mondo. Questo si traduce anche negli spazi, quasi inesistenti, dedicati ad “altre culture” nei mass media e nella stampa. Infatti, la prima difficoltà è superare omertà, separazione e pregiudizi, suscitando interesse, catturando l’attenzione, e ottenere visibilità, nel settore della comunicazione culturale, già sofferente per quella nazionale, figuriamoci per una cultura altra, differente o diversa.
Essendo inoltre un progetto indipendente e autofinanziato, abbiamo puntato unicamente sulle nostre forze e capacità, tentando di coinvolgere direttamente il pubblico, attraverso il crowdfunding e le donazioni dirette, a sostegno del progetto, con la consapevolezza che ci vuole tempo e determinazione per portarlo avanti.
Il web offre un insieme di strumenti più duttili e adeguati per raccontare il mondo di oggi rispetto alla carta?
La disperata resistenza della carta stampata sicuramente non fermerà il cambiamento in atto, bisogna essere realisti, prepararsi e adeguarsi, andando verso l’innovazione e il futuro. Il web è un mare aperto, bisogna conoscerlo, allenarsi e saper navigare per raggiungere le proprie mete. L’uso di strumenti con molteplici e differenti linguaggi, sicuramente più diretti, facili e accessibili, lo rende più adatto al nostro mondo di oggi. Rispetto alla carta, cambiano sia il flusso di notizie e informazioni sia luoghi e tempi di lettura e accessibilità. La differenza, come sempre, la fa il contenuto, il linguaggio e la qualità.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del giornalismo digitale e quali azioni e strategie possono essere messe in campo per far evolvere il settore in maniera virtuosa?
Il mezzo e il contenuto vanno di pari passo e non basta averli, ma come vengono utilizzati stabilisce il successo. Uno dei vantaggi di sicuro è il cambio strutturale e metodologico del lavoro, più agile, snello e dinamico, l’aggiornamento continuo, ma anche l’ampliamento del bacino degli utenti, il raggiungimento di nuovi target, l’accessibilità veloce e senza limite di distanza, orario e luogo, i contatti semplificati e l’interazione diretta. Gli svantaggi invece potrebbero essere il sovraffollamento di spazi e contenuti con superficialità e poca attendibilità, la dispersione e il disorientamento degli utenti e la loro poca digitalizzazione. In tutto ciò, anche i social hanno un ruolo importante e diventano il primo contatto per raggiungere gli utenti, accendere la curiosità e attirare l’attenzione del pubblico: diventa indispensabile distinguersi, differenziarsi, offrire il meglio e trovare spazio in mezzo a tanta offerta.
Che tipo di riscontro sta avendo “Arabesc” da parte dei suoi lettori e in che modo il magazine riesce a favorire l’incremento del dialogo tra culture diverse?
Siamo facendo i primi passi, ma finora il riscontro è molto positivo e sorprendente. Sia dai lettori attenti, interessati e appassionati della cultura mediorientale, sia da quelli semplicemente curiosi e desiderosi di scoprire mondi nuovi, o alla ricerca di risposte, che spesso non vengono soddisfatte dai media mainstream. Tanto incoraggiamento anche da parte di lettori italo-arabi, che vedono finalmente la loro cultura d’origine rappresentata in modo nuovo, più bello e corretto. Una lettrice italo-araba mi mandò un messaggio ringraziandomi, perché avendo difficoltà a leggere l’arabo, “Arabesc” era diventato il suo punto di riferimento per informarsi su musica, tv e spettacolo arabo.
Il dialogo si basa prima di tutto sulla conoscenza reciproca, utilizzando un linguaggio comune, dove arte, musica e cultura sono la parte più vera, profonda e nobile dell’umanità. L’obiettivo principale è offrire uno spazio alla produzione artistica e culturale proveniente dal mondo arabo, stuzzicare la curiosità, superare i pregiudizi, scardinare i luoghi comuni e abbattere i muri dell’ignoranza e dell’indifferenza, offrendo gli strumenti e i mezzi necessari per conoscere, capire e avviare un dialogo costruttivo, dove, conoscendo l’altro, riusciamo a conoscere di più noi stessi.
Questo progetto editoriale può concretamente contribuire a costruire nuovi ponti e mettere in comunicazione e in una condizione di scambio il mondo arabo con quello occidentale: avete in programma delle iniziative che coinvolgano ancor più direttamente istituzioni e cittadini?
Il mondo arabo e l’Italia hanno tante cose in comune, più di quello che potrebbe sembrare. Si tratta di paesi con i quali l’Italia non solo ha avuto e mantenuto legami storici, per motivi sociali e geopolitici, ma è anche legata tutt’oggi con connessioni e contaminazioni, oltre a scambi culturali, commerciali e umani. Il Belpaese è stato tra i primi paesi ad avere costruito ponti e scambi, basti pensare a Radio Bari che cominciò a trasmettere in lingua araba nel lontano 1934. Oggi, con uno sguardo attento, si può notare che le cose purtroppo sono cambiate, tanti paesi europei sono molto più avanti di noi, diversi nostri vicini hanno perfino un network completamente in lingua araba, mentre in Italia difficilmente si trova un giornalista tv di origine araba per esempio. Abbiamo bisogno di riattivare queste connessioni e accendere i riflettori su quello che ci unisce. Dall’inizio abbiamo cercato di avviare contatti e costruire una rete ampia, mettendoci in contatto diretto con i centri di cultura italiani nei paesi arabi, che svolgono un’eccellente lavoro, ma anche con le varie ambasciate arabe in Italia e i loro centri culturali, per dare spazio ai loro eventi e alle loro iniziative artistiche. Abbiamo l’intenzione di rafforzare questa rete, con istituzioni, aziende e associazioni arabe e italiane, offrendo la nostra disponibilità a collaborare con loro, anche per sostenere e creare eventi ad hoc per promuovere e rafforzare il dialogo attivo tra le due sponde del Mediterraneo.
Elisabetta Pasca