Ho visto il nuovo film di Christopher Nolan e vi racconto di che si tratta.
In anteprima – quasi – mondiale, per via dell’uscita italiana, che anticipa di ben due settimane quella americana, esce la nuova fatica del regista e produttore di acclamatissimi – e complicatissimi – film come Memento, Inception e Interstellar.
Con questo film, prova ancora a togliere il sonno allo spettatore, forse sperando che vada a vederlo più volte, per capirlo.
Il segreto per comprendere la trama è tutto nella natura palindroma del titolo, “Tenet”, utilizzato dai protagonisti come una sorta di parola d’ordine, per comunicarsi tra di loro di “aver capito”.
Beati loro, verrebbe da dire…
La trama. Una tecnologia segretissima permette di riavvolgere il tempo mentre si sta ancora verificando, generando armi con un potente effetto sorpresa e dando la possibilità di modificare gli eventi in corso.
Un agente della CIA – John David Washington, figlio di Denzel, che riesce ad essere anche meno espressivo di Robert Pattinson – insegue un magnate russo senza scrupoli, in possesso del sistema per sfruttare questa tecnologia e che collabora con il “futuro”, per modificare il passato, con possibili effetti distruttivi.
Il nuovo film di Nolan risulta così un capolavoro di ingegneria narrativa, con trame che si incrociano, si scontrano e si annullano a vicenda, personaggi che lottano con il proprio alterego “in riavvolgimento” e un finale che in realtà risulta essere l’inizio.
Il difetto principale, è facile intuirlo, è costituito proprio dalla difficoltà di seguire gli eventi, comprenderli, collegarli tra di loro, in un’azione troppo spesso convulsa e confusa, in cui è complicato finanche riconoscere chi fa cosa (e quando).
Lo spiegone finale non è sufficiente a dare un senso a tutto e, alla fine, si resta con un enorme punto interrogativo stampato sulla fronte.
Nolan tenta di nuovo di codificare nel linguaggio cinematografico (hollywoodiano d’azione, per giunta) concetti fisici e filosofici estremamente complessi.
Il risultato è una trama confusionaria e necessariamente incompleta, intrinsecamente incapace di spiegare formule matematiche e teorie scientifiche di così grande complessità.