L’Italia sta per avviare la fase 2 dell’emergenza da COVID-19, a partire dal 4 maggio.
Una ripresa graduale da affrontare con prudenza, nel rispetto delle indicazioni del Governo, e con senso di responsabilità individuale, nella speranza che il virus rallenti ancora la sua corsa.
Non mancano le incertezze. La quotidianità deve ancora ‘convivere’ con l’insidioso virus. Nella persistente limitazione di libertà individuali e collettive, nel processo di ripresa, forse non breve, ognuno sarà di fronte a se stesso.
Registi della nostra vita, da dove partiremo? E come saranno le nostre città?
Intanto, tra luci e ombre, anche in tempo di pandemia, la stampa straniera elogia l’Italia.
Il giornale britannico ‘The Daily Telegraph’ ha di recente elencato ben 20 motivi per tornare in Italia. ‘Nessun altro Paese’, spiega, ‘ha tante ricchezze e una combinazione di arte, cultura, cibo, vino, moda, teatro, persone e paesaggi che non ha eguali e neppure una miscela così efficace di antico e moderno, bello e seducente’. E ancora: ‘Non si può amare un Paese senza amare la sua gente’, dice il giornale. E, con riferimento a Venezia, al 14° posto nella classifica del tabloid: ‘Il mondo sarebbe un luogo più povero senza di lei’.
Ricordando solo alcuni film:
‘Senso’(1954) diretto da Luchino Visconti, con Alida Valli e Farley Granger. Racconta l’amore di una contessa con un giovane ufficiale austriaco. La pellicola è ispirata all’omonima novella di Camillo Boito, pubblicata nel 1883. Numerosi furono i tagli della censura, anche per scene d’amore.
Il film ha inizio con una rappresentazione del ‘Trovatore’ alla Fenice, mostrando il teatro in tutto il suo splendore prima del devastante incendio del 29 gennaio 1996. Le riprese si sono rivelate molto utili per la ricostruzione della decorazione dei palchi e della cavea del teatro, andati distrutti.
‘Anonimo veneziano’ (1970) di Enrico Maria Salerno, con la collaborazione dello scrittore Giuseppe Berto, rappresenta un giorno da vivere con l’intensità di una vita. I protagonisti, Tony Musante e Florinda Bolkan, sono anime perdute in una triste e malinconica città lagunare, catturate da un amore che supera anche la morte, a Venezia, nell’eterno binomio di Eros e Thànatos.
La fotografia di Marcello Gatti e il concerto per oboe di Alessandro Marcello sono la colonna sonora di un amore straziante. Il film ebbe otto milioni di spettatori.
‘Morte a Venezia’ (1971) di Luchino Visconti, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann, racconta la storia drammatica del compositore Gustav von Aschenbach e del suo amore tormentato per un adolescente. Ambientato principalmente al Lido di Venezia, ritrae una Venezia triste, decadente, in cui scoppia un’epidemia mortale. Nel film, c’è l’angoscia di Venezia, città che muore.
‘Giordano Bruno’ (1973) racconta gli ultimi anni della vita del filosofo, dal 1592 fino all’uccisione nel 1600. E’ girato tra Palazzo Soranzo e il Monastero di San Giorgio Maggiore.
Vittorio de Sica gira il suo ultimo film ‘Il viaggio’ (1974), tratto da una novella di Pirandello e interpretato da Sophia Loren e Richard Burton, nell’antico Palazzo Dandolo. Acquistato all’inizio del XIX secolo dal friulano Giuseppe Dal Niel (soprannominato Danieli), il palazzo fu trasformato nel lussuoso hotel Danieli che ha ospitato anche Wolfgang Goethe, Richard Wagner e Honoré de Balzac.
‘Casanova’ (1976) di Federico Fellini, vincitore dell’Oscar per i migliori costumi, ritrae uno dei veneziani più famosi al mondo, il noto seduttore interpretato, dopo Fellini, nel 2005, dal regista Lasse Hallström.
Il film di Fellini, come si legge nel sito di Wikipedia, ‘è stato totalmente girato all’interno di Cinecittà, in cui furono ricreate l’atmosfera e le luci del XVIII secolo. Un’operazione opposta a quella fatta nel coevo Barry Lyndon di Stanley Kubrick, che invece fu girato totalmente in esterno. Fellini dichiarò: Kubrick ha dilatato il Settecento in inquadrature vastissime, io invece ho fatto l’operazione inversa: l’ho compresso in ambienti piccoli’.
Donald Sutherland fu l’attore prescelto da Fellini. ‘Un attore dalla faccia cancellata, vaga, acquatica, che fa venire in mente Venezia. Con quegli occhi celestini da neonato, Sutherland esprime bene l’idea di un Casanova incapace di riconoscere il valore delle cose e che esiste soltanto nelle immagini di sé riflesse nelle varie circostanze’, come spiegò il regista.
‘Le ali dell’amore’ è un film ambientato, nel 1910, dal regista Iain Softley. Nelle sale nel 1997, racconta la storia di una giovane londinese, interpretata da Helena Bonham Carter, innamorata di un giornalista squattrinato.
Tra le tante location veneziane, lo squero di San Trovaso, il Ponte della Pescheria, Campo Santa Maria Formosa, il Ponte della Salute e Campo dei Frari.
Casino Royale
Ambientato in molti Paesi, da Praga al Madagascar, Montenegro, Bahamas, le scene a Venezia sono al Sotoportego dell’erbaria, a due passi dal Ponte di Rialto, e nei palazzi del Canal Grande, Piazza San Marco, i campi di San Giacomo, di Santa Maria Formosa e dei Santi Giovanni e Paolo, e l’Arsenale. Nella finzione cinematografica, una casa del sedicesimo secolo fu fatta crollare grazie ad effetti speciali.
E, infine, al Lido di Venezia per la Biennale 2019, il regista Paolo Sorrentino – che avrebbe detto che per lui girare per il cinema o per la televisione non fa differenza – ha presentato la serie tv ‘The New Pope’. Un mese di riprese nello storico palazzo della contessa ChiaraDonà dalle Rose, dove risuona l’eco della battaglia di Leonardo Donà dalle Rose, doge della Serenissima nel 1606, contro le ingerenze del Vaticano su Venezia.
‘Venezia luogo comune della malinconia’, come ricorda Francesco De Gregori nella canzone ‘Miracolo a Venezia’. ‘Venezia sta sull’acqua, manda cattivo odore. La radio e i giornalisti dicono sempre: Venezia muore. Cadono tutte le stelle, si spengono ad una ad una. E sembrano caramelle che si sciolgono nella laguna. Cadono tutte le stelle e tu lasciale cadere. Lascia che si nascondano se non le vuoi vedere. Galleggiano i nostri cuori come isole per la via’.
Venezia set della nostra memoria. Insidiata dallo spopolamento, dall’oblio di sé, fragile nel suo rapporto con l’ambiente, alla ricerca della propria anima, nel dopo pandemia, rinascerà più affascinante di prima!
Elvira Frojo