Due gioielli architettonici come il Ninfeo di Diana e la Biblioteca degli appartamenti privati di Palazzo Doria Pamphilj aprono per la prima volta le porte al pubblico, a partire da sabato 14 dicembre, in occasione di Memorie#Tradimenti, l’ultima tappa della mostra itinerante che mette a confronto, sul tema del “tradimento”, l’arte contemporanea e la tradizione pittorica antica.
Ninfeo di Diana
Palazzo Doria Pamphilj è stato dimora di principi e principesse fin dal Seicento, quando Camillo Pamphilj volle ampliare la residenza con magnifiche sale, decorate e arredate di volta in volta secondo il gusto del principe padrone di casa. Il Ninfeo o Bagno di Diana, in particolare, è una sala da bagno-alcova pompeiana, commissionata nel 1840 e decorata a grottesche con una vasca-conchiglia dedicata alla Dea Diana, un regalo del principe Filippo Andrea alla moglie Mary Talbot. Nel 2015 il Bagno di Diana ha ospitato le creazioni di Valentino Haute Couture, per un evento privato, e ora sarà aperta gratuitamente al pubblico per Memorie#Tradimenti, la mostra organizzata dall’Associazione Genius Loci Floridi Doria Pamphilj, che vuole svelare il lato oscuro della memoria e della storia, quello dei tradimenti e dei travisamenti. Dopo le tappe nei castelli e nei borghi tra le Alpi e gli Appennini liguri, la mostra sarà esposta fino al 12 gennaio 2020 a Palazzo Doria Pamphilj.
Flavia Bigi – l’artista che vive e lavora fra Roma e Parigi – ha scelto di indagare il tema del tradimento attraverso un progetto dal titolo eloquente: “Traditur”, dove il gioco dei dadi incarna l’incertezza del destino umano in un universo esatto e matematico. Spiega l’artista: «Come la storia di una casata è legata a una serie di alleanze e tradimenti spesso imprevedibili, così i grandi dadi in marmo nero e bianco che recano incisi i simboli ispirati agli stemmi araldici delle famiglie coinvolte, si interfacciano e si confrontano in accostamenti inaspettati, suggerendo un intricato sistema di rimandi e collegamenti». Il gioco dei dadi riporta nel presente la storia del passato. Duplice è infatti il significato del termine “Traditur”: da un lato richiama il significato latino del verbo “tardo”, ossia tramandare, raccontare e dall’altro la parola evoca l’italiano “tradire” richiamando così la mostra “Memorie#Tradimenti” che gravita attorno all’avventurosa vita di Francesco Maria Della Rovere coinvolto in tre episodi di “tradimento” assieme alle famiglie Doria, Pamphilj e Floridi. Attraverso la serie gioviana dei ritratti degli illustri, realizzati con la tecnica della pictografia dalla Bottega Tifernate, vengono messi in risalto traditi e traditori eccellenti, protagonisti del Rinascimento: in base alla lettura delle vicende narrate, ognuno può essere visto come il tradito o il traditore, come la vittima o il carnefice.
MEMORIE#TRADIMENTI
La mostra, ideata e curata da Don Massimiliano Floridi, in collaborazione con il Trust Floridi Doria Pamphilj e la Fondazione Santa Francesca Romana, è dedicata a tre episodi familiari che gravitano attorno alla vita del duca di Urbino Francesco Maria Della Rovere che tra infanzia e maturità ebbe una delle esistenze più movimentate e altalenanti del Rinascimento perché coinvolto in ben tre episodi di “tradimento” assieme alle famiglie Doria, Pamphilj e Floridi, in tre differenti età della sua vita: la fanciullezza, la giovinezza e la maturità.
Il primo episodio riguarda Cesare Borgia che tradì il duca Guidobaldo da Montefeltro e il suo erede Francesco Maria Della Rovere, a quel tempo sotto la tutela di Andrea Doria. Il secondo concerne il Palazzo Doria Pamphilj a via del Corso che tra il 1507 e il 1601 fu la residenza romana dei Della Rovere. Il terzo tradimento coinvolse Lorenzo II de’ Medici, il “Duchetto” che rapì Orazio Floridi, ambasciatore di fiducia di Francesco Maria Della Rovere, per carpirgli segreti militari. All’epoca i tradimenti furono letti in chiave opposta: seppure con ammirazione, si considerò Andrea Doria traditore della fiducia del Borgia; Francesco Maria della Rovere delle aspettative dello zio, Papa Giulio II e, infine, insieme al suo ambasciatore Orazio Floridi, traditori di Papa Clemente VII durante il Sacco di Roma delle truppe imperiali.
I protagonisti delle vicende sono stati raffigurati nello stile artistico proprio del Rinascimento. Tra il 1537 e il 1540 Paolo Giovio allestì una collezione di ritratti di uomini illustri nella sua Villa nei pressi di Como. Questa raccolta fu fondamentale nella definizione dei canoni ritrattistici europei, le cui influenze si ritrovano sia nella collezione di Cosimo I de’ Medici, conservata presso la Galleria degli Uffizi, sia nella collezione Doria Pamphilj. Nel percorso espositivo i ritratti, realizzati con la tecnica della pictografia dalla Bottega Tifernate, rappresentano i traditi Andrea Doria, raffigurato come dio del mare dal Bronzino, Fazio Santoro e Orazio Floridi; i traditori Cesare Borgia e Lorenzo II de’ Medici; i Papi Alessandro VI, Giulio II e Clemente VII; gli storici Niccolò Machiavelli che raccontò la strage di Senigallia, Baldassare Castiglione e Francesco Guicciardini; infine Francesco Maria Della Rovere, rappresentato nelle vesti di condottiero da Tiziano.