Venerdì 8 novembre 2019 si apre al pubblico, nei prestigiosi spazi del Museo di PalazzoCipolla in via del Corso a Roma, la mostra retrospettiva antologica dal titolo“Corrado Cagli. Folgorazioni e Mutazioni”,dedicata alla vasta Opera del Maestro Corrado Cagli.
Buglione, 1971
L’esposizione è curata da Bruno Corà, storico e critico, Presidente della Fondazione Burri, in collaborazione con l’Archivio Cagli, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ed organizzata da Poema S.p.A. con il supporto di Comediarting. La mostra presenta un ampio repertorio di dipinti scelti oltre a un cospicuo corpus di disegni, sculture, bozzetti e costumi teatrali, arazzi e grafiche, per un totale di circa 200 opere provenienti da importanti istituzioni e prestigiose collezioni private. La mostra ricostruisce nella sua interezza la vasta attività creativa di uno dei maggiori protagonisti del dibattito artistico italiano e internazionale del XX secolo e riporta Cagli a Roma dopo la personale del ’99 tenutasi nelle sale della galleria Archivio Arco Farnese a cura di Fabio Benzi. Il percorso espositivo permette al pubblico la visione dei maggiori cicli pittorici realizzati dall’artista: dai primi lavori giovanili in maiolica a quelli realizzati a olio o con altre tecniche del periodo della Scuola Romana (1928 – 1938), dalle prove neometafisiche (1946 – 1947) elaborate a New York a gli studi sulla Quarta dimensione (1949), per poi passare ai Motivi cellulari (1949), alle Impronte dirette e indirette(1950), alle eteree Metamorfosi (1957 – 1968), alle Variazioni orfiche (1957), alla suggestiva ed enigmatica serie delle Carte (1958 – 1963) e infine concludere con le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta.
“Oggi l’arte di Cagli esige nuove riflessioni– spiega il curatore Bruno Corà– un nuovo dibattito sul linguaggio e il pensiero estetico di questo indiscusso Maestro del XX Secolo va aperto. Questo momento espositivo consentirà di indagare e di affermare, con i nuovi strumenti critici a disposizione, l’attualità della lezione di Cagli, la cui azione proteiforme non cessa mai di stupire e di esercitare stimoli ad artisti chiamando oggi a declinare i modi della sua incessante ricerca e dei suoi esiti più alti.”
Pescatore, 1930
Aggiunge il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro –Internazionale che promuove la mostra: “Già negli anni ’30 Cagli è una figura di spicco dell’arte italiana e rappresenta il Paese in rassegne internazionali prestigiose: da molti viene visto come esponente privilegiato di una via italiana alla modernità, alternativa al Futurismo da una parte e alla tradizionale arte del Novecento dall’altra. Successivamente, la condizione precaria e lo stile di vita nomade del periodo di esilio americano lo portano a produrre arte con quella che il saggista Raffaele Bedarida ha definito “schizofrenia stilistica”, cosa che ha reso i lavori di quel tempo assai “significativi a livello personale e non solo”.
Inoltre, una caratteristica fondamentale di Cagli è certamente lo sforzo continuo verso la contaminazione, cercando collaborazioni al di fuori dei confini di una singola disciplina: non solo con letterati ma anche con musicisti, architetti, matematici e molto altro. In questo senso, egli è un artista fortemente e incredibilmente contemporaneo, ed è importante, a mio avviso, ricordarne e riproporne oggi l’incessante, variegata e mai banale ricerca espressiva.”Nella mostra vengono posti in evidenza alcuni dei momenti iconici della pittura di Cagli, quali ad esempio quelli rivolti a dare una identità al “muralismo” italiano (parallelamente a Sironi) nella ricerca di “un’arte ciclica e polifonica”; per l’occasione sono riuniti alcuni dei pannelli costituenti il ciclo esposto e in parte censurato all’Esposizione Universale di Parigi del 1937.
Sono anche presenti alcune opere esposte nella mostra di rientro in Italia, dopo l’esilio americano, allo Studio d’Arte Palma nel 1947 che suscitò un’azione di contrasto degli artisti del gruppo Forma. Infine, in esposizione, oltre agli arazzi, alle opere plastiche, ai bozzetti architettonici della Fontana dello Zodiaco di Terni e a quelli del Monumento di Göttingen in Germania, si possono osservare altresì anche il monumentale cartone della pittura murale eseguita per la XXI Biennale di Venezia del 1938,Orfeo incanta le belve, e una sezione rilevante incentrata sull’attività di scenografo e costumista teatrale con un risalto dato all’esperienza newyorkese della Ballet Society insieme a George Balanchin.