Foto Cristian Sordini
Che il Festival di Spoleto volesse affermare il suo status di grande evento culturale a livello internazionale lo si era capito quando David Lachapelle, importante fotografo americano apprezzato in tutto il mondo, aveva messo la firma sulla locandina della manifestazione. L’edizione 2019 di quello che è anche conosciuto come Festival dei 2Mondi vedrà, tra gli altri ospiti, anche la partecipazione dell’attuale fenomeno della musica pop italiana, quel Mahmood che pochi mesi fa vinse da outsider Sanremo e che lo scorso maggio ha sfiorato la prima piazza all’Eurovision. Tra i grandi ospiti attesi alla 62esima edizione del Festival, oltre al cantante, anche la ballerina Eleonora Abbagnato (étoile dell’Opéra di Parigi), protagonista in apertura della kermesse.
L’Umbria, in particolar modo nel periodo estivo, diventa casa di numerosi turisti stranieri che decidono di passare tra le colline della regione le loro vacanze. Anche per questo ogni edizione del Festival di Spoleto è caratterizzata da una grande percentuale di pubblico internazionale. In questi 62 anni la manifestazione si è affermata come una delle maggiori nel suo genere a livello italiano prima e globale poi. In particolare, la dimensione di un centro storico raccolto e a misura d’uomo fu decisiva per la scelta di Gian Carlo Menotti (compositore e librettista) di fondare qui il festival nel lontano 1958.
Il direttore artistico del Festival Giorgio Ferrara. Ph: Maria Laura Antonelli
Dal 2007 le redini del Festival di Spoleto sono tenute da Giorgio Ferrara. Il direttore artistico, che rimarrà in carica fino al 2020, ha dato una nuova sterzata alla kermesse riuscendo a farla diventare un place to be per tutti gli amanti della musica, del teatro e dell’arte in generale. Sotto la sua direzione il festival è cresciuto sia per quanto riguarda gli eventi offerti, per i grandi ospiti protagonisti che per i sempre più numerosi biglietti “strappati” (circa 70.000 per edizione).
Alla vigilia della partenza della manifestazione abbiamo parlato con Giorgio Ferrara dell’edizione attualmente in corso nel cuore dell’Umbria. Un’edizione accompagnata, come ricorda la locandina del festival, dal claim “Oceans of Inspirations”. Su queste ispirazioni, e su molto altro, Giorgio Ferrara ci ha aperto il sipario spoletino.
Siamo giunti alla 12esima edizione sotto la sua direzione artistica: un bilancio personale di questo periodo?
Il mio bilancio non può che essere pienamente positivo. Nel 2008 il Festival di Spoleto mi fu letteralmente “affidato”, come qualcosa di prezioso da curare e riabilitare agli occhi del mondo. Riportarlo agli antichi splendori è stata una sfida ardua, ma di grande soddisfazione. Le azioni e le strategie messe in atto, nel tempo ci hanno dato ragione, a dispetto della grave crisi in cui il Paese versa da anni. I risultati positivi negli undici anni trascorsi si sono evidenziati, oltre che nel successo dei numeri, anche nel fondamentale recupero delle relazioni con le istituzioni pubbliche, con i privati, con i media. In un clima di ritrovata fiducia, il Festival ha riconquistato e consolidato la sua immagine e si è riaffermato come evento di punta del panorama culturale mondiale.
Il Festival è arrivato alla 62esima edizione: quale crede sia il segreto della sua longevità?
Il Festival dei Due Mondi ha sempre avuto una marcia in più fin dalla sua nascita. L’intuizione sulla base della quale aveva preso vita era già all’epoca straordinariamente evoluta rispetto al contesto generale, sia sul piano dell’attitudine all’internazionalità, sia su quello dell’attenzione alle diverse discipline artistiche. Ed è stato proprio il Festival dei Due Mondi che, grazie al suo sguardo aperto sul mondo e a una programmazione multidisciplinare sempre di altissimo livello, è divenuto negli anni il punto di riferimento delle grandi eccellenze, il luogo d’incontro e di scambio della cultura internazionale, e quindi, prima degli altri, fonte d’ispirazione per molti eventi analoghi nati successivamente in Italia e all’estero. Direi che proprio “grande contemporaneità nel segno della grande tradizione” può essere considerata la formula del successo della manifestazione.
Nella foto il sindaco Umberto De Augustinis, il direttore Giorgio Ferrara e Maria Teresa Venturini Fendi. Ph: Maria Laura Antonelli
Spoleto per quasi tre settimane sarà al centro del mondo artistico: che aspettative ha per il Festival 2019?
Mi auguro che il pubblico continui a darci la sua attenzione e ad apprezzare la qualità della programmazione come ha dimostrato di fare in tutti questi anni. La partecipazione, il calore, i teatri pieni, attori e spettatori protagonisti insieme… perché la fantastica peculiarità di questo Festival è proprio questa: non c’è confine tra la vita quotidiana e la creazione.
Il claim che avete ideato è “Ocean of Inspirations”, a cosa vi ispirate per creare annualmente un Festival sempre nuovo e cosa volete ispirare al pubblico che partecipa?
Ogni anno cerco di creare un progetto culturale che unisca idealmente gli splendidi spazi scenografici di Spoleto attraverso una programmazione multidisciplinare in cui le quattro Arti dello spettacolo possano convergere in un linguaggio universale che non conosce confini. Teatro, Opera, Musica, Danza interagiscono in un flusso reciproco e continuo di emozioni, forza e bellezza. Ho voluto spingere una innovativa e moderna idea di teatro capace di dialogare con tutte le culture del mondo e rivolgersi anche a una platea internazionale. Nella mia visione, il “Festival” è un “luogo”, in cui il pubblico può accedere al maggior numero di esperienze artistiche possibili, una immersione nella cultura e nell’eccellenza, con un’ offerta trasversale che deve poter essere fruibile dalle persone più diverse e di ogni fascia d’età. Soprattutto mi piace sorprendere il pubblico. Sorprendere mi pare la più bella sfida dell’arte.
Come sempre ci saranno molti ospiti internazionali. È ormai un festival non solo aperto ai due mondi bensì a tutto il globo…
È proprio così. Il Festival negli ultimi anni ha aperto sempre di più le sue virtuali frontiere a spettacoli e progetti artistici da tutto il mondo. È stato un processo direi spontaneo, inevitabile, al passo con i tempi. I “Due Mondi” sono divenuti oggi i “molti mondi” che necessariamente dialogano fra di loro. Un confronto, sul palcoscenico, fra le grandi arti della scena, ogni anno fra storie e sguardi diversi, per confermare quel carattere inimitabile, l’appeal originale e il prestigio di un grande rendez-vous internazionale. Oggi il Festival di Spoleto è “palcoscenico del mondo”.
Per concludere, cosa vuole dire per invitare il pubblico a partecipare al Festival?
Quest’anno mi sembra proprio il caso di dire: “Lasciatevi ispirare, lasciatevi sorprendere. Vi aspettiamo fino al 14 luglio”.
Alessandro Creta
Cover ph: Cristian Sordini