Nel corso della storia della musica occidentale, la “missa defunctorum” ha costituito uno dei banchi di prova sul quale si sono cimentati i più grandi compositori. Assecondando i gusti e le tendenze di ogni epoca, questo genere musicale è passato, gradualmente, da un utilizzo prettamente liturgico, sino a trasformarsi in un genere da concerto. Si pensi, ad esempio, ai risultati ottenuti da Verdi nel suo celebre Requiem, dove l’impegno vocale di soli, coro e dell’intera orchestra, difficilmente si adatterebbero ad una esecuzione liturgica.
Anche il “Requiem” di Gabriel Fauré (1845-1924), oggetto di una recentissima registrazione della Harmonia Mundi (1 CD, HMC 901771, 2019) si può inscrivere al genere di concerto, benché la sua prima versione fu composta nel 1892 per la chiesa parigina di Saint-Gervais. La prima stesura di questa messa da requiem è sicuramente intimista, e volta ad esaltare più la dimensione della speranza di vita dopo la morte, piuttosto che ricalcarne l’aspetto doloroso e drammatico. Da questi intenti, ne esce un capolavoro musicale di grande raffinatezza, caratterizzato da incredibili passaggi corali, solistici e orchestrali in cui è la dimensione discreta e pacata a primeggiare sull’idea della sofferenza.
In questa bellissima interpretazione diretta da Philippe Herreweghe, accompagnato dagli ensemble corali La Chapelle du Royale e il Collegium Vocale Gent, dall’Orchestre des Champs-Elysées, e dai due solisti Johannette Zomer (soprano) e Stephan Genz (baritono), è la versione del 1901 ad essere eseguita. In quell’anno, infatti, l’editore di Fauré chiese al compositore di creare una versione del Requiem per grande orchestra sinfonica destinata, per l’appunto, alle sale da concerto. Una revisione orchestrale che, comunque, non ha tolto nulla all’originale dimensione intimistica e lontana da ogni senso di angoscia che caratterizza questo Requiem e che Herreweghe riesce ad esaltare nella maniera più appropriata grazie ad interpreti di alto livello ed a una direzione estremamente sensibile.
Al Requiem, si accompagna l’ascolto della celebre Sinfonia in re minore di César Frank terminata di comporre nel 1888 ed eseguita a Parigi nel 1889. Un’opera che fu inizialmente mal recepita ma che, in seguito, conobbe grande successo di pubblico. La bacchetta di Herreweghe si muove, anche in questo contesto prettamente sinfonico-strumentale, con grande eleganza, esprimendo al meglio il linguaggio sinfonico di César Frank che si pone tra la grande tradizione sinfonica germanica e l’apertura verso i nuovi orizzonti del Novecento.
Franco Bruni