Per sottolineare gli errori del passato, ma anche per osservare sotto un’altra luce il contesto culturale e sociale attuale, cogliendone i possibili pericoli per scongiurarli attraverso risposte adeguate, Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e la Società Italiana di Psichiatria (SIP) hanno portato la mostra storica “Schedati, perseguitati e sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo” al Palazzo di Giustizia di Milano fino al 16 febbraio 2019. La mostra è visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 19.00 e il sabato dalle 8.30 alle 13.00.
Partita nel gennaio 2014 nel Parlamento tedesco a Berlino e proseguita in tutto il mondo per città come Vienna, Londra, Osaka, Toronto e Città del Capo con oltre 340.000 visitatori, la mostra, ideata dalla Società Tedesca di Psichiatria, Psicoterapia e Psicosomatica (DGPPN) in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei Assassinati d’Europa e la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino, è arrivata in Italia lo scorso anno. Ha già toccato le città di Roma, Bolzano, Trento, Collegno (TO) e Cagliari grazie all’adattamento realizzato dal “Network europeo per la ricerca e la formazione in psichiatria psicodinamica” (Netforpp) ed è stata arricchita di una sezione tutta italiana curata dalla SIP, dedicata alla condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali.
Tra il 1939 e il 1945 più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso. Anche la Società Italiana di Psichiatria sostenne posizioni razziste e appoggiò le leggi razziali. In Italia, infatti, tra il 1943 e la fine della guerra, si verificarono ripetuti episodi di “prelevamento” dei pazienti ebrei dagli ospedali psichiatrici per essere portati in campi di concentramento e uccisi. Per molto tempo fu steso un velo di silenzio su queste persecuzioni.
La mostra è organizzata in due sezioni: quella tedesca ripercorre le tappe della persecuzione dei malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo, mentre la sezione italiana a cura della SIP, denominata “Malati, manicomi e psichiatri in Italia – dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale”, illustra la condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali grazie a testimonianze e reperti storici per restituire alle persone colpite quella individualità che gli autori dei crimini volevano cancellare.