Val di Sole: ad un passo dal cielo tra mele e formaggi

Val di Sole: ad un passo dal cielo tra mele e formaggi

Ospitalità, sorriso e accoglienza: le parole chiave della gente che popola questo territorio a due passi da Svizzera e Austria e “dirimpettaio” del Parco Nazionale dello Stelvio.

Essere in Val di Sole

Non inganni il nome, che potrebbe far cadere in errore chi non è del luogo. “Val di Sole” non ha niente a che vedere con la nostra stella, l’etimologia del termine infatti proviene direttamente dalla tradizione celtica. Un dio di questa popolazione nordica (che insediava il territorio nel III-II sec. a.C.), chiamato Sulis e identificato poi dai romani con Minerva, regala il nome a questa splendida terra, che alterna il verde di immense vallate al bianco delle cime innevate. E, alla fine, anche il sole riesce a farla da protagonista, illuminando un territorio dalla natura variegata, ricco di storia, tradizione, cultura.

La prima cosa che risalta appena messo piede in Val di Sole è l’odore di mele che rende l’aria più inebriante, quasi più frizzantina, sicuramente particolare per chi viene dalle grandi città. Impossibile, dopo tutto, il contrario, considerando che uno dei tratti peculiari del territorio è la massiccia coltivazione di questo frutto (la Melinda, infatti, raccoglie proprio qui la sua grande varietà di mele). Non si può affermare inoltre di aver mangiato lo strudel finché non assaggiate quello prodotto in loco: con ingredienti veramente a chilometro (anzi, a metro) zero, che regalano al dolce tipico trentino un sapore inconfondibile, non replicabile altrove. Mele non solo da mangiare: le spremute offrono dei succhi che, bevuti magari a colazione, vi faranno iniziare la giornata con la dolcezza e l’energia tipica di questa bevanda. Breakfast con strudel e succo di mela, e ci si appresta a uscire con la carica giusta, pronti a visitare le malghe che, dall’alto, dominano il territorio circostante.

Verso la cima

Non è sicuramente cosa semplice arrampicarsi fin sopra le malghe; se non siete autisti esperti meglio farsi accompagnare da qualche guida del luogo o, i più sportivi, possono indossare un paio di scarpe comode (o le ciaspole in caso di neve) per avvicinarsi alle cime delle montagne. Sappiate però che, percorrendo le strade che si inerpicano verso l’alto, non sarà strano incontrare sulla stretta carreggiata una mandria di mucche al pascolo, che vi scruteranno con fare piuttosto amletico. Dopo avervi scrutato un po’ si sposteranno, controvoglia ma gentilmente, facendovi passare, quasi perdonandovi per aver invaso quello che a tutti gli effetti è il loro territorio, la loro casa.

Una volta arrivati sulle malghe è impossibile non notare l’odore di formaggio che un produttore, svegliatosi di buon mattino, sta già lavorando da qualche ora, tramandando un rito che vive su queste montagne da generazioni e che è alla base della creazione di forme uniche nel loro genere. Qui chi produce formaggio vive quasi da eremita, isolandosi dall’inizio dell’estate sino a settembre inoltrato, custode e beneficiario di queste ricette, di questa tradizione che arricchisce e nobilita questi lembi di terra. Qui si producono pezzi in tiratura limitatissima, che vengono assaporati da fortunati acquirenti del luogo che, idealmente, con un pezzo di formaggio mettono nel piatto la loro terra, la loro cultura, rinnovando un patto non scritto con la propria identità e tradizione. Parliamo di formaggi dal sapore unico, deciso, dalla forte sostanza, figli di pascoli che popolano territori così elevati, prodotti da un processo e da una preparazione che sono veri e propri rituali.

Lavorazione del burro con formaggio di malga

Gesti ripetuti, mosse, temperature e strumenti: tutto fa parte della produzione di questo cibo, dalla mungitura del latte alla sistemazione su apposite mensole in cantine ben deumidificate, per far stagionare le forme secondo i precisi canoni richiesti. Il rituale della preparazione è solo in apparenza meccanico, ma rappresenta nella sua sostanza il tramandarsi di un’eredità che da generazioni vive e popola queste cime. Un’eredità che, incurante del passare del tempo, rimane fedele alle sue origini.

DOVE MANGIARE E DOVE DORMIRE

Per gustare i cibi della cultura trentina vi consigliamo “Alla Corte dei Toldi”, ristorante di Terzolas (TN) vincitore di una puntata di “Alessandro Borghese- 4 Ristoranti” che offre piatti sia della tradizione che rivisitati in chiave moderna.

Via dei Falidóni, 32, 38027 Terzolas TN
www.cortedeitoldi.it

A Terzolas può accogliervi per un soggiorno anche il moderno Agritur Anselmi, che offre ai suoi ospiti, oltre ad un pernottamento con vista montagne, anche cibi e bevande a base di mele di loro coltivazione e lavorazione. Soggiornando in strutture simili poi vi verrà anche rilasciata la Trentino Guest Card, che permette di viaggiare sui mezzi pubblici e visitare gratuitamente musei convenzionati nel territorio.

Via Roma, 7, 38027 Terzolas TN
www.agrituranselmi.com

Se volete invece un pasto ad alta quota, “arrampicatevi” fino ai 2047 metri per raggiungere il ristorante Malga Monte Sole, che vi accoglierà con piatti gustosi e genuini della tradizione della Val di Sole. Uno chalet ad un passo da cielo e con vista sul Parco Nazionale dello Stelvio, con camere disponibili per un soggiorno letteralmente “in mezzo alle nuvole”. Vi preoccupa però il viaggio fino ai 2000 metri? Su prenotazione lo chalet rende possibile il trasporto fino alla malga.

Località Monte Sole, Rabbi
www.malgamontesole.it

Cartina da scaricare della Val di Sole