Nato nel 1978 nella città dei gianduiotti, nel 2007, dopo trent’anni di attività, ha contratto un fruttuoso matrimonio culturale con Milano. L’idea alla base di questa iniziativa ambiziosa era chiara però fin dagli esordi: portare la musica colta fuori dai teatri e rivolgersi, una volta per tutte, al grande pubblico e non solo agli addetti ai lavori.
In origine l’offerta era quindi orientata soprattutto verso la musica classica e antica, ma si è andata espandendo verso una sempre più ampia varietà di generi, comprendendo concerti jazz, rock, di musica etnica e pop. Ha sviluppato inoltre uno spirito interdisciplinare e una capacità di rinnovarsi che sono diventati negli anni i suoi punti di forza. Dal 1982 ha dato vita a una serie di programmi monografici sui principali compositori contemporanei e dagli anni ’90, invece, a dei percorsi tematici incentrati sulla musica di un particolare paese: dal Giappone alla Turchia, dall’Iran ad Haiti.
Il fil rouge di questa edizione è la danza, declinata in tutte le sue forme e relazioni con la musica. Due mondi visceralmente uniti dalla notte dei tempi e sulla base dei quali è stato costruito il cartellone. Fa da apripista il balletto russo al Teatro Regio di Torino e poi al Teatro alla Scala di Milano, rispettivamente il 3 e 4 settembre. Seguono una serie di eventi, con una media di tre appuntamenti al giorno, fino al 19 settembre. Svariati concerti sono dedicati a danze specifiche, quali il valzer, le ballate trecentesche, il tango, le danze ungheresi e quelle spagnole.
Due date sono interamente riservate al canto: l’8 e il 9 settembre infatti sono i giorni dei cori, quindici in tutto, per un totale di dieci esibizioni tra i due capoluoghi. E non finisce qui, perché al termine delle due giornate gli ensemble corali si riuniranno per il MITO OPEN SINGING, nel quale è invitato a partecipare, cantando, anche il pubblico.
Un programma tanto ricco non poteva far difetto di concerti gratuiti, come quello dell’orchestra degli studenti dei Conservatori di Milano e Torino e tanti altri in varie location. Men che meno poteva essere ignorato il pubblico dei più piccoli con “I love you Tosca”, una rilettura del melodramma pucciniano per bambini, e il “Viaggio a piedi nudi” su musiche di Bach per i più piccini.
Da segnalare il “Concerto per casa Oz”, la performance del pianista del campo profughi di Yarmuk, alle porte di Damasco, Ahem Ahmad, il quale, dopo aver condiviso la sua esperienza di musicista-attivista, si esibirà al Conservatorio Giuseppe Verdi.
Pertanto questa rassegna si potrebbe definire come una manifestazione che abbatte le barriere e costruisce ponti tra luoghi, generi e generazioni. E un festival che supera lo spazio e il tempo non può che collocarsi nella dimensione del MiTo.
3-19 settembre
Beatrice Vecchiarelli