Nella provincia viterbese, nel grazioso borgo di Nepi ha luogo da quattro anni un festival dedicato alla figura di Alessandro Stradella che, qui, ebbe i suoi natali nel 1639. Un compositore, nonché cantante, che ci ha lasciato una mole incredibile di musica vocale e strumentale, ancora oggi per la maggior parte inedita. Grazie a decenni di studi condotti dalla musicologa americana Carolyn Gianturco e all’intraprendenza di Andrea De Carlo, direttore dell’Ensemble Mare Nostrum e ideatore/promotore di questo festival, la musica di Stradella è ritornata alla luce grazie anche ad una serie di registrazioni discografiche effettuate nell’ambito di un ambizioso programma, supportato dall’etichetta Arcana.
Nella cornice del duomo di Nepi ha avuto luogo, il 10 settembre 2016, il concerto inaugurale di questa IV stagione con l’esecuzione di un inedito oratorio di Stradella, la “Santa Pelagia”, a 4 voci e basso continuo. La storia ha per protagonista la danzatrice Pelagia (soprano) che attratta dalle lusinghe del Mondo (baritono), si abbandona inizialmente al pensiero dell’amore e delle gioie terrene per poi, con l’intervento del vescovo Nonno (tenore) e della Religione (controtenore), ritornare sui suoi passi e abbandonare ogni piacere terreno per ritirarsi, infine, in una grotta. Una trama piuttosto semplice, serrata, basata sulla contrapposizione dicotomica delle due coppie Pelagia/Mondo e Nonno/Religione, in un crescendo di contrasti dialogici tra i vari personaggi in cui Stradella mostra tutta la sua maestria nel connotare musicalmente i singoli personaggi, affidando brani dal carattere baldanzoso al Mondo, splendidamente interpretato da Sergio Foresti, ma non dimenticando di affidare bei momenti virtuosistici anche al personaggio di Pelagia interpretata da Roberta Mameli, e a Nonno affidato alla voce di Luca Cervoni. Ottima anche la voce del controtenore Raffaele Pè, nel ruolo di Religione, che ha avuto modo di far brillare il suo cui caldo colore e l’agilità vocale.
Trattandosi di un oratorio concepito per voci e basso continuo senza, dunque, un’orchestra propriamente detta, tutto si è giocato sulla scelta degli strumenti che di volta in volta hanno sostenuto al “continuo” i cantanti. Andrea De Carlo si è avvalso di un arciliuto, due tiorbe, un’arpa a tre ordini, un violoncello, una viola da gamba, un contrabbasso, un clavicembalo e l’organo: un organico di tutto rispetto che ha permesso al direttore di giocare sulle combinazioni dei colori dei vari strumenti, scelti secondo le atmosfere evocate dalla musica. Ricordo, in proposito, l’aria “Sono i crini aurati stami” di Pelagia, in cui interviene, in un delicatissimo equilibrio, la tiorba e l’organo. Notevoli anche alcuni passaggi ariosi come il brevissimo quanto incantevole “Mi asconderò nei spechi…” di Pelagia, in cui il soprano Roberta Mameli eccelle nella sua grande capacità interpretativa.
Una esecuzione, nel suo complesso, brillante e di ottimo livello, disturbata solo in parte dall’eccessiva riverberazione del suono, e che ha dato modo, ancora una volta, di conoscere un altro tassello dell’arte di questo grande compositore.
Altri concerti, masterclass e conferenze dedicate al Seicento romano e, ovviamente, a Stradella, avranno luogo nella città di Nepi e nella vicina basilica di Castel Sant’Elia sino al 25 settembre. Il programma completo è disponibile su: www.festivalstradella.org/programma-2016
Franco Bruni