La sublime voce di Cecilia Bartoli riscrive la storia della lirica, con un piccolo segreto: ritornare a “viaggiare con lentezza”.
Sin dai suoi albori, la musica classica ha dato origine a capolavori ineguagliabili, universi multiformi fatti di indefinibili toni, note e melodie capaci di assumere una loro ben distinta anima. Se consideriamo per primi i secoli del Rinascimento, della Pléiade ronsardiana francese cinquecentesca, il Classicismo italiano segnato da Vivaldi e Scarlatti, che gettò le basi per un Settecento europeo pre-barocco – Haendel e Bach – di ispirazione liricamente metastasiana, possiamo ricongiungerci con l’anima originale della musica classica.
Un breve preludio metastorico per definire il repertorio musicale della nostra conterranea e contemporanea Cecilia Bartoli. Nata a Roma il 4 giugno 1966, studiosa a tempo pieno di barocco mozartiano, da sempre ha cercato di comprendere il processo di materializzazione dell’anima musicale russa, tuffandosi negli universi originali di nomi come Aleksandr Sumarokov, Maksim Sozontovič Berezovskij, Dmytro Stepanovyč Bortnjans’kyj o il poco noto, per lo meno in Italia, Yevstigney Fomin. Le rappresentazioni liriche e d’orchestra in quel macrocosmo geografico venivano generalmente eseguite durante gli avvenimenti speciali, come incoronazioni, anniversari o visite di nobili aristocratici. Una buona parte delle rappresentazioni liriche c
on Cecilia protagonista si occupano di rivivere quei magici momenti, rievocare quella fastosa e festosa atmosfera, attraverso lo studio dei contenuti dei vecchi libretti, per poi lasciarsi influenzare dalla loro originalità. Quello di questa grande artista è un connubio fra i nuovi classici della contemporaneità e le melodie barocche di stampo ora mozartiano, ora rossiniano.
«Mi accorsi che tanti nostri compositori ed esecutori, per esercitare la loro arte, erano emigrati in Russia e in particolare San Pietroburgo (un po’ come ho fatto io)», dice a L’Espresso, «Vent’anni fa, quando si parlava di grande musica, si pensava soprattutto a quella da metà Ottocento in poi. Oggi, grazie anche agli strumenti antichi, finalmente abbiamo potuto ampliare i nostri orizzonti, comprendendovi tante partiture importanti del Sei e Settecento, dal Rinascimento al Barocco». Attraverso la nota Decca Records – fondata a Londra nel 1929, tutt’oggi attiva e macinante sempre più nuove ristampe ed emergenti release di musica classica – ha collezionato numerose opere in studio, come Il barbiere di Siviglia (1989), Le nozze di Figaro (1994), ma anche diversi recital, come il Rossini Heroines (1992), il Mozart Portraits (1993), l’Opera Proibita (2005) – in cui si fa luce su tutti gli inni e i salmi proibiti e censurati da molti papi del passato, con arie di Haendel, Caldara e Scarlatti – o i più recenti Maria (2007), Sacrificium (2008) o l’ultimo ufficialmente registrato, St. Petersburg (2014).
Questa è Cecilia Bartoli, la portavoce del barocco in Italia e nei paesi d’Oltralpe, detentrice di ben 6 Gramophone Awards e 5 Grammys, con ben 10 milioni di CD e DVD venduti. Un’artista che ama viaggiare lentamente,“come una volta”, in nave, in transatlantico e in treno, per godere pienamente di quell’ispirazione unica che solo la contemplazione della natura sa dare.
Una cantante lirica sempre in cammino, verso nuove avventure, nuove ricerche, nuove scoperte, nuove energie, affinché possa al meglio rappresentare i suoi spettacoli d’orchestra, le sue rivisitazioni, i suoi restauri di libretti “d’epoca”, nonché i vari recital e concerti senza mai accusare gravi fatiche fisiche. Il segreto? Semplicemente godersi il cammino, viaggiando lentamente
Yuri Fronteddu