Luciano Galimberti, design manager di fama internazionale, è il fondatore, insieme a Rolando Borsato, dello studio milanese BG + progettazione, da sempre all’avanguardia nei settori dell’architettura, degli interni, dell’exhibition design e della comunicazione, nonchè presidente di Adi, l’Associazione per il Disegno Industriale.
Fin dalla sua nascita il gruppo, capitanato da Galimberti, si è prefisso l’obiettivo di superare il tradizionale ruolo artigiano degli studi professionali operando sul concetto del design thinking – l’opportunità di lavorare all’ideazione di un progetto fin dalle prime fasi di innesco unendo tutte le figure interessate – , che interviene nei diversi ambiti abitativi e lavorativi, in una struttura basata sulla strenua ricerca di qualità, attraverso strumenti d’avanguardia e un metodo progettuale che non manca mai di stupire.
Questa vocazione e l’innata passione per il mondo del design e dell’arte gli è valsa la nomina a nuovo presidente di Adi, cimentandosi in un opera che prevede più lavoro sul territorio, da una parte, e maggiore presenza all’estero, dall’altra, mantenendo come punto di partenza la città di Milano “perché è naturale: se si pensa al design non si può non pensare a Milano, così come è normale organizzare una mostra sul Rinascimento a Firenze”.
La continuità rispetto alla precedente presidenza si vede dunque soprattutto qui, oltre che nel proseguimento della partnership con le istituzioni, con l’auspicio che il lavoro svolto a Milano diventi un modello per tutte le organizzazioni locali per essere ben radicati sul territorio.
Un altro obiettivo irrinunciabile per Luciano Galimberti è “la valorizzazione delle eccellenze italiane in settori anche lontani da quello del mobile e del lighting”.
Un lavoro, di cui Galimberti ha fatto una vera ragion d’essere e che sconfina nella vita di ogni giorno e, com’è naturale pensare, perfino in una casa di cui stupiscono anche le origini.
Quello che sembrava essere nient’altro che un loft in un palazzo di inizio Ottocento nel cuore di Milano, si è poi scoperto, in modo del tutto casuale osservando un gruppo di turisti giapponesi che fotografava il palazzo, essere la prima abitazione dell’illustre compositore Giuseppe Verdi nella capitale lombarda.
L’appartamento, un grande spazio quadrato intorno a cui sono disposte le stanze, non poteva non essere un meraviglioso esempio di cura e passione per il design d’interni, con una serie di delicati interventi, spesso ridotti al minimo per preservare gli elementi originali della struttura, in cui figurano porte d’epoca, pavimenti in larice e una consistente operazione di ripristino del soffitto a cassettoni.
Non mancano, negli arredi, pezzi unici dei grandi maestri del design, tra cui spicca una poltrona regalo dello stesso Dino Gravina.
L’arte contemporanea è così diventata uno degli interessi da condividere in famiglia, con la camera della figlia undicenne incastonata in un equilibrio tra esemplari d’arredamento come lo scrittoio Nomos di Norman Foster e tutta quella serie di quadri e disegni tipici delle camere di ogni adolescente.
Un modo per indirizzarla fin da subito alla cultura del bello artistico, assieme alla quantità di oggetti di design sempre affiancati da arredi d’epoca ereditati dalla famiglia della moglie Nicoletta e disseminati nell’appartamento.
Tra le altre passioni, libri in quantità insieme a un migliaio di cd dei generi musicali più disparati, e una serie di oggetti legati alla memoria della coppia, come il tricolore regalato dal presidente Ciampi in occasione delle nozze.