Prende appunti quando gli fai una domanda, si prende tempo per riflettere prima di rispondere, ti guarda dritto negli occhi come per catturarne la verità e nulla di quello che dice è mai banale. Parliamo del cineasta spagnolo Pedro Almodovar, 63 anni e 33 film realizzati ad oggi. Con l’ultimo, Gli amanti passeggeri, ha compiuto addirittura un’inversione di marcia e dai toni cupi delle sue ultime pellicole Gli abbracci spezzati e La pelle che abito, è passato a una colorata commedia irriverente e politicamente scorretta a bordo di un aereo in avaria. In Spagna questo suo cambio di tono è stato accolto con un clamoroso successo, registrando 250mila spettatori al primo weekend. E lui ne è contento, perchè, ci racconta gesticolando in un salotto di un lussuoso albergo romano, “avevo proprio bisogno di distrarmi e tornare a girare qualcosa di leggero”.
Come mai?
Me lo chiedeva la gente che incontravo per strada: “Pedro, Pedro, quand’è che ci fai una bella commedia?”. Ma soprattutto me lo chiedeva qualcosa dentro di me: le sembrerà strano sentirlo dire, ma sono le storie che vengono a me, e non sempre sono quelle che io vorrei al momento. Quindi il film non è stato un modo di compiacere il pubblico, ma la risposta al mio bisogno di tornare a un tono più leggero. Ovviamente mi ha richiesto del tempo, non è stato un processo immediato: è facile per me scrivere 10 minuti divertenti di film, ma poi c’è un’ora e mezzo da creare, scrivere una commedia divertente è una bella sfida.
Posso chiederle come si diventa Pedro Almodovar?
Nella vita devi prendere decisioni di continuo, è una lotta costante, poi con il tempo arrivi sempre più ad essere te stesso. Io lo sono diventato non perchè me lo sia proposto, è stato un processo inevitabile: un’urgenza impellente mi ha imposto di fare le cose che ho fatto. E oggi mi rendo conto che non avrei potuto fare altro: mettiamola così, non ho potuto evitare di essere ciò che sono.
E ha pagato questo tipo di coerenza?
Ogni volta che sono stato più autentico con me stesso, maggiore è stato il risultato nella vita e nella professione.
Con i suoi film si è dimostrato sempre un artista libero: ha infranto tabù, portato sullo schermo stupri, orge, perversioni. Quanto è stato difficile costruirsi una carriera del genere?
Mi dispiace deluderla, ma non racconterò niente di epico: per me tutto questo non ha significato nessuno sforzo. Mi spiego, sono cosciente del fatto che la società spagnola sia conservatrice oggi più di ieri, e che il mio cinema e la mia persona hanno suscitato sempre reazioni ora avverse, ora piene di entusiasmo. E con questo ho sempre convissuto: con gli anni sono diventato meno compiacente e più rivedicativo, perchè più invecchi meno hai da perdere. E ho capito che esiste solo un modo per non tradire mai chi si è davvero: essere spontanei. Anche quando sembra scomodo.
Lei è cresciuto in istituti religiosi, ma oggi non è credente: posso chiederle, tuttavia, cosa pensa del nuovo Papa?
La prima cosa che mi sento di dire è: lasciamogli fare qualcosa prima di eventualmente criticarlo. L’unico elemento su cui esprimermi da regista sarebbe sua comparsa dal balcone, ma purtroppo non l’ho visto, nn so se è stato convincente o comico, non posso valutare la sua recitazione, se ha espresso tenerezza o lascivia, per esempio. Io credo che la grande sfida oggi per la Chiesa è saper rispecchiare il mondo contemporaneo: prima di questo Papa mi risulta, invece, che si fosse allontanata parecchio dal reale. Ho l’audacia di dare due consigli al nuovo Papa: primo, che per favore elevi le donne alle stessa categoria degli uomini. Se uno decide di intraprendere una carriera di sacrificio e devozione come quella religiosa, non deve essere “discriminato”. Quindi largo alle suore, alle sacerdotesse. La chiesa è una delle istituzioni che ancora non si allinea con i ruoli che occupano oggi le donne nella società, è un peccato. Secondo consiglio: scacco matto al celibato. Se lo togliessero secondo me forse scomparirebbe una delle infamie della Chiesa, la piaga degli abusi sessuali. Inoltre, se i sacerdoti e le suore venissero a contatto con il sesso e la convinvenza con un’altra persona potrebbero accostarsi ai credenti con più esperienza, riuscendo a capire quello che finora intuiscono solo ad un livello teorico. Mi allargo: conferirei anche a loro l’accesso al matrimonio. Io credo profondamente nel matrimonio, e per questo meglio tre combinazioni che una: uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna.
Parliamo di sesso, chiave fondamentale di molti suoi film, tra cui l’ultimo: come lo concepisce?
Per me il sesso è una festa, un modo per celebrare qualcosa che ci è stato dato dalla natura e che nessuno ci può togliere. Nel mio film ho pensato a una catarsi erotica finale: mi sembrava un bel modo di ipotizzare una fuga da questo mondo.
E l’amore?
Un sentimento unico, meraviglioso. Amare l’altro vuol dire risorvergli problemi, mettersi nei suoi panni e anche compiacerlo in qualche modo.
“Eros e Thanatos” è un binomio inscindibile nella sua filmografia: anche nella vita è ossessionato dal pensiero della morte?
Come detto, non sono credente nè praticante. Sono sincero: mi piacerebbe molto avere la fede, però è un dono che io non ho mai ricevuto, e quindi in effetti temo la morte. Ho preso coscienza del tempo dal ’99 quando è morta mia madre: da allora non c’è giorno in cui non pensi alla morte, è qualcosa che non riesco nè a comprendere, nè ad accettare. E’ un problema che fa parte della mia vita, ci convivo. Poi come soggetto per la narrazione è un tema eterno, un elemento ricorrente sin dagli inizi della storia dell’uomo.
Ha già qualche idea sul suo prossimo film?
No, ho diversi progetti sul mio tavolo ma non ho ancora scelto. Una cosa posso dirla di sicuro: non c’è un’altra commedia, per quanto in tutti i miei film ci sia sempre un forte aspetto umoristico e di vitalità.
E per caso sarà di nuovo con i suoi amati Penelope Cruz e Antonio Banderas, presenti con un piccolo ruolo anche nel suo ultimo film?
Chissà, chi può dirlo. Mi affeziono molto ai miei attori, e li ho voluti chiamare per Gli amanti passeggeri per renderli anfitrioni del film: volevo che salutassero il pubblico nella prima scena, come a dire “Benvenuti nel nuovo film di Pedro, speriamo vi piaccia, accomodatevi”.
Di Claudia Catalli