Quando “Il grigio” uscì nel 1988, Giorgio Gaber presentò il suo monologo come la storia di un uomo solo, per scelta, “che si ritira da un mondo che non gli piace e va a vivere in una casa isolata: e lì è assalito da tutta la sua vita, gli tornano addosso tutte le sue ansie, è costretto a una continua autoanalisi”.
24 anni dopo, Roberto Leggio restituisce una nuova corporeità alla solitudine del protagonista: nel suo allestimento, infatti, il regista privilegia un’identità femminile cui affidare tutto il carico di paura, angosce, ma anche grinta combattiva che il testo prevede, e lo fa grazie alla nervosa espressività di Luisa Marzotto. Il tempo storico non ha subìto variazioni, proprio per mantenersi vicini allo spirito del testo: ci sono ancora gli anni 80, perché l’acre ironia dell’Autore è sempre valida. C’è la volgarità della contingenza, la televisione, la politica, un coacervo di situazioni che spingono inevitabilmente ad allontanarsi dal mondo, con in più quell’inclinazione al ripiegamento interiore, alla nevrosi – cui le donne sono forse più predisposte, secondo Leggio – verso tutto ciò che non si riesce a controllare.
Al Teatro dell’Orologio di Roma, dal 15 al 20 gennaio 2013