Zac Posen, il giovane stilista dalla passione per le classiche tecniche sartoriali confeziona abiti che sono veri e propri omaggi alla sinuosità del corpo femminile. E lo fa con eleganza e un pizzico di romanticismo, attingendo spesso ai favolosi anni ‘30 e ‘40 meritevoli – a suo dire – di aver riportato «le donne alla ribalta, facendole tornare delle dee». Già le donne, fonte di continua ispirazione, icone di bellezza da ripensare di stagione in stagione: «Produco dodici collezioni l’anno, nella mia vita deve esserci spazio per molti tipi di donna». Del resto, sperimentare è il suo leit motiv; la sua personale missione: cercare sempre nuove linee che accentuino le giuste parti del corpo. Come il taglio a sbieco che «dà potere e rilassa i movimenti della silhouette». Ama le donne, Zac. E ancora di più farle sentire uniche, avvolgerle in seta e chiffon e renderle regine di charme.
In occasione delle ultime sfilate, la prima fila era guarnita di giovani vip, da Rachel Bilson a Rihanna, da Joel Madden a Nicole Richie. E non poteva essere altrimenti, considerando che Zac deve gran parte della sua fortuna ad icone dello star system come Naomi Campbell, Gwyneth Paltrow, Claire Danes, Jennifer Lopez, Kate Winslet e Natalie Portman (amica e musa dello stilista) che hanno indossato i suoi abiti a feste e prime cinematografiche, mettendo in moto un incredibile passaparola. Del resto è lui stesso ad affermare che le sue creazioni donano più alle attrici che alle modelle.
Ma definirlo stilista potrebbe essere molto riduttivo. Di recente si è messo alla prova come interior designer, curando gli interni di un celebre condominio della Grande Mela, il 16W21 dell’architetto Morris Adjmi. E nel frattempo ha trovato il tempo di dedicarsi anche al cinema: sue le mise da damigelle indossate da Samantha, Charlotte e Miranda nel secondo capitolo di Sex and the City – The Movie.
In attesa di mettere le mani su altri progetti – «Non sono uno sceneggiatore ma sono molto interessato a scrivere un libro, un film o una pièce teatrale» – è tornato a presentare i suoi abiti alla Fashion Week di New York, rendendo onore alla città che lo ha battezzato, artisticamente parlando, e che gli ha conferito i riconoscimenti più importanti. Intanto è già al lavoro per una nuova collezione. Parigi lo attende e lui, impeccabile come sempre, pensa già a come stupire la platea con il proprio di abito, visto che ama presentarsi in passerella in smoking o frac. Semplice vanità? «Credo che ispirare il modo in cui la gente si veste faccia parte del mio ruolo. Se il tuo abbigliamento non è all’altezza, come puoi pensare di vestire le donne?».
di Federica Vagnozzi