Venezia – “Inventersi un Festival vuol dire avere passione per il Cinema” Roberto Silvestri direttore artistico del Cà Foscari Short Film Festival, chiarisce subito come è nata questa kermesse giovane, ma con la voglia da subito di puntare in alto.
“Se non ci fosse stata la competenza degli studenti, del Rettore Carlo Carraro e dei docenti di Cà Foscari, non saremmo qui a parlarne oggi. Anche perché sono pochissime le Università nel mondo che organizzano festival di cinema. E averlo fatto qui a Venezia, città di cultura mondiale, è un buon punto di partenza”. Continua Silvestri parlando di questa creatura davvero nata dal nulla e nel giro di pochi mesi. Tanto che si può perfino azzardare che l’edizione di quest’anno la si può considerare un vero e proprio “numero zero”. Che poi potrebbe anche essere un modo per far ripartire (proprio da zero) la cultura nel nostro paese, sempre più minacciata da tagli e soppressioni. Anche perchè c’è di mezzo l’Università, materia critica e superflua come vorrebbe il ministro Gelmini. “Il festival non ha nulla di politico, anzi è proprio suo essere lontano dalle “istituzioni” che lo rende diverso. Possiamo dire che questo festival è nato solo ed esclusivamente per fare cultura e far circolare idee. Vero abominio di questi tempi…”
Però, con l’Università di mezzo…
La miseria dei soldi pubblici che vengono stanziati per la cultura sono minimi ed è uno scandalo. La cultura è bellezza, scambio intellettuale. Una delle grandi colpe della destra è sempre stata quella di criticare qualsiasi cosa venga dalla cultura. Noi, invece, senza investimenti e solo con l’ambizione di riuscire ad interpretare un fermento creativo, siamo riusciti a dare una vetrina a molti giovani che magari diventeranno qualcuno.
Ma allora come si può definire un festival come questo?
La prima parola che mi viene in mente è atipico, e poi anche difficile. Dico questo perché siamo riusciti a definirlo e metterlo in piedi in tempi strettissimi. Inoltre lo trovo molto “creativo” in quanto va contro le solite leggi di mercato. Non c’è un cinema dal controllo mediatico, tutti i film che presentiamo nascono da idee semplici e innovative che in qualche modo segnano i primi passi nel grande cinema. Infatti tutto il cinema che conta esce dalle scuole. Inoltre volevamo capire quale traiettorie stia prendendo il cinema “giovane”.
Come mai proprio a Venezia?
Venezia è sempre stato un centro importanrte per il cinema. Il primo festival in assoluto è nato qui. Quindi cercando un parallelismo in piccolo, possiamo dire lo Short va alla ricerca, lontana da qualsiasi accadentismo, di una sorta di rinascita della settima arte.
Non è la prima volta che lei si mette in gioco con piccoli festival?
I piccoli festival sono più liberi, non hanno poteri forti che li possono controllare. Nascono da “piccole idee” e sono fucine di nuovi talenti. Sono come dei cineclub dove la cultura viene condivisa. Volendo è l’effimero che diventa importante.
Il Cà Foscari Short è stato considerato una sorta di “Campionato mondiale” tra scuole di cinema…
Abbiamo giocato molto su questa dicitura. Nel mondo di sono quasi 850 scuole di cinema e quindi era interessante proporre questo tipo di competizione. Essendo un festival basato sulle scuole abbiamo pensato che fosse un ottimo punto di partenza, in quanto potrebbe essere possibile valorizzare i lavori senza avere alcun filtro. Teniamo conto che, soprattutto all’estero, molte scuole investono su “giovani” autori per rendere i loro lavori più fruibili ad un mercato più vasto.
Lo Short è davvero piccolo ma ha grandi ambizioni, è vero?
Il nostro Festival sta dando i primi vagiti, nato in poche settimane che ha già in predicato di diventare un punto di riferimento. Certo, siamo lontani dal Festival della “Cine Fondation” di Cannes, dove vengono investiti moltissimi soldi. Noi, senza soldi e solo con gli sforzi dell’Università, tra l’altro sotto tiro da un governo miope, abbiamo l’aspettativa per diventare la vera dinamo di un cinema in progress.
Le trenta opere in concorso vengono da tutto il mondo, ma non figura nessuna dall’Oceania, come mai?
E’ un vero peccato, in quanto l’Oceania, con l’Australia e la Nuova Zelanda, ha un cinema davvero innovativo e soprattutto molto competivo a livello mondiale. Non figura tra i selezionati in quanto non abbiamo fatto in tempo a coinvolgere le varie scuole. Ma assicuro fin da adesso che saranno presenti negli anni prossimi.
L’edizione zero volge al termine, ha già delle nuove idee per il futuro?
Mi piacerebbe che nelle prossime edizioni ci sia una sezione dedicata al cinema Censurato. Per ora è solo un’ipotesi che abbiamo preso in considerazione in quanto molti autori famosi, sono stati all’epoca molto censurati dalle loro scuole di cinema.
di Roberto Leggio