Cannes – Nell’anno dei grandi autori, oggi al Festival è stato il giorno di Nanni Moretti. Habemus Papam, film sull’inadeguatezza di essere Papa, è stato bene accolto dalla critica internazionale. Molte risate, un applaso finale, a sancire l’amore che i francesi (e non solo) hanno per Moretti. Ma d’altronde si sapeva, Moretti in Francia è considerato un autore con la A maiuscola e quindi un po’ giocava in casa. Non per nulla quasi dieci anni fa proprio qui a Cannes, la sua “Stanza del Figlio”, vinse a mani basse l’ultima, in ordine di tempo, Palma D’Oro come miglior film.
Habemus Papam, a dirla tutta non è un vero capolavoro, però si incastona bene nella cinematografia di Moretti, come un apologo sulla fragilità degli uomini investiti da una “missione” più grande di loro. Certo il Papa interpretato da Michel Piccoli, è lontano da qualsiasi Papa apparso in Vaticano fino ad oggi, ma il punto è un altro: mostrare come un uomo “qualsiasi” (come se si potesse dire di qualunque pontefice) senta su di se la resposanblità della Chiesa intera. “Il mio Papa è qualcosa di diverso”, ha sempre detto del personaggio Nanni Moretti, “e la mia è la visione di un ateo che ha cercato di far entrare in contatto due mondi opposti”. Frase che Moretti si è giocata bene anche oggi in conferenza stampa. I francesi naturalmente avranno gradito, anche perché Michel Piccoli, è ottimo a vestire i panni del pontefice recalcitrante. Un’interpretazione che forse ipotecherà un premio per la migliore interpretazione, ma si sa come sono i francesi con i loro beniamini ed i loro film al Festival: preferiscono puntare su opere provenienti da altri “mondi”. Un vero applauso alla coerenza.
Meno intelluettuale e molto più duro, è invece Polisse, primo film francese in concorso a passare sulla Croisette. E’ la storia di una fotografa incaricata dal Ministero dell’Interno di realizzare un reportage sull’BPM (la Squdra Protezione dei Minori di Parigi). Nella sua ricerca alla radice degli abusi sui minori, la donna si innamorerà del più ribelle del gruppo dei poliziotti che le farà scoprire come l’innocenza dei bambini possa essere così crudelmente violata da chi invece dovrebbe proteggerla. Il film girato come un documentario; l’attrice protagonista è la stessa regista; esplora la lotta alla pedofilia in maniera netta e senza sconti. Una pellicola a volte disturbante, è tratta da storie vere, che mostrano senza filtro il lato oscuro dell’umanità. Maiwenn Le Besco è molta brava a mettere sotto gli occhi di tutti le difficoltà di questi poliziotti ad assumersi tutte le resposanblità sociali per dare un avvenire meno infausto a questi minori, anche a discapito di mettere in crisi la propria vita privata. Però si perde, forse per troppa “chiarezza”, nel mostrare qualsiasi bruttura (la scena dell’aborto è un vero pugno allo stomaco). Da noi, con molta probabilità non arriverà mai e comunque a sentir dire, il film in Francia con molta probabilità finirà direttamente in televisione.
Domani tocca invece a Johnny Deep alla sua quarta puntanta come Pirata dei Caraibi. Ad affiancarlo sarà una perfetta Penelope Cruz. Il film, il primo a non essere diretto da Gore Verbisnski, si appresta come di consueto a sbancare i botteghini di tutto il mondo. Da noi arriverà alla fine di Maggio e già l’attesa è spasmodica. I film in concorso invece saranno Herat Shulaym di Joseph Cedar e Micheal di Markus Schleinzer. Il primo, parla della rivalità tra padre e figlio, entrambi professori del dipartimento Talmud Hebrew, all’Università di Gerusalemme. Mentre il secondo è un dramma tutto tedesco diretto dal direttore della fotografia di Michel Haneke. Sul film grava un grande silenzio. Una mossa strategica per la Palma d’Oro?
da Cannes, Roberto Leggio