Macro’, dal greco ‘makro-’, “lungo, grande, esteso”. Questo nome è certamente di buon auspicio per il museo romano che fa si che questa caratteristica siA fondamentale per ogni iniziativa, rappresentazione ed idea.
In questo caso, Macro vuol dire anche passione. Vuol dire equilibrio. vuol dire esperienza. Ma soprattutto il Macro è Luca Massimo Barbero. Se ci fossimo trovati in un teatro d’opera, lo avremmo senza dubbio definito un maestro concertatore, che con molto naturalità ed accurata armonia riesce a far coincidere tanti aspetti e sfumature, per poi metterli a completa disposizione dell’arte, del creatore, dell’appassionato, ma soprattutto della città.
Ascoltando Barbero, è faticoso non rimanere stregati dalle sue parole, un vero e proprio veicolo verbale di ciò che si può rivedere all’interno del museo, ma anche di ciò che è invisibile e che costa fatica. Si definisce un ragazzaccio, e parla di sciagurate camminate nell’arte in compagnia dei suoi collaboratori. Ma trasmette molta calma nell’affrontare tutta la gente e la stampa, a cui sarà certamente abituato, e tra una presentazione e l’altra delle opere, non dimentica di ringraziare proprio nessuno, in particolare i giovani stagisti ( e tutti sappiamo qual è la sorte di ogni stagista italiano) “ vivi ed entusiasti, l’anima e il corpo di questo museo” ed aggiunge sorridendo “ davvero un grande lavoro, possibile solo qui ed in Cina”. Infatti i termini che più riecheggiano nelle sue appassionate esposizioni, sono vitalità ed idealità, che ammette con tono ironico, di essere stato rimproverato di utilizzarli spesso.
Ma qual è l’obiettivo di Macro Fall 2010: immagini in movimento? (perché è questo il nome completo della rassegna) Celebrare, appunto il movimento. Il movimento incessante dell’arte, delle immagini che si muovono attraverso discipline e generazioni diverse, e attraverso una città, Roma, che si riconferma grazie a queste sperimentazioni, capitale della contemporaneità. E a proposito di questo interviene Umberto Croppi, assessore alle politiche culturali e alla comunicazione, nel comune di Roma, che non fa che sottolineare il forte legame che Il Macro vuole avere con la città, mantenendo uno sguardo sulla scena storica, ma facendo crescere i posti vivi dell’arte, soprattutto in maniera qualitativa, e per questo rende onore alle grandi capacità di Barbero, in grado di “ far vivere questi spazi con molti oggetti contemporaneamente” e che faranno del Macro “ la cittadella romana dell’arte e della creatività”.
Fondamentale per questa rassegna è il Laboratorio Schifano, all’insegna della pittura e della fotografia, che ha come fine quello di esplorare nuovi linguaggi e statuti di comunicazione, attraverso le attuali dinamiche di relazioni nella globalizzazione.
Da non perdere la partecipazione internazionale di Antony Gormley, la cui esposizione mette in luce lo sviluppo della scultura, e il movimento della linea, che dalla carta diventa spazio architettonico, attraverso opere inedite provenienti da collezioni private, collezioni personali e un lavoro chiave del British Museum di Londra.
E poi tra l’odissea dell’Homo Sapienza di Ballocco, le marionette inquietanti di Bonfili – Perilli, spicca la Coda di Cetaceo di Pascali, dal Museo d’arte di Spoleto.
Roberta Cesari