Saranno in mostra dall’8 Aprile al 30 Maggio 2010, venticinque disegni originali del maestro del neorealismo, negli spazi del Marriott Grand Hotel Flora di Via Veneto ripercorrendo la genesi creativa dei suoi personaggi. Una raccolta di disegni, provenienti dalla Fondazione Federico Fellini ed alcuni tovaglioli della collezione privata del Flora, rivelano i tratti di personaggi reali dove l’ estensione satirica e caricaturale del Fellini ritrattista delineava il loro ruolo in un copione ancora da scrivere.
Le opulente forme di Anita Ekberg quasi fanno a gara con il personaggio della Saraghina in Otto e Mezzo o ai seni smisurati di Donatella nella Città delle Donne. Sui fogli le tinte forti esasperano la fisicità dei personaggi contenute soltanto dalle annotazioni ricche di dettagli come ad indicare un percorso guida per scenografi e costumisti che avrebbero dato vita ai set dei suoi film. La mostra riprende, per la prima volta in Italia ma aggiungendovi altri inediti, quella che fu la mostra allestita nel 2003 al Guggenheim Museum di New York nel decennale della morte di Fellini.
Il catalogo della mostra, edito da Tricromia illustrator’s International Art Gallery si presenta come un vasto story-board che raccoglie i personaggi ed interpreti dei film: un singolare taccuino d’ appunti che ha il peso di un’ eredità culturale di un Maestro del Novecento e pur senza alcuna dichiarata velleità assume le forme di un’arte grafica contemporanea.
Alcuni dei disegni originali saranno esposti anche nella Suite Fellini che il Marriott Grand Hotel Flora ha voluto dedicare al regista in omaggio ai suoi frequenti soggiorni nell’ albergo romano. Un legame tra l’hotel e Fellini già nato nel 1984 quando a seguito della ristrutturazione dello storico palazzo, il management del Grand Hotel Flora decise di dare al suo ristorante il nome Cabiria, dal titolo dell’ omonimo film che gli valse un Oscar.
Atteso con enorme curiosità per quel che ne dicevano i critici e i giornalisti che erano stati invitati alle proiezioni private, La dolce vita esce in prima nazionale il 3 febbraio 1960 al Fiamma di Roma, il cinema in cui vengono proiettati solitamente i film di Federico Fellini.
Al termine della proiezione, il pubblico esplode in applausi scroscianti, che si protraggono per circa venti minuti, pur se non mancano fischi e voci di dissenso. Ma alla proiezione in serata di gala che ha luogo il 5 febbraio al Capitol di Milano, i fischi e le voci di dissenso superano di gran lunga gli applausi. Nelle scene finali del film gli spettatori si abbandonano a scena aperta a furiose reazioni di protesta, gridando in coro: “Basta!”, “Vergogna!”, “E uno“schifo!”. Quando lasciano la sala, Fellini e Mastroianni vengono insultati a sangue, “vigliacchi”. “debosciati”, “comunisti”; Fellini riceve anche uno sputo sul collo. Alcuni degli spettatori buttano giù la porta del cinema e il prefetto minaccia di sequestrare il film per motivi di ordine pubblico. Nei giorni successivi i cinema in cui lo si proietta a Roma, a Milano e in altre città vengono presi letteralmente d’assalto da coloro che vogliono vederlo. A Napoli i biglietti vengono venduti alla borsa nera.
Ma il Vaticano attacca il film con tale violenza da suscitare conflitti al suo interno, come quello fra gli arcivescovi di Milano e di Genova, Montini e Siri. Un giornale cattolico lo ribattezza “La schifosa vita”, L’Osservatore Romano gli dedica ben sette articoli, l’uno più pesante dell’altro, il direttore dell’organo vaticano, conte Giuseppe Della Torre, dichiara che si guarderà bene dal vedere quella “porcheria”, i vescovi veneti proclamano che non assolveranno in confessione i fedeli che oseranno vederlo, le associazioni cattoliche chiedono che il film venga sequestrato e il negativo dato alle fiamme
Questi, invece, alcuni giudizi illustri…
Arthur Miller: «Un monumento». Costa Gavras: «Un film memorabile». Oliver Stone. «Uno dei film più potenti che io abbia mai visto». Robert Altman: «Un film stupendo». Woody Allen: «La dolce vita ha sconvolto la nostra concezione della realtà, il mondo non sarebbe com’è se non fosse esistito Federico Fellini».
a cura della redazione