Alice nel paese delle meraviglie, il mitico racconto di Lewis Carroll, è stato trasposto miriadi di volte sul grande schermo: dalle versioni a cartoni animati a quelle live action, compresa una pornografica. Ora torna a vivere in una rilettura a tre dimensioni e dietro la macchina da presa troviamo niente popo’ di meno che il cantastorie per eccellenza su celluloide: il geniale Tim Burton. Questo Alice in Wonderland vuole essere una rilettura abbastanza libera del noto racconto e, sfoggiando effetti speciali a non finire, trasporta lo spettatore verso un mondo irreale, tra le sue creature fantastiche e i suoi colori accesi. Siamo nell’800 è una matura Alice (Mia Wasikowska), pur di evitare il fidanzamento con un insopportabile signorotto, fugge via seguendo la sua fantasia. Per la cronaca ciò che la ragazza insegue è un bianco coniglio che attraverso un buco sotterraneo la trascinerà in un mondo fantastico:qua gli animali parlano e ciò che può sembrare irreale in verità esiste. Di conseguenza gli abitanti del luogo riconoscono in lei la paladina che li libererà dall’oppressione della malvagia Iracondia, la regina rossa (Helena Bohnam Carter), ma Alice non riesce ben a comprendere questa cosa. Una volta ritrovati amici come Il Cappellaio Matto (Johnny Depp) allora la ragazza si deciderà a seguire il suo destino e la lotta contro il male che pervade Sottomondo arriverà alle porte.
Fastoso, colorato e poetico; poteva essere altrimenti questa versione di Alice in Wonderland firmato Tim Burton? Naturalmente si, perchè il film non riesce fin da subito a catturare l’attenzione completa dello spettatore.
Per almeno la prima parte tutto ciò che accade tende a coinvolgere poco e le fantastiche scenografie, accompagnate dalla perfezione degli effetti speciali, non sono sufficienti a sbalordire. Difatti il Sottomondo di Alice in Wonderland potrebbe definirsi esteticamente parlando una sorta di Terra di Mezzo de Il signore degli anelli in chiave più colorata.
Insomma, ad un primo impatto, sembra che Tim Burton voglia autocitarsi ricordando le sue opere precedenti diventando così sempre più narratore di favole fine a se stesse e meno autore di cinema fantastico. Nella seconda parte, invece, questo dubbio viene abbandonato, perchè il film ritrova la dimensione poetica che il regista di Edward mani di forbice ci ha abituati ad amare. La Wasikowska, bionda dalla pelle candida, è credibile quanto basta nel ruolo della protagonista mentre Depp, presenza immancabile nel cinema burtoniano, in quelli del Cappellaio Matto, sembra essere un incrocio tra Beetlejuice-Spiritello porcello e il Willy Wonka de La fabbrica di cioccolato, due film targati Burton ovviamente.
Ma la migliore del cast è la perfida Bohnam Carter, ironica e assurda nel suo ruolo di regina cattiva, mentre il suo contraltare buono, sorella di Iracondia stessa, è interpretato da un’adeguata Anne Hathaway (Il diavolo veste Prada). Fa piacere vedere invece che il regista Burton, per il ruolo de Il fante di Cuori, abbia chiamato al suo cospetto uno spigoloso Crispin Glover (Ritorno al futuro), un attore che sta al suo cinema anche quanto Depp stesso.
Mirko Lomuscio