Un omaggio a Fellini ed al suo cinema. Nine, sorta di rilettura musical di 8 ½ è un po’ tutto questo, senza però le reminiscenze oniriche del maestro riminese. A dirigerlo c’è Bob Marshal (quello di Chigago) ed ad interpretare Fellini/Mastroianni (nel suo alter/ego cinematografico Guido) un bravissimo Daniel Day-Lewis, circondato un cast di donne di tutto rispetto. Nicole Kidman (nei panni che furono di Claudia Cardinale), Marion Cotillard (in quelli di Luisa, alter/ego della Masina), Penelope Cruz, nei panni di Carla (alter/ego di Claudia), Judi Dench, che interpreta egregiamente la costumista del maestro e Sophia Loren nel ruolo della madre di Guido, il regista in crisi esistenziale ed artistica; vittima della follia “umana” che lui stesso ha inventato.
Peccato però che il film abbia deluso le ispettive. Sul piano tecnico Nine è impeccabile, nello svolgimento della trama invece è abbastanza stucchevole. Demerito di non essere riuscito a cogliere la bellezza e l’eleganza della visionarietà di Fellini. Infatti il film è stato un flop in America, anche se è in lizza a molti Golden Globes.
Perciò c’era molta curiosità tra i critici, abbastanza delusi, dopo la proiezione in anteprima. “Non si tratta di un remake” ha sottolineato Bob Marshall durante la conferenza stampa del film (nelle sale dal 22 Gennaio distribuito da Medusa) tenutasi oggi al Grand Hotel di Roma, alla quale mancava Daniel Day-Lewis relegato a letto con l’influenza “ma un vero e proprio omaggio al maestro e al cinema che l’ha reso immortale. 8 ½ è un capolavoro che non si può replicare”. Infatti il film cerca di analizzare (come già lo fece l’originale) il circo della vita di un regista, stretto nella morsa delle proprie passioni (le donne ed il cinema), nei giorni che precedono l’inizio delle riprese di un nuovo film che dovrebbe dargli nuove ispirazioni e una possibile redenzione. Che non arriva in quanto il mondo di menzogne che ha creato si infrange su di lui senza pietà.
Nel film si insiste molto sul rapporto tra Guido sua moglie Luisa e la sua amante Carla, in quanto è molto importante per comprendere la sua deriva intellettuale e personale. “Mi ha colpito molto l’umanità di Carla, che nella vita reale era poi Sandra Milo” ha risposto Penelope Cruz, alla domanda se avesse capito fino in fondo il rapporto che ci fu tra Fellini e la Milo “Carla, come la Milo, è ossessionata da questo uomo che non può essere totalmente suo. Per capire il personaggio ho visionato le interviste in cui la Milo parlava della sua relazione con Fellini. La Masina sapeva di loro e pur lacerandosi fece di tutto per non perdere l’uomo che amava”. Su questo piano anche Marion Cotillard si esprime positivamente: “La Masina era tutt’uno con Fellini, ne era la sua ombra. Lo amava talmente che non l’ha mai lasciato. Non l’avrebbe mai fatto perché sapeva che lei era per lui la sua forza creativa.” Infatti la sua mente era in continuo movimento, grazie alla sua capacità di riuscire a fondere la realtà e la fantasia con grande fluidità. “Fellini è stato il maestro dei maestri” ha continuato Bob Marshall “I suoi film avevano quella morbidezza che non si ritrova da nessuna parte”. Infatti in America Federico Fellini è ancora molto conosciuto ed i suoi film vengono tuttora studiati.
Segnale che il cinema italiano del tempo che fu ha lasciato una traccia tangibile a livello mondiale. “Sono d’accordo, il nostro cinema è stato importantissimo per tutti” , ha sottolineato Sophia Loren. “Soprattutto in quegli anni. Noi insegnavamo al resto del mondo e non viceversa. Penso a De Sica che con Fellini è stato il portabandiera del cinema italiano in America”. La sua è una difesa a tutto tondo e perché darle torto. Anche lei ha fatto parte di quegli anni d’oro. Le resta solo un grande cruccio, non aver avuto l’occasione di lavorare con Fellini. “Purtroppo non sono appartenuta al suo cinema. Ci avrei tenuto tanto. Io con mio marito Dino, abbiamo cercato di fare qualcosa con lui, ma poi non si è mai concretizzato nulla. Perciò per me è stato un grande privilegio aver preso parte a questo film che racconta di lui, della sua visone del mondo e del suo cinema.”
Roberto Leggio